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Data: 15/02/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pressing pd perché Gentiloni resti premier Ma Renzi: con un nuovo governo tocca a me

ROMA «Mi raccomando venerdì!». Uscendo dal centro anziani di via Sabotino, Paolo Gentiloni mostra a una pattuglia di giovani - tra questi alcuni esponenti del Pd romano guidato da Luciano Nobili - quale sia la sua preoccupazione. Riempire domani la sala del Centro congressi Angelicum può sembrare riduttivo per un presidente del Consiglio che nel primo collegio di Roma si gioca molto di più della sua rielezione.
I TESTIMONI
Le campagne elettorali producono ansia al premier che avrebbe preferito evitare la sfida nel collegio che invece Matteo Renzi ha chiesto a tutti i membri del governo. E così Gentiloni - come Marco Minniti che ieri su Repubblica ha sposato la linea della minoranza Dem e gli ha augurato di restare a palazzo Chigi anche dopo il 4 marzo consigliando a Renzi di occuparsi di Europa - la campagna elettorale la sta facendo a modo suo cercando «di non strafare». Sul palco dell'Angelicum sfileranno domani il ministro Carlo Calenda e l'ex sindaco di Roma Francesco Rutelli. Due testimoni di quel Paese che dopo le risse, gli insulti, pretende di essere lasciata in pace per altri cinque anni. Una ricerca di normalità che potrebbe favorire la permanenza di Gentiloni a palazzo Chigi, a patto che dalle urne non risulti possibile nessuna maggioranza e che esca un leader che dimostra di avere un seguito diverso da quello delle primarie del 2012. Un partito di Gentiloni non c'è e non ci sarà mai anche se l'ex ministro degli Esteri proviene da quell'esperienza della Margherita che, seppur breve, ha lasciato molte eredità all'attuale Pd. Un misto di prodismo, rutellismo e pragmatismo flessibile da leader scudocrociato, ma soprattutto la capacitò di ottenere consensi trasversali. E così Gentiloni sta a Renzi, come Maroni a Salvini, e Tajani a Berlusconi. Tre esponenti politici in grado di rappresentare, ognuno per la sua parte, un ritorno alla normalità, al fair play e alla mediazione. Requisiti importanti in vista di un esito elettorale molto incerto, che rischia di archiviare la stagione del maggioritario e dei partiti personali. Gentiloni gioca la sua partita per conto del Pd, come sostiene Renzi quando evoca «la squadra», ma anche per se stesso e, soprattutto, per il Quirinale che per il dopo, e temendo lo stallo, ha iniziato a raccogliere curriculum di coloro che hanno amici e sponsor al di là della barricata. Gentiloni è in testa a questa speciale classifica perchè a sinistra vanta amicizie di peso che vanno oltre il Pd renziano come Veltroni, Calenda, Rutelli, Prodi, Enrico Letta e persino Emma Bonino. Fuori del Pd ha in Gianni Letta e Fedele Confalonieri due sponsor di lusso che hanno convinto il Cavaliere - al di là della forzatura da campagna elettorale che trascura anche le intenzioni del Colle - a sostenere che in caso di stallo è meglio che Gentiloni resti a palazzo Chigi. Ma se dopo il 4 marzo non ci saranno sconfitti ma mezzi vincitori, le quotazioni dell'attuale presidente del Consiglio potrebbero scendere. Con una mezza vittoria del Pd e un mezzo successo di FI potrebbe nascere in Parlamento quel governo di larghe intese che i teorici della non-politica definisce «inciucio». Se così andrà, i requisiti richiesti nei curriculum da depositare al Quirinale potrebbero essere altri con Renzi - forte della mezza vittoria del Pd - pronto a giocarsi sino in fondo la partita del rieccolo. Una mano in questa direzione la stanno dando i grillini. Ieri al Nazareno il clima era euforico: nei sondaggi risulta che il M5S accusa il colpo per la faccenda dei rimborsi taroccati.

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