PESCARA Saltano gli interrogatori degli imputati nel processo per le presunte tangenti contestate all'ex assessore regionale alla cultura del governo Chiodi, Luigi De Fanis, ma l'udienza riserva comunque un colpo di scena e fa segnare sorprendentemente un punto a favore dell'accusa, con la deposizione di uno degli ultimi testimoni, peraltro chiamato dalla difesa di De Fanis. Paola Di Salvatore, dirigente della Regione, fino al marzo del 2013 ha lavorato proprio nel settore delle politiche culturali occupandosi delle fiere del libro dal 2010 al 2012, per poi essere invitata a trovarsi una collazione diversa quando l'organo politico decise di sopprime il suo posto. E questo suo disagio dell'epoca ieri è venuto fuori in sede di deposizione quando, nel rispondere alle domande del difensore di De Fanis, la teste ha sferrato un paio di fendenti alla stessa difesa che sono stati colti al volo dalla pubblica accusa (Anna Rita Mantini). La teste ha riferito, senza mezzi termini, che «con l'assessore De Fanis non c'era coincidenza di opinioni e questo si verifica quando l'organo politico chiede atti e provvedimenti che superano i limiti del diritto amministrativo o non tutelano l'interesse pubblico: atti che quindi non potevo adottare», ha detto riferendosi alla gestione De Fanis degli eventi culturali. «Di questa differenza di vedute - ha aggiunto - non ne parlai con nessuno. Ritenni soltanto di non adottare atti illegittimi». Una affermazione che l'accusa ha subito approfondito, facendo emergere un episodio specifico. «Vi fu un caso, collegato alla fiera del libro di Torino - ha detto la teste -, quando fu invitata la scrittrice Dacia Maraini che non volle nessun compenso. La Maraini fu invitata da me ad uno spettacolo a L'Aquila, che era una prosecuzione dello stesso evento di Torino, e lei accettò organizzando tutto a titolo gratuito. Fu allora che ricordai all'assessore che bisognava tener fede ad un impegno etico e utilizzare una piccola parte delle risorse peraltro già stanziate, per pagare il service dello spettacolo, ma De Fanis mi rispose che poteva disporre di quelle somme come voleva. Che fine abbiano fatto quei soldi stanziati non lo so perché subito dopo il mio servizio venne soppresso ed io passai al altro lavoro». Per il 21 febbraio è prevista l'audizione del teste assente ieri mentre gli interrogatori degli imputati, De Fanis, Rosa Giammarco e Ermanno Falone sono stati fissati al 15 marzo prossimo. La discussione e la sentenza arriverà invece il 30 maggio.