CHIETI Non è fantapolitica se Nazario Pagano, presidente di Forza Italia in Abruzzo, arringa la platea dal palco di Chieti affermando che la nostra regione sarà determinante per le elezioni in Italia. E neppure lo è quando anche Gianfranco Rotondi, politico di lungo corso, dice che la partita del 4 marzo, tra centrodestra e 5 Stelle, sarà decisa in Abruzzo.I sette eletti dell'uninominale, tra Camera e Senato, che usciranno dalle urne abruzzesi, diventano l'ago delle bilancia che farà pendere, da una parte o dall'altra, il piatto dello sconfitto e quello del vincitore, se è vero che al Nord il centrodestra è favorito e al Sud lo sono i pentastellati. L'Abruzzo, e una porzione delle Marche, così sono finiti al centro dell'attenzione di politici e sondaggisti. E finalmente qualcuno lo dice e fa quell'analisi, attuale a realistica, che spinge i big a precipitarsi ogni giorno di campagna elettorale nella Regione del Pd, dove però il centrosinistra è costretto a rincorrere come accade altrove. Nella sfida a due, l'Abruzzo è quel sassolino che pesa come un macigno perché può determinare l'equilibrio finale. Emerge questo dalla convention di Forza Italia organizzata ieri mattina al Supercinema di Chieti, dallo stesso palcoscenico calcato, pochi giorni fa, anche da Luigi Di Maio. Ma non è una scelta a caso perché proprio da Chieti parte la sfida finale del centrodestra ai 5 Stelle, i soli competitor rimasti sul campo di battaglia.
PARI PLATEALE. Forza Italia si conta subito e dice di aver pareggiato la primissima delle contese, quella delle platee. Il Supercinema infatti è gremito come lo era con i 5 Stelle, anche se ai berlusconiani piace provare il brivido del pericolo fissando la convention alle 10,30 di domenica. Ma non sono le piazza reali, o virtuali dei social, a decretare chi vince.
TI DECIDI O NO. La sfida vera si gioca da oggi al 4 marzo. E spinge Pagano a indicare al popolo forzista la strategia finale della campagna elettorale.Dice ai suoi di battere a tappeto il terreno degli indecisi: un consistente 8 per cento di elettori che «possono portarci a superare la soglia del 40 per cento». Questo è l'ordine del leader dei berlusconiani d'Abruzzo. È Rotondi invece a invocare il cosiddetto voto utile: «Dite agli elettori di sinistra che una volta nella vita si può votare anche il nemico per scongiurare la deriva dei 5 Stelle che rappresenta la fine della politica». Il resto della convention è un susseguirsi di attacchi e aneddotica che ci sta pure quando si tratta di scaldare il cuore dei propri tifosi.
D'ALFONSO TIPOGRAFO. La prima stoccata ai 5 Stelle arriva da un fuoricampo, cioè dal non candidato Mauro Febbo: «Con Berlusconi», afferma, «non bastavano sei Supercinema». Poi c'è il colpo basso a Luciano D'Alfonso: «La Regione è diventata una tipografia di delibere». Quindi prende la parola Umberto Di Primio, che, come Febbo, ambisce alla Regione. Da bravo presentatore, il sindaco di Chieti chiama uno per uno i candidati, non prima però di aver etichettato i 5 Stelle come persone «che non hanno fatto nulla se non predicare odio e onestà, anche se poi si scoprono bugiardi».
VAI BATMAN. Parla Rotondi che, in sintesi, chiede a Batman di prendere in mano la kriptonite, ovvero agli elettori di sinistra di votare Forza Italia. Mentre Emilia De Matteo, candidata all'uninominale Camera, emozionata ma determinata, introduce il piatto forte del programma berlusconiano, facile da capire, qualcuno dice anche concreto: la flat tax, l'aliquota di tassazione del 23% per tutti. Di Primio riprende il microfono per salutare gli amici dell'Ens, ente nazionale sordomuti, che dalla prima fila rispondono con un sorriso e alzando le mani. Ama i gatti la candidata di Montesilvano, Deborah Comandi, assessore al Bilancio della quarta città d'Abruzzo, che cerca di mettere a nudo i 5 Stelle: «È una campagna che non si vince su Facebook». Così dice.
CHI ERA COSTUI. L'applausometro cresce con le sindache Antonella Di Nino e Tiziana Magnacca, l'asse Pratola Peligna-San Salvo, che sfoderano oratoria e grinta. «Sono stata attaccata da un tal Daniele Del Grosso (M5S, ndr)», esclama la prima, «ma chi è Del Grosso?», e la seconda rimarca: «Il M5S in realtà si vergogna dei propri candidati» e chiama alle armi il popolo di Berlusconi «per una battaglia di civiltà contro quattro ragazzotti arrabbiati e presuntuosi».
CHI C'E' E CHI NO. Uno sguardo in platea per vedere chi non c'è (Fabrizio Di Stefano, per esempio) e chi invece non è salito sul palcoscenico (Lorenzo Sospiri, plurielogiato però da Pagano e De Matteo) e tocca a Consuelo Di Martino, sindaco di Palombaro, che parla di zone interne dimenticate, e al senior Filippo Arbore. Chiude Pagano che dà dosi di Red Bull alla squadra aprendo la caccia grossa agli indecisi. In attesa che anche Berlusconi arrivi in Abruzzo.