PESCARA È iniziato con un sonoro e molto applaudito «Compagne e compagni» l'intervento del leader di Liberi e Uguali Pietro Grasso al cinema Sant'Andrea di Pescara. Platea gremita. Gente che in Leu cerca di ritrovare forza e valori della sinistra. Cominciando a pronunciare i «termini giusti», come quel «compagne e compagni», ha sottolineato Grasso, che segna un discrimine netto e oggi incolmabile con il Partito democratico di Renzi. Un nome, quello del segretario dem, che è tornato spesso nell'intervento del presidente del Senato quando c'era da sottolineare lo smarrimento del progetto incarnato dal Pd, che Grasso ha visto frantumarsi, ha raccontato, al momento del voto sulla legge elettorale, sottoposta a ripetute fiducie, «senza che io da presidente del Senato potessi garantire una discussione». Pescara è stata per Grasso la prima tappa di una lunga giornata abruzzese, che lo ha portato a Roseto e poi all'Aquila per presentare programma e candidati di Leu. Alla città adriatica il leader di Liberi e Uguali è legato, perché a Pescara, ha spiegato, «sono avvenuti episodi che hanno segnato tappe della mia vita e della mia famiglia. A Pescara mio figlio ha prestato giuramento davanti al ministro degli Interni dell'epoca, Giorgio Napolitano, quando è entrato in polizia. E in questa città ho partecipato a tante iniziative antimafia e ho vissuto tanti momenti belli della mia precedente professione di magistrato». Una professione che si è chiusa per Grasso dopo 43 lunghi anni prima dell'approdo in Parlamento. «Ma in politica ho portato gli stessi valori», ha sottolineato il presidente del Senato, per un «progetto di riscatto» che «non si esaurirà con il voto del 4 marzo», ma che è destinato a durare per «ricostruire la sinistra e il Paese».Un'opera di ricostruzione che parte dal lavoro, tema centrale del programma di Leu. «Lavoro di buona qualità», ha precisato Grasso, «che ritrovi la dignità», che la precarietà alimentata dal Jobs Act e l'abolizione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori negano. Grasso non fa sconti alla politica economica del Pd. Per esempio alla moltiplicazione dei bonus. «È una politica sbagliata che non costruisce futuro, mentre noi vogliamo costruire futuro». «È come il bonus bebé per comprare i pannolini. Un bel giorno il bonus finisce, ma il figlio ti rimane, con tutti i problemi». Certo, «nessuno rifiuta 80 euro al mese e a nessuno viene in mente di abolirli. Però tutti questi miliardi possono essere utilizzati ancora meglio, creando lavoro stabile e sicuro, anziché distribuire bonus che poi finiscono e che, come gli sgravi fiscali, non si possono far proseguire». Diverso, per Grasso, è il discorso sulla proposta dell'abolizione delle tasse universitarie. «Qualcuno ci ha criticato, dicendo che così i ricchi non pagherebbero, ma i ricchi mandano i propri figli a studiare nelle università private e all'estero. Il problema vero è che un operaio deve poter consentire al proprio figlio volenteroso di studiare e di potersi laureare, come fanno tanti, in Europa e in altri Paesi, dove c'è già tutto ciò». «In Germania le tasse universitarie non si pagano» ha sottolineato il leader di Leu «e nei paesi scandinavi addirittura c'è un contributo per i giovani che vogliono studiare, ai quali viene data anche la possibilità di pagarsi l'alloggio quando l'università è lontana dal luogo di residenza». E non va neanche la Flat Tax del centrodestra, perché la tassa che Leu vuole abolire «è la mafia-tax», quella «della corruzione, dei privilegi, dei lavori fatti male che costano il doppio». A margine dell'incontro Grasso ha commentato l'appoggio di Romano Prodi a Gentiloni e la dichiarazione di voto del fondatore del Pd per +Europa («Oggi abbiamo una notizia, quella che nemmeno Romano Prodi vota il Pd»). L'intervento di Grasso è stato preceduto da quello dei due capilista a Camera e Senato Celeste Costantino e Fabio Ranieri. Da segnalare il brillante moderatore-conduttore, Saverio Gileno, l'unico non elettore di Leu in sala. Semplicemente, ha spiegato, «perché ho 17 anni e non ho l'età per votare».