Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.560



Data: 19/02/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
De Luca jr lascia e attacca: «Vicenda oscura, vergogna». Aggressione a una cronista

ROMA Non era il suo turno e lui stesso aveva anticipato la propria decisione a pochissimi. Ieri mattina, a sorpresa, Roberto De Luca ha deciso di abbandonare la carica da assessore al Bilancio del comune di Salerno e di annunciarlo proprio alla presentazione dei candidati Pd del collegio. Il figlio del governatore della Campania ha scelto il passo indietro dopo il suo coinvolgimento nell'inchiesta su tangenti e rifiuti nata dai video di Fanpage, e contrattacca: «Non intendo offrire alibi a nessuno, né pretesti per operazioni di aggressione politica. Ma è chiaro a tutti che è stata messa in piedi, con l'ingaggio addirittura di ex camorristi, una provocazione vergognosa, per inquinare e condizionare la campagna elettorale. Una vicenda oscura».
Mentre parla in prima fila ci sono il padre, Vincenzo e il fratello maggiore Piero, che corre alla Camera, probabilmente gli unici due che sapevano della scelta dell'ultimo rampollo della famiglia. Il padre, governatore della Campania, l'aveva difeso a spada tratta fin dall'inizio: «Se pensate di ricattarci, anche con l'uso di camorristi, non perdete tempo. Andremo avanti a carro armato».

IL PERSONAGGIO Roberto, il delfino che molti immaginano futuro sindaco di Salerno e che già alle scorse elezioni locali scalpitava per poter correre almeno come consigliere comunale e testarsi sul campo, sceglie invece di lasciare: ribadendo la fiducia nei magistrati e la propria innocenza («Non c'è assolutamente nulla di nulla») e invitando a concludere con slancio la campagna elettorale «perché dobbiamo contrastare, con tutte le forze, il processo di imbarbarimento che tocca la vita pubblica del nostro Paese». Il giovane De Luca, commercialista di professione, segue le orme paterne fin da giovanissimo e il suo cursus honorum è già fissato, a meno di una sbandata dovuta all'inchiesta: ora assessore, appunto, e alle prossime elezioni locali candidato a sindaco. La platea salernitana gli tributa un'ovazione, ma il clima è teso e una donna insulta una cronista di Fanpage, Gaia Bozza, poi le allunga addirittura uno schiaffo.

LA POLEMICA Un episodio condannato dalla Federazione della stampa e attaccato soprattutto dal candidato del Movimento cinque stelle, Luigi Di Maio, che pure ha avuto rapporti coi giornalisti quantomeno alterni: «Sono nati comunisti e stanno morendo squadristi. Ma i giornalisti di Fanpage non sono soli: gli italiani hanno bisogno di inchieste come le vostre». LeU denuncia il «clima pesante» in Campania. In serata Matteo Richetti esprime alla cronista «la solidarietà di tutto il Pd». Le dimissioni dunque non placano le polemiche, anzi. I Cinquestelle confermano i flash mob già convocati per domani a Napoli e a Salerno contro «la dynasty dei De Luca». Per Matteo Renzi quello di Roberto «è un gesto personale che lui ha fatto con grande serietà. Sono garantista, non avrei mai chiesto dimissioni dopo un avviso di garanzia, ma ho apprezzato. Spero che querelerà Di Maio che gli ha dato dell'assassino e spero che Di Maio rinunci all'immunità parlamentare, se è un uomo». Renzi è tornato sull'argomento anche in serata, nel corso della trasmissione tv Non è l'Arena: «La cosa in sé è molto strana: De Luca ha detto che verrà fuori che non ha fatto niente. E ha detto che lui si dimette, così evitiamo le polemiche in campagna elettorale. Ma siccome Di Maio gli ha dato dell'assassino, mi piace l'idea che De Luca lo quereli e lui rinunci all'immunità parlamentare». Lo dice il segretario del Pd Matteo Renzi a «Non è l'arena». «Staccherei pop corn e biglietto per vedere l'udienza in tribunale per la querela di chi gli ha detto assassino», conclude Il candidato premier del M5s invece insiste sul caso della cronista aggredita: «È vergognoso che il segretario del Pd e il presidente del Consiglio non abbiano preso posizione su questa vicenda ignobile. Ma con l'omertà e con gli schiaffi alle giornaliste non cambieremo mai questo Paese».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it