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Pescara, 24/07/2024
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Data: 20/02/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Il Comune: troppo cari gli affitti alla stazione. L'assessore al Commercio Cuzzi: pronti a incontrare le Ferrovie. «Ciclostazione, info point mostre e spazi per i poveri». Ecco le idee per il rilancio. Intervengono Caritas, associazioni, operatori culturali e anche il comico 'Nduccio Tanti i suggerimenti sulle possibili destinazioni degli spazi vuoti dello scalo

Tra i tanti ad aver fatto marcia indietro di fronte ai prezzi troppo alti dei locali della stazione c'è anche il Comune. Un fuggi fuggi di chi già c'era, e di chi ci sarebbe voluto essere, che negli anni ha fatto di questa gigantesca infrastruttura quello che è oggi: un'enorme scatola vuota, con appena duemila metri quadrati utilizzati sui complessivi 19mila.«Colpa degli affitti troppo alti e delle condizioni imposte dal gestore di quei locali» racconta chi, nonostante tutto, prova ancora a resistere. Prezzi che per poche decine di metri quadrati si aggirano intorno ai quattromila, cinquemila euro con l'aggiunta di una percentuale annua da versare rispetto agli incassi. Condizioni che nel tempo hanno portato via la banca, e con questa il bancomat, il ristorante, l'ampia parafarmacia che ha riaperto in uno spazio più che ridimensionato lo scorso aprile e, soprattutto, che hanno impedito la reale integrazione della stazione con la città che vive a pochi passi da lì.Un tema di cui qualche giorno fa si è occupato il Centro e sul quale le Ferrovie, per il tramite dell'ufficio stampa, non solo ha fatto sapere di aver riassorbito da Centostazioni la gestione di 620 scali italiani tra cui quello di Pescara ma, soprattutto, ha lanciato un appello alla città, e in particolare ai commercianti, a farsi di nuovo avanti: «Stiamo lavorando al nuovo concept industriale delle stazioni, le modalità di affitto si possono ripensare, i commercianti si facciano avanti».Un invito che raccoglie per primo proprio l'assessore al Commercio e al Turismo Giacomo Cuzzi: «Noi li avevamo contattati un anno e mezzo fa per dei locali che ci servivano per un ufficio di informazione turistica alla stazione. Ma i fitti richiesti erano esagerati per il nostro budget. È certo che, se le condizioni sono cambiate, possiamo avviare un discorso di promozione e di informazione turistica creando un percorso che parta proprio dalla stazione, prossima alla riqualificazione urbana da cui sarà interessata con la riqualificazione delle aree di risulta. Devo dire», confida Cuzzi, «che in assessorato sono venute diverse persone per avere contatti con Centostazioni ma le pretese economiche per i locali della stazione erano lontane dalle aspettative e dalle possibilità degli imprenditori interessati. Dunque benvenga questa apertura da parte di Rfi, perché c'è tanta voglia di avviare nuove attività. Se Ferrovie ha calmierato i suoi canoni di affitto per incentivare l'insediamento delle imprese commerciali, anche noi come amministrazione possiamo avviare un discorso da un punto di vista commerciale, a cominciare da spazi dedicati alla promozione e all'informazione turistica che inserirebbero la stazione in un percorso direttamente collegato al centro commerciale naturale. Ma proprio su questo», annuncia Cuzzi, «inviterò Ferrovie al prossimo tavolo del Turismo».«Non possiamo intervenire sulle politiche commerciali di Ferrovie», sottolinea l'assessore all'Urbanistica Stefano Civitarese, «ma sicuramente possiamo favorire l'integrazione della stazione con il parco centrale dell'area di risulta. Su questo tema è da circa un annetto che ci stiamo confrontando con Centostazioni con cui, per il progetto del parco centrale dell'area di risulta condividiamo il tratto di strada all'ingresso della stazione, che sarà pedonalizzato. Ecco, in questo contesto loro stessi ci hanno mostrato il loro programma, che è quello di collegare tutti e tre i corpi della stazione, comprese le gallerie, riunificandoli con percorsi pedonali». Un progetto che va sottoposto al Comune e approvato d'intesa con l'ente in quanto inserito nelle Norme tecniche di attuazione del piano regolatore secondo cui Ferrovie deve mettere a disposizione del Comune un quinto degli spazi di interesse collettivo per un periodo di almeno 99 anni. Spazi destinati alla ciclostazione e al co-working, a disposizione di imprese e startup giovanili, e comunque collegati alle nuove politiche sulla mobilità cittadina. «Il fatto che oggi la stazione sia in questo stato», commenta Civitarese, «è per responsabilità delle Ferrovie, ma anche delle amministrazioni che si sono succedute. Ci vuole anche una politica urbanistica».

«Ciclostazione, info point mostre e spazi per i poveri». Ecco le idee per il rilancio. Intervengono Caritas, associazioni, operatori culturali e anche il comico 'Nduccio Tanti i suggerimenti sulle possibili destinazioni degli spazi vuoti dello scalo

PESCARA. Una ciclostazione, box auto per chi vive in centro, un luogo per l'intercultura, uno spazio per le mostre. Sono tante le idee per dare una nuova destinazione agli spazi inutilizzati della stazione ferroviaria, quelli rimasti vuoti dal primo giorno e quelli liberati dopo un primo periodo di occupazione. Le proposte sono le più disparate e arrivano da settori diversi. Don Marco Pagniello, direttore della Caritas, pensa a «un centro per l'intercultura, cioè un luogo di incontro e confronto. Un posto dove le persone si possono conoscere, che a Pescara manca. È questa l'integrazione», dice don Marco. «È vero che bisogna avere un lavoro e una casa per poter pensare all'integrazione, ma se le persone non si conoscono non si può pensare ad una convivenza. Più a nord di Pescara si è già lavorato su queste politiche, da tempo», fa notare il direttore della Caritas. «Oppure», suggerisce ancora, «si potrebbe pensare di ampliare gli spazi dell'associazione On the road, alle spalle della stazione, destinati ai senza fissa dimora, anche se bisogna evitare il pericolo di creare dei luoghi di emarginazione». Ma i luoghi della stazione, fa notare don Marco, «hanno generalmente una vocazione sociale (e si pensi alla stazione Termini di Roma), e lì si potrebbero fare tante cose». Ma chi pagherebbe? «Noi abbiamo bisogno di luoghi da occupare gratuitamente», dice il responsabile della Caritas che in passato ha anche avviato una interlocuzione su questi temi con chi gestisce gli spazi dello scalo ferroviario. E poi, in seconda battuta, lancia anche l'idea di organizzare «delle mostre alternative». Ma il luogo per l'intercultura resta il suo pallino.Non si discosta molto da questo pensiero il comico 'Nduccio che dismette i panni dell'intrattenitore e pensa all'utilità dei locali vuoti della stazione per «i bisognosi, gli ultimi, i reietti, i diseredati. È sempre stato un punto di arrivo e di partenza di gente che si è lasciata alla spalle la propria vita o che spera di andare verso una vita diversa. La stazione può essere vista come un luogo di speranza, per credere in un mondo diverso, e si potrebbe pensare di affidare la struttura alla Caritas, a una associazione umanitaria, a una di quelle realtà che danno anima e corpo per raccogliere la gente dalla strada e dal degrado. Consentiamo agli ultimi di credere in un mondo diverso», dice speranzoso (e serio) Germano D'Aurelio che ha collaborato a un progetto per i senza tetto. C'è anche una seconda proposta, ironica, e la formula con il sorriso. «Si potrebbe creare lì dentro una camera di sicurezza per tanti politici, quelli che combinano guai. Così li teniamo lontani dalla tentazione di fare grandi stupidaggini». Snocciola una serie di possibili soluzioni Laura Di Russo, dell'associazione Fiab Pescarabici, che ha già sperimentato la presenza in stazione, quando la Fiab condivideva gli spazi sul primo binario con Legambiente. «La nostra richiesta l'abbiamo fatta, per dedicare uno spazio alla ciclostazione: sarebbe utilissimo lasciare lì le bici, pagando un affitto. E si può pensare di dare la possibilità di affittare le bici in stazione. Abbiamo anche avviato una interlocuzione per realizzare questo progetto e sembrava ci fosse uno spazio all'ingresso, nell'atrio, ma era troppo complicato e abbiamo lasciato stare». Per Di Russo «dovrebbe essere il Comune ad «insistere per la ciclostazione custodita (basta una telecamera)» e comunque basterebbe guardare ad alcune città «civili, come Bologna o Firenze e prendere esempio». Ma la «prima cosa da fare sarebbe un centro di accoglienza turistica, visto che questo è un punto di arrivo. E quindi una grande "reception" per dare informazioni su alloggi, percorsi ed eventi in città e in regione e offrire la possibilità di prenotare direttamente i servizi di cui usufruire». Manco a dirlo Di Russo, che si muove solo sulle due ruote, boccia i «3000 posti auto progettati per l'area di risulta del futuro», e consiglia di usare gli spazi vuoti della stazione per «creare box o posti auto per i residenti del centro che non sanno dove lasciare la macchina. Così il parcheggio dell'area di risulta si ridurrebbe».Bisogna ripescare nella «tradizione di Pescara» nel campo dell'arte per convincersi che si dovrebbe avviare un «discorso artistico» in stazione, spiega Silvia Moretta, che è stata direttrice artistica del videomapping in piazza Salotto nel periodo di Natale. Propone, tra l'altro, delle installazioni per «la riqualificazione degli ambienti interni», ispirandosi ai modelli della "Nuvola di Fuksas di Roma e delle stazioni dell'arte di Napoli.Ci si dovrebbe «affidare ad artisti di un certo livello» e un nome su tutti potrebbe essere quello di Franco Summa. Sono indispensabili «i servizi», dice, e quindi bar e ristoranti per chi frequenta la stazione, e andrebbero avviate «attività commerciali e postazioni internet», per fare degli esempi. Ma è fondamentale «affidarsi all'arte» e ci sono tante «associazioni e collettivi che lì potrebbero vivere. L'arte, d'altronde, ha il potere di cambiare il segno delle cose»


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