«Mi dimetto dal momento che la mia maggioranza esiste attorno a un programma. Se questo programma non va avanti me ne vado»: Gabriele De Angelis procede come un treno nel suo ragionamento a Palazzo di città. Ieri l'annuncio ufficiale: se ne va. In verità alcuni elementi potrebbero ancora far pensare a una qualche marcia indietro ma si tratta soltanto di indizi. All'ingresso in aula ha usato il presente poi ha aggiunto: «Me ne andrò appena messe a posto le carte». E poi: «Fino a ieri nessuna proposta seria da nessuno per poter continuare a portare avanti il programma ma solo provocazioni».
In verità la scena teatrale è stata un po' diversa e ha nascosto anche alcuni strani siparietti. De Angelis entra davanti a una sala consiliare strapiena: doveva trattarsi di una conferenza stampa e invece è stata un'assemblea aperta. Nessun regolamento e nessuno che lo ha fatto rispettare: pienone con le regole di sicurezza praticamente ignorate e con due porte soltanto disponibili per una eventuale uscita di sicurezza, ovviamente ostruite da gente capitata lì per caso. Il sindaco ha in mano la sentenza del Consiglio di Stato con la quale si applica pedissequamente quello che stabilisce la legge che ha una sua valenza politica molto chiara. Governa chi ha vinto le elezioni e fa il sindaco ma siccome c'è anche un'altra maggioranza (quella del primo turno) è necessario che anche questa venga rappresentata e dunque è necessario che si trovi l'accordo. Su questa interpretazione De Angelis è passato come un carro armato con un discorso di addio che è stato abbondamente applaudito. Non da tutti, però, guarda caso. In quell'aula strapiena erano evidentemente presenti anche quelli del primo turno, quelli che hanno votato Di Pangrazio e che si sono guardati bene dal dare il loro consenso. E' stato molto semplice per un occhio esperto effettuare in sala un veloce screening: sono rimasti muti e freddi alcuni dell'Udc (che si ipotizzava potessero mettere a disposizione i loro consensi anche alla luce di quanto sta accadendo a livello nazionale), qualcuno di Forza Italia (che non è stato invitato al nuovo direttivo varato dal neo segretario Aureliano Giffi ma che era presente all'inaugurazione della sede l'altro giorno in centro) e alcuni altri semplici cittadini ed ex consiglieri rimasti impassibili. Insomma anche ieri le proporzioni sono state perfettamente rispettate. E poi il fuoco di fila delle domande volte a indagare sul futuro della città. Se De Angelis e il Consiglio si dimetteranno immediatamente ci sarebbero i tempi per elezioni immediate spiega qualcuno mentre ove si allungassero i tempi arriverebbe il commissario per un anno. Ma anche qui presa di posizione netta di De Angelis: «Meglio il commissario che sarebbe una persona degna». In verità anche Di Pangrazio aveva optato per la soluzione commissariale qualche tempo fa: «Per cercare di svelenire il clima» aveva detto. Non c'è che dire, il rancore annebbia la vista e con essa lo spirito democratico.