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Pescara, 24/07/2024
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Data: 24/02/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
M5S espelle Caiata Gli investigatori: soggetto pericoloso. Il patron-ultrà eletto Lucano dell'anno «Non mi ritiro, sono più tosto di prima»

ROMA Espulso. Dopo una giornata di tensione è Luigi Di Maio a far valere la dura legge del Movimento. Perché Salvatore Caiata, quando è stato incoronato candidato nel collegio uninominale di Potenza, con tanto di ringraziamenti da parte dell'aspirante premier Cinquestelle, sapeva di essere indagato per riciclaggio dalla procura di Siena e ha taciuto. «Ha mentito, dunque è fuori», dice ora Di Maio. Ma l'imprenditore, che nel pomeriggio si era autosospeso dal Movimento, rimarrà ovviamente il numero uno della lista pentastellata a Potenza, con buone probabilità di essere eletto, vista la popolarità guadagnata sugli spalti.
L'inchiesta della polizia Economica e Finanziaria della Finanza, coordinata dal procuratore Salvatore Vitello, intanto va avanti e i pm valutano il sequestro dell'enorme patrimonio dell'imprenditore.
L'INCHIESTA
L'indagine a carico di Caiata era stata avviata nel 2016 per trasferimento fraudolento di valori. L'ipotesi iniziale era che il manager della ristorazione e del settore immobiliare utilizzasse dei prestanome per i suoi affari. Ma gli accertamenti hanno rivelato altri aspetti di quel business, tanto da fare ritenere Caiata pericoloso sotto il profilo economico e così, nell'ambito del progetto Mecenate, che punta proprio ad aggredire i patrimoni illeciti, è entrato in campo anche lo Scico della Finanza, il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata. Quando, circa un anno fa, Caiata riceve un avviso di proroga indagini, la procura ha già ipotizzato il riciclaggio. Il sospetto è che ristoranti e immobili acquistati e venduti siano serviti per riciclare denaro di provenienza illecita. Ma l'indagine rimane top secret. I pm non vogliono scoprire le loro carte. Tanto da non rivelare neppure all'indagato, che aveva chiesto di essere sentito, quali siano le contestazioni. L'ipotesi di un mega sequestro che congeli il patrimonio dell'imprenditore, composto da una costellazione di società aperte e chiuse, cariche nei cda e recessi, è adesso al vaglio dei pm. Sullo sfondo, il ruolo di Cataldo Staffieri, responsabile fino a gennaio 2017 per Umbria e Toscana della coop La Cascina, e dell'imprenditore Kazako Igor Bidilio. È proprio la coop di Comunione e Liberazione, che ha visto gli ex vertici patteggiare la pena nel processo su Mondo di Mezzo, a precisare che Staffieri ha lasciato l'incarico un anno fa, nello stesso periodo in cui Caiata apprendeva di essere indagato, e a smentire, come fa del resto l'imprenditore, di avere mai acquistato il ristorante Il Campo, notizia diffusa - e non smentita - sui giornali locali.
A confermare che Caiata sapesse di essere sotto inchiesta è il legale dell'imprenditore, Enrico De Martino, avvocato senese che nel processo Mps ha difeso l'ex dg della banca, recentemente assolto in Appello. «L'inchiesta risale al 2016 - spiega De Martino - un anno fa Caiata ha ricevuto un avviso di proroga indagini, senza che fossero specificate contestazioni. Si è reso disponibile con la procura e ha presentato una memoria che illustrasse la sua attività degli ultimi dieci anni. È chiaro - continua il legale - in questo modo è difficile difendersi. È un'indagine molto generica, non si fa riferimento a un'attività in particolare. Ma la procura non ha ritenuto di interrogarlo». De Martino ieri mattina si è ripresentato a palazzo di Giustizia per parlare con Vitello e rinnovare la disponibilità del suo assistito, ma sembra che i pm non abbiano intenzione di convocarlo.
IL MOVIMENTO
Di Maio, intanto, cerca di liquidare l'ennesimo inciampo. A Caiata era stato chiesto un certificato dei carichi pendenti, nel quale risultano solo le condanne. «Oggi - commenta il vicepresidente della Camera - apprendiamo per la prima volta che su di lui c'è un'indagine che risale al 2016, di cui non ci ha informati. Se lo avesse fatto gli avremmo chiesto, come da Regolamento, di fornirci per la candidatura il certificato rilasciato ai sensi dell'art. 335 del codice di procedura penale (dal quale emergono le indagini in corso ndr) e i documenti relativi ai fatti contestati».

Il patron-ultrà eletto Lucano dell'anno «Non mi ritiro, sono più tosto di prima»

ROMA È stato il Lucano 2017, personaggio dell'anno. Perché Salvatore Caiata, classe 70, partito ragioniere da Potenza, alla fine degli anni Ottanta e tornato imprenditore un anno fa, ha rilevato la squadra della sua città e ne sta risollevando le sorti. Con gli spalti di nuovo affollati, in una corsa dall'ultima delle serie, la D, dove è ferma dal 2009, verso la Lega pro. Con lui, a Potenza sono tornati spettacolo, risultati e sponsor da anni lontani dal campo di gioco. Luigi Di Maio lo aveva voluto per questo e, alla vigilia dell'annuncio ufficiale, era intervenuto Matteo Renzi in persona per convincerlo a desistere. Nessuno sapeva che la procura di Siena stesse indagando, con un'ipotesi pesante: riciclaggio. Anche se le voci, nella città del Palio, circolavano da tempo e lo stesso Caiata era tornato a casa, sostenendo di non voler più lavorare a Siena. Oggi non sembra lasciarsi sfiorare dall'espulsione e tira dritto: «Non mi ritiro, sono più tosto di prima», scrive su Facebook. Rinuncia al Movimento e continua la corsa verso la Camera dei deputati.
IL SUCCESSO
A Potenza la sua fama è cresciuta di domenica in domenica, con i successi della squadra, rilevata l'estate scorsa. Così Salavatore Caiata è diventato il «Lucano dell'anno» per il 2017, votato dai lettori dell'edizione della Basilicata del Quotidiano del Sud. Le sue piccole manie scaramantiche, lo stesso zainetto e gli stessi pantaloni bianchi ad ogni partita dopo la prima vittoria in trasferta della squadra e la capacità di rivitalizzare il «marchio» Potenza calcio dal punto di vista commerciale, lo hanno reso ancora più popolare, tanto da essere «entrato», sotto forma di statuina, in diversi presepi allestiti per Natale.
Ma a Potenza, l'ex ragioniere, che a Siena si era laureato, era tornato già da vincitore. In Toscana, la scalata era cominciata con qualche consulenza nel settore della ristorazione. E quel ragazzo, arrivato dalla Basilicata, ce l'aveva fatta. Era diventato Il padrone di piazza del Campo. Un manager che comprava e vendeva ristoranti e immobili e già da qualche anno guardava alla politica. Nel 2009 il suo nome appariva tra quelli dei coordinatori provinciali del Pdl. Nel 2013, era stato a un passo dalla candidatura con Forza Italia. Con la coop cattolica La Cascina aveva creato una cordata per salvare il Siena calcio ed era stato a un passo dal rilevare anche la squadra di Grosseto. Il bilancio del business è di sei cariche in società immobiliari e della ristorazione; è presente in cinque aziende, in tre come amministratore o rappresentante, diciassette incarichi li ha abbandonati, mentre vanta un'esperienza da socio in almeno quindici società. Così fino allo scorso anno, quando, con un'intervista a La Nazione, ha annunciato di voler lasciare Siena. «Troppe voci, qui non si può lavorare». Ed era tornato a Potenza, per affrontare una nuova avventura.
LA CANDIDATURA
Quando è arrivata la proposta dai Cinquestelle, Caiata si è preso un paio di giorni per riflettere. I giornali locali raccontano che proprio in quelle ore Matteo Renzi sia intervenuto personalmente, tentando di farlo desistere. I tifosi rossoblù si sono divisi, mentre gli avversari politici si sono preoccupati, in considerazione della grande popolarità raggiunta dal «presidente». Alla fine aveva accettato: «Scendo di nuovo in campo per il mio territorio», diceva a gennaio, con grande soddisfazione di Di Maio: «Ringraziamo Salvatore Caiata che sarà candidato Cinquestelle», aveva detto il premier. La vittoria nel collegio uninominale della Camera Potenza-Lauria sembrava certa. Ma c'era qualcosa che Caiata non aveva raccontato: un'inchiesta per riciclaggio, della quale era informato da più di un anno. Oggi la bufera non lo scoraggia. Ieri si è autosospeso dal Movimento, ma al momento dell'espulsione ha escluso di fare un passo indietro. Forse anche la bufera potrebbe essere una nuova e inattesa spinta.

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