ROMA Anche sul quarto e ultimo contratto del pubblico impiego, quello della Sanità, ieri è arrivata l'intesa tra il governo, rappresentato dal presidente dell'Aran Sergio Gasparrini, e i sindacati. Per completare definitivamente il quadro manca solo il rinnovo della dirigenza pubblica, ma se ne parlerà probabilmente dopo le elezioni. Per il personale che lavora negli ospedali e nelle Asl, arriva un aumento che va da 80,50 euro fino a 94,80 euro, comprensivo del cosiddetto «elemento perequativo», la voce extra in busta paga che sarà corrisposta agli statali che guadagnano di meno per farli avvicinare il più possibile alla cifra pattuita nel 2016, alla vigilia del referendum costituzionale, di un aumento medio di 85 euro lordi mensili. Come ha spiegato ieri il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, si è «concluso un percorso» che ha richiesto quattro anni di lavoro: «il rinnovo del contratto, fermo da quasi 10 anni, di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici». I primi a vedere concretamente gli aumenti nei loro cedolini saranno i ministeriali, che dovrebbero incassare già questo mese gli arretrati per il 2016 e il 2017. Tra marzo e aprile tutti gli altri dipendenti pubblici riceveranno i soldi in busta paga.
GLI INCREMENTI
Gli incrementi maggiori sono stati ottenuti dai vigili del Fuoco. Per loro, oltre ad un aumento medio mensile di 84 euro lordi per il rinnovo del contratto, arriveranno anche il riordino delle carriere con l'istituzione di un assegno «di specificità» come quello già pagato alle forze di polizia. Una voce che farà salire gli aumenti lordi in busta paga da un minimo di 167 euro lordi fino ad un massimo di 407 euro. Per le forze di polizia e della difesa, gli aumenti andranno dai 125 euro di esercito, marina e aeronautica, ai 134 euro dei Carabinieri, passando per i 132 euro lordi mensili per la Polizia di Stato. Per i professori del comparto scuola, le buste paga cresceranno da 80,40 fino a 110,7 euro a seconda delle anzianità di servizio. Negli enti locali i dipendenti riceveranno tra 81 e 94,8 euro medi mensili in più. Per tutti arriveranno anche gli arretrati per il 2016 e il 2017, che oscillano tra i 400 e i 600 euro in media. Sarà anche interessante capire nel tempo l'effetto macroeconomico che questa tornata di rinnovi contrattuali genererà sui consumi, sul prodotto interno lordo e sull'inflazione. In fin dei conti si tratta di un'iniezione di circa 5 miliardi e mezzo di euro nell'economia. Tutto oro quel che luccica? In realtà qualche punto interrogativo nella trattativa fatta tra governo e sindacati rimane. Il primo riguarda proprio il cosiddetto «elemento perequativo», l'aumento extra riconosciuto ai redditi più bassi. Sarà corrisposto solo per dieci mesi, fino a dicembre di quest'anno. Significa che per un numero rilevante di statali, da gennaio del prossimo anno l'aumento mensile si ridurrà in media di una ventina di euro. Probabile che questo diventi uno dei nodi che il prossimo governo dovrà affrontare nella prossima manovra di bilancio. Anche perché i rinnovi firmati nell'ultimo mese, riguardano il contratto che decorre dal 2016 fino al 2018. Il prossimo anno, insomma, dovrà iniziare una nuova tornata contrattuale, sulla quale alcune indicazioni potrebbero arrivare già nel Documento di economia e finanza che il governo, quello Gentiloni se sarà ancora in carica o il prossimo, dovrà approvare ad aprile. Per ora i sindacati plaudono. Susanna Camusso leader della Cgil ha sottolineato l'importanza del ripristino dei riposi nel contratto della Sanità. Annamaria Furlan ha parlato di «grande soddisfazione». «È un contratto particolarmente atteso volto a dare piena attuazione alle esigenze attese dalla categoria», ha aggiunto il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, responsabile del pubblico impiego. «Giustizia è fatta. Finalmente, dopo circa 10 anni, sono stati ripristinati i diritti contrattuali di tutti i lavoratori del pubblico impiego», ha detto invece il segretario della Uil Carmelo Barbagallo.