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Data: 27/02/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Roma nell'emergenza - C'è la neve, arriva l'esercito rischio scuole chiuse 9 giorni. Raggi rientra dal Messico dopo le polemiche. L'ansia dei vertici M5S. L'ex sindaco Alemanno «Io ci ho messo la faccia, Virginia sta al sole L'esercito? Ora lo chiamano pure a sinistra»

ROMA Che per la Capitale non sarebbe stata una giornata come tutte le altre si era capito già alle prime luci dell'alba, quando i fiocchi di neve hanno cominciato a cadere in misura superiore alle previsioni della vigilia, che avevano già consigliato al Campidoglio di tenere le scuole chiuse e di mettere in preallarme gli uffici comunali, in attesa di momenti inevitabilmente complicati. Nelle ore successive, almeno fino al primo pomeriggio, Roma è piombata nel caos, tra strade impraticabili e mobilità in tilt. Tanto che alla fine è dovuto intervenire anche l'Esercito a dare una mano a una città in ginocchio. Con i vigili del fuoco costretti agli straordinari: oltre un centinaio, fino a sera, gli interventi per alberi caduti, rami pericolanti, cavi elettrici, cartelloni pubblicitari e tegole a rischio di caduta.
LA PARALISI
La mobilità è andata immediatamente in tilt. Innevata la gran parte dei 5.500 chilometri di strade della Capitale, per le automobili (anche se dotate di gomme termiche) la circolazione in mattinata è stata quasi impossibile, nonostante l'apertura della zona a traffico limitato del centro storico decisa dall'amministrazione comunale, che però aveva invitato i romani a «limitare i propri spostamenti allo stretto necessario». Peggio, se possibile, è andata al trasporto pubblico di superficie: il piano neve prevedeva circa 650 autobus in servizio, la metà di una giornata ordinaria. Ma le fermate sono rimaste a lungo piene di persone in attesa di mezzi che non arrivavano e con poche alternative, visto che i taxi erano praticamente introvabili: decine i romani e i turisti in fila a caccia di un'auto bianca all'esterno della stazione Termini. Meglio è andata a metropolitane e ferrovie urbane, che hanno garantito un servizio sostanzialmente regolare. La situazione è poi gradualmente migliorata nel pomeriggio. Passeggeri bloccati anche a Termini e Tiburtina, dove sono stati deviati molti treni, in attesa di potersi orientare tra viaggi e linee limitate o deviate. Notevoli i ritardi accumulati sulle linee ferroviarie nazionali: fino a sette ore per l'Alta velocità, in media 150 minuti nei collegamenti Roma-Napoli.
STUDENTI A CASA
I disagi non sono mancati (e non mancheranno) neanche sul fronte della didattica e dell'impiego pubblico. Ieri il Campidoglio, con una nuova ordinanza firmata dal vicesindaco Luca Bergamo, ha decretato anche per oggi la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado. Ma il rischio è che, viste le possibili gelate, la nuova perturbazione attesa per giovedì e l'appuntamento con le elezioni, molti istituti non riaprano i battenti per più di una settimana: gli edifici scolastici che ospitano i seggi elettorali saranno infatti off-limits anche lunedì 5 e martedì 6 marzo. I presidi sono in allarme e non solo per questo. Il dipartimento Ambiente ha chiesto loro di fare una verifica sulle criticità negli istituti e di provvedere a mantenere «sgomberi dalla neve gli ingressi» delle scuole, appellandosi ad Ama solo in casi di difficoltà «operativa». «Resto basito a nome di tutti i presidi di Roma di fronte a questa richiesta commenta Mario Rusconi, a capo dell'Associazione nazionale presidi del Lazio che mostra superficialità e totale mancanza di conoscenza da parte del Comune delle strutture organizzative degli istituti». Anche oggi, per il momento, resteranno a casa più di 550 mila studenti, tra quelli iscritti nelle 1.124 strutture di Roma Capitale (nidi, scuole d'infanzia, elementari e medie) e quelli che abitualmente solcano gli ingressi di uno dei 345 istituti superiori gestiti dalla Città metropolitana (l'ex Provincia). Resteranno chiusi anche gli atenei romani, con lezioni ed esami rinviati di (almeno) 24 ore. Difficoltà in vista per le famiglie che dovranno trovare delle soluzioni per i propri figli. Molti genitori, peraltro, rientrano nell'esercito del 24 mila dipendenti del Campidoglio e oggi dovranno essere in servizio.
SEDI APERTE
La Prefettura, infatti, non ha disposto la chiusura degli uffici pubblici, anche se ieri alcune strutture hanno deciso autonomamente di non fare regolare servizio. Su questo fronte, però, non è escluso che alla fine si verifichino dei problemi simili a quelli già registrati ieri quando, dopo la nevicata notturna, proprio gli uffici del Comune risultavano pressoché deserti. Non a caso, ieri in tarda mattinata è arrivata la circolare del Campidoglio per rimandare a casa quei pochi temerari che alle prime ore del mattino hanno sfidato la neve e fatto i conti con l'assenza di mezzi pubblici: «A causa dell'emergenza climatica il vicesindaco ha disposto il termine dell'attività lavorativa degli uffici capitolini alle ore 14».
BOOM DI ASSENZE
In verità, già molte ore prima dietro agli sportelli c'erano davvero pochi dipendenti. L'anagrafe centrale di via Petroselli dove alcuni impiegati hanno dovuto attrezzare dei secchi tra i corridoi, perché pioveva dentro ai locali era semivuota: deserte le postazioni della casa comunale e marginale la copertura degli sportelli nell'ufficio elettorale. Secondo una stima orientativa, ieri si è registrato circa il 40 per cento di assenze nell'organico comunale. Persone impossibilitate a raggiungere il posto di lavoro a causa dell'assenza di bus e mezzi pubblici. «E poiché come fanno sapere i sindacati la Prefettura non ha diffuso alcuna nota di calamità naturale», le assenze (comprese quelle di oggi ove vi saranno) figureranno come permessi personali, da sottrarre al monte-ore complessivo annuale, o come giorni di ferie. Oggi, scuole a parte, la Città eterna tenta di tornare alla normalità. Ma restano i timori per giovedì, quando la neve potrebbe tornare a far visita.

Raggi rientra dal Messico dopo le polemiche. L'ansia dei vertici M5S

ROMA «Ragazzi, non possiamo sbagliare nulla». Virginia Raggi, seppur con un oceano in mezzo, partecipa e interviene alla giunta capitolina che nel primo pomeriggio decide di chiudere ancora una volta, oggi, le scuole. Poi la grillina sale sul palco del C40, a Città del Messico fa il suo intervento, si prende gli applausi, corre di nuovo a collegarsi con la sala operativa della centrale Coc di Roma, ascolta, coordina e ringrazia tutti. E alla fine decide: «Ok parto, prima, ho capito, è meglio». Dieci ore e passa di volo iniziate ieri sera, che finiranno questa mattina al Terminal 3 di Fiumicino. «Per essere subito operativa».
La grillina sceglie dunque di anticipare il suo ritorno in Italia - previsto per mercoledì sera - quando da un giorno ormai le polemiche la vengono a cercare tra le nuvole del Messico. Ci sono le sue foto che girano in rete - in maglietta e in bicicletta, sorridente e all'apparenza spensierata - e che diventano virali. Perché sbattono con la Capitale imbiancata, sotto zero, e alle prese con una giornata difficile.
Ci sono i partiti che, da destra e sinistra, l'attaccano. Ecco, la capogruppo Pd Michela Di Biase: «Abbiamo un sindaco che sta al sole pensando alla siesta». Dal centrodestra arriva, per esempio, la morsa di Stefano Parisi, candidato presidente alla Regione: «Si sapeva da giorni che sarebbe nevicato ma lei è a Città del Messico».
IL RITORNO
Per uno strano scherzo del destino si affacciano anche gli ex sindaci, Alemanno e Marino, noti al grande pubblico per le perfomance poco esaltanti in caso di problemi atmosferici a Roma. Da Gianni e Ignazio critiche e sfottò piovono sui social. C'è soprattutto la campagna elettorale che incombe. E appunto, quel «non possiamo sbagliare nulla», come spiega Raggi agli assessori e ai collaboratori più fidati. I vertici del M5S spingono per rivederla a Roma il prima possibile, per togliere un argomento agli altri partiti in questa manciata di giorni che portano alle urne. Non a caso appena Luigi Di Maio sa che la sindaca ha già comprato i nuovi biglietti di ritorno la difende sulla chiusura delle scuole: «Meno male che lo ha fatto perché quando c'è un'emergenza neve è meglio evitare troppo traffico», spiega il candidato premier del M5S in un'insolita versione amministratore-cittadino. Nessuno vuole scivolare sul ghiaccio delle doppie elezioni che attendono Roma. Nicola Zingaretti gioca la carta istituzionale: da governatore uscente interrompe la campagna elettorale per dedicarsi a coordinare la Protezione civile (oggi tornerà in campo con un evento insieme con Paolo Gentiloni e Matteo Renzi). Parisi la prende male: «Specula sui cittadini». Roberta Lombardi, la sfidante del M5S, attacca e difende l'amica-nemica Raggi: «La differenza tra Zingaretti e Virginia è che lei non ha bisogno di farsi fotografare al telefono, invece lui per apparire all'opera ha bisogno di inscenare una fiction».
Nel pomeriggio, però, la sindaca via Twitter posta una sua foto in cui si vede che è in collegamento dall'America Centrale. Ma qualsiasi decisione ormai finisce nel frullatore della campagna elettorale. Alla Lega, con Roberto Calderoli, non va bene nemmeno il ritorno di Raggi: «Ma no, resti in Messico». Oggi il ritorno della sindaca in una Roma con le scuole chiuse. Ma con tutti gli uffici pubblici aperti come deciso dalla prefettura. Punti di vista diversi. «Comunque vada - spiegano dal Viminale - sono sempre scelte politiche»

«Io ci ho messo la faccia, Virginia sta al sole L'esercito? Ora lo chiamano pure a sinistra»

Gianni Alemanno, si sta vendicando sui social network, eh?
«Diciamo che ho rispolverato la foto di quando, nel 2012, ero sindaco e spalavo la neve. Un modo per rimarcare la differenza tra me e la sindaca Raggi. Io ci misi la faccia, lei va in Messico».
Come sta trovando Roma?
«Devastata e abbandonata a se stessa, a fronte di una nevicata più preannunciata di quella mia e soprattutto meno intensa».
La nevicata del 2012 l'ha segnata politicamente?
«L'insegnamento fu tratto subito perché dopo una settimana ci fu un'altra nevicata ma rispondemmo bene».
Ma la prima fu un disastro.
«Quella fu una precipitazione straordinaria che non si registrava dal 1985 a Roma. In più, all'epoca, c'era una Protezione civile molto diversa rispetto a quella che c'è adesso».
Cioè?
«Al contrario di Bertolaso, Gabrielli delegava tutto ai sindaci. Alla fine abbiamo imparato come fare, grazie a quella esperienza durissima».
La sindaca Raggi è in Messico d'accordo, ma lei non ci mise un po' troppo la faccia?
«In che senso?».
Si fece fotografare ovunque a spalare la neve, partecipò a qualsiasi trasmissione televisiva. Non c'era una via di mezzo?
«Anche il sindaco di New York si è fatto fotografare con la pala in mano. Andai in tv per denunciare la crisi della Protezione civile e nello scontro ci rimisi. Ma il problema fu reale perché in quell'occasione in giro per l'Italia si registrarono anche dei morti: un disastro».
È rimasto mitologico il suo «chiamo l'esercito».
«Quello era per un fatto di sicurezza, non era legato alla nevicata. Poi mi sembra che l'esercito lo abbiano chiamato con il passare del tempo anche i sindaci di sinistra!».
Si esporrebbe ancora come allora?
«Sì, è più forte di me. Non mi tiro mai indietro, non mi nascondo».
Ma lei confuse, nei bollettini, millimetri con i centimetri e si creò un gran caos. Ricorda?
«Questo è vero, mancò chiarezza nella comunicazione, tanto che io chiusi le scuole, ma il prefetto lasciò aperti gli uffici».
Lei si fece fotografare con dei pacchi di sale fino da cucina: non fu una gaffe?
Ride «Sì, ci fu tutta una polemica: ci accusarono di aver usato il sale sbagliato. Ma la vuole sapere una cosa?»
Certo.
«Ho sentito la Protezione civile che oggi mi ha detto che ha usato il sale fino, va bene anche quello».
Venne molto attaccato.
«Già, con i classici luoghi comuni usati per sfottere un uomo di destra. Speriamo che la sindaca porti un sale miracoloso dal Messico».
Consigli alla sindaca Raggi?
«Serve una Protezione civile cittadina molto forte: fu questo il mio vero errore».
Questa volta ha spalato il cortiletto di casa?
«No, andavo di fretta. C'era la laurea di mio figlio».

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