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Data: 01/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Esecutivo di scopo con dem e FI: Grasso apre E Gentiloni incassa l'endorsement di Letta

ROMA Anche Enrico Letta «vota» Paolo Gentiloni. Dopo gli endorsement di Romano Prodi e Walter Veltroni, arriva via Twitter il messaggio dell'ex premier: «Se penso a Italia e Europa voglio augurarmi che Gentiloni ne esca rafforzato con la coalizione che lo sostiene». Letta, che vive a Parigi, ha già votato però non svela a chi, nella coalizione, abbia dato la sua preferenza.
Le parole dell'ex vicesegretario sono «importanti», commenta il Pd con Maurizio Martina. E Luca Lotti dice: «Bene, abbiamo un voto in più, serve che tutti diano una mano alla coalizione». In questo momento ben venga ogni contributo, è il messaggio dei renziani. Ma i rapporti tra Matteo Renzi e Letta restano gelidi: il segretario non risponde a chi gli chiede di Letta, all'uscita dagli studi di La7. In quegli stessi studi, dove per pochi minuti non incontra Renzi, è Pier Luigi Bersani a raccontare rapporti ottimi con l'ex premier. Rapporti su cui, osservano da LeU, si potrà lavorare dopo, in asse con la minoranza Pd, per provare a ricostruire un centrosinistra con un Pd de-renzizzato. «È Gentiloni il punto di ripartenza», conferma Andrea Orlando.
Gentiloni, che questa mattina sarà a un evento con l'alleata Emma Bonino, non entra nella querelle, ma da Modena avverte: «Il Pd non è un abito fuori stagione, teniamocelo stretto». E ribadisce che «non è il momento» dei «voti di ripicca» o di una «sinistra in cerca di guai, che mette a rischio i fondamenti del nostro modello sociale». Un invito al voto utile che Renzi ribadisce da Roma, in chiave anti-LeU: «Il rischio di un governo estremista c'è, non escludo nemmeno un governo tra Grillo e la Lega». E un governo di M5s e LeU? «Non hanno i numeri». .
Ironia della sorte, negli stessi minuti Pietro Grasso apre a un governo di scopo con Renzi e Berlusconi, «se Mattarella ce lo chiedesse». Poi precisa che resta fermo il no di LeU alle larghe intese e che il governo avrebbe il solo scopo di cambiare la legge elettorale.
Ma dentro LeU le parole del leader e presidente del Senato uscente, scatenano un putiferio: Speranza e Fratoianni precisano che la legge elettorale la fa il Parlamento, «mai con Renzi e Berlusconi».
Non è la prima volta che LeU litiga sul dopo voto. L'ha fatto sull'ipotesi di un'intesa con i Cinquestelle e ora sull'esecutivo di scopo.

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