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Pescara, 24/07/2024
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Data: 02/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Grillo: basta vaffa Tra i ministri un fan della Buona Scuola

ROMA I parlamentari presenti, pochi, che cercano di scrutare l'effetto che fa la squadra di Di Maio si lasciano scappare la battuta: «Quanto dureranno alle polemiche?». E le risposte non si sono fatte attendere. A poche ore dall'evento dell'Eur scoppia il caso del preside pugliese Salvatore Giuliano, designato per il dicastero dell'Istruzione, che apprezzava molto la Buona Scuola varata da Matteo Renzi (ci sono sue partecipazioni alle feste del Pd e in un video del 2015 postato da Renzi, elogia l'allora premier) e lo ha pure candidamente ammesso in diretta tv su La7.
GLI EX PD
Giuliano è un po' come Vincenzo Zoccano, il candidato che corre all'uninominale di Trieste e che era tesserato con il Pd. O come Pasquale Tridico che vorrebbe fare il ministro del Lavoro e dice: «Sono di sinistra». Grande imbarazzo sotto il cielo pentastellato. Molti dei candidati ministri annunciati ieri da Di Maio corrono già all'uninominale. Non rischiano poi molto. Oltre a Giuliano, che per esigenze comunicative poi ha dovuto ritrattare sul palco accanto a Di Maio, hanno espresso voglia di continuità con i predecessori anche le due candidate ministre all'Agricoltura e alla Difesa. Rispettivamente Alessandra Pesce, che fa parte della Segreteria tecnica del viceministro Andrea Olivero, ed Elisabetta Trenta, già consigliere politico dei comandanti attivi nella missione Antica Babilonia. Trenta ha ricordato la lunga esperienza a Nassiriya. Appunti per Trenta: nel M5S ci sono deputate che hanno annoverato tra le vittime anche i kamikaze che provocarono la strage.
Tutti esterni, «patrimonio dell'Italia e non del Movimento», ha detto Di Maio. Ma il primo candidato ministro è il suo fedelissimo Riccardo Fraccaro. Un possibile ministero anche al deputato Alfonso Bonafede, quello alla Giustizia. Agli Esteri il M5S pensa a Emanuela Del Re, presidente di una Agenzia internazionale di negoziato in zone di conflitto. Alla Pa Giuseppe Conte, vicepresidente del consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa e grande accusatore del consigliere di Stato Francesco Bellomo. Al Mef vogliono Andrea Roventini, il «keyensiano eretico» che promette una svolta espansiva (ma senza uscire dall'euro). Alla Cultura schiera il direttore della Nuova accademia delle Belle Arti, Alberto Bonisoli. Alla Sanità l'oncologo Armando Bartolazzi e alla Qualità della vita (nuova delega immaginata dai grillini) Filomena Maggino, professoressa di Statistica sociale a Roma. Al salone delle fontane, marmi di Carrara imponenti e volitivi, c'erano diversi giornalisti stranieri e poi c'era chi voleva ancora presidiare il Movimento delle origini: la consigliera piemontese No Tav un po' spaesata, attivisti di nuovo conio, i parlamentari abruzzesi. Presidiano il M5S del Vaffa, chiuso definitivamente nel tabernacolo dei ricordi ieri da Beppe Grillo. L'ex comico ha registrato un video dove dice: «Il mio Vaffa, forse è finita l'epoca del Vaffa».
La gentrificazione di Di Maio c'è ma non si vede. In fondo alla sala non si vede ma c'è il backstage con Davide Casaleggio e il grande quadro di Gino Severini che ritrae pezzi, figure, ingranaggi, assemblati in via del tutto sperimentale. Lo copre la gigantografia senza loghi del M5S La squadra di governo 2018-2023. «Voi oggi ridete, lunedì rideremo noi», dice sicuro Di Maio. E intanto spunta un video in rete di un conciliabolo molto serio tra Salvini, Meloni e Fitto. Argomento: il successo dei grillini. Molti lo chiamano già «presidente». Le prerogative del capo dello Stato Sergio Mattarella in questo immenso transatlantico marmoreo progettato negli anni dell'Impero, sembrano solo il dettaglio di un ingranaggio che si può oliare con le dirette streaming.

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