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Pescara, 24/07/2024
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Data: 02/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Gran Sasso, acqua a rischio altri due agenti inquinanti. Trovati idrocarburi la cui provenienza sarebbe sconosciuta alle stesse autorità

Come grani nel rosario, le sostanze tossiche o meno riscontrate nel bacino idrico del Gran Sasso continuano a sciogliersi in una triste litania, confermando la sensibilità dell'acqua ad essere contaminata da fattori esterni derivanti prevalentemente dai vicini laboratorio di fisica nucleare e autostrada A24. Al vecchio cahiers de doleancés di toluene, xilene, diclorometano, trimetilbenzene, cloroformio, nomi ben conosciuti dalle popolazioni teramane ed abruzzesi nel recente passato, ora si aggiungono metilclicloesano (trovato dalle analisi a quanto pare nel 2015) e di-tert-butilperossido (venuto a galla nel 2017). Il riscontro delle due ultime sostanze lo si deve a Augusto De Sanctis di Mobilitazione dell'Acqua del Gran Sasso che, attraverso numerosi e faticosi accessi agli atti, ha portato alla luce documenti che altrimenti sarebbero rimasti nel cassetto come dichiara lo stesso ambientalista. «Alla faccia della trasparenza e degli obblighi alla comunicazione pro-attiva in materia ambientale in materia di acque potabili» sbotta De Sanctis denunciando il muro di gomma sollevato dagli enti preposti.
Questa volta le carte sono uscite dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss): il metilcicloesano è una sostanza che l'Iss definisce nocivo per inalazione e contatto con la pelle e da maneggiare con cautela. È un idrocarburo usato di solito come solvente ed è presente anche nei carburanti: si ottiene per distillazione del petrolio. Inoltre sarebbe tossico per gli organismi acquatici e potrebbe provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente acquatico. Comunque L'Iss consiglia di approfondire sulla natura e la provenienza delle acque campionate e successivamente analizzate, procedere all'identificazione certa della sostanza e al monitoraggio delle acque in diversi punti per confermare la presenza del contaminante. «La nota (sottolineiamo, del marzo 2016!) prosegue De Sanctis - si chiude con la raccomandazione di implementare un Piano di Sicurezza delle Acque per il Gran Sasso in considerazione della possibilità di eventi pericolosi».
Il di-tert-butilperossido invece, sempre secondo l'Iss, sarebbe stato riscontrato in diversi campioni di acqua proveniente dal Gran Sasso (sbarramento sinistra, 0,2 microgrammi/litro il 22-05-2017; e da Civitella del Tronto (0,1 microgrammi/litro il 30-05-2017; mescolanza sbarramento dx e sin, 0,06 microgrammi/litro il 31-05-2017). «In questo caso l'Iss conclude da un lato che, pur in assenza di adeguati dati tossicologici, per le caratteristiche della sostanza e ai livelli riscontrati, la sua presenza non solleva problemi di ordine tossicologico ma dall'altro «segnala una contaminazione di origine antropica della risorsa idrica che merita ulteriore considerazione nell'ambito di una estensiva analisi di rischio per la filiera idropotabile, considerata la vulnerabilità del sistema».

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