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Pescara, 24/07/2024
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Data: 05/03/2018
Testata giornalistica: Mapero'
Cappotto 5 Stelle, flop Pd

Non sono servite le preghiere del governatore Luciano D’Alfonso, inginocchiato in chiesa nella giornata di ieri a capo chino a pregare per sé e forse anche per il suo partito: l’Abruzzo dalle 23 di ieri è completamente giallo, il cappotto dei Cinquestelle conferma l’andamento dell’ultimo sondaggio di febbraio di Alessandra Ghisleri per Silvio Berlusconi e anzi fa di più e meglio, perché Euromedia alla Camera assegnava un seggio al centrodestra all’Aquila, in questo caso per il neo forzista Antonio Martino. Neppure quello.

Non c’è preghiera che tenga, il Movimento Cinquestelle anche in Abruzzo veleggia verso il 30 per cento (secondo le proiezioni del Senato) il Pd fino all’ultimo tenta il sorpasso del dato nazionale (era questa la sfida di Dalfy, la promessa fatta a Renzi, l’impegno e forse la posta in gioco per la candidatura del presidente della Regione) ma si ferma intorno al 20 per cento nonostante la campagna elettorale a tappeto, le saghe le convention i megafoni e i comici, Forza Italia fa flop, un flop inatteso e si attesta intorno al 14 per cento e viene superato da Salvini col 17 e passa per cento che a questo punto diventa il leader indiscusso del centrodestra, mentre Liberi e Uguali oscilla tra il 3 e il 5 per cento e paga profumatamente lo scotto della mancanza di candidati del territorio. Non classificata la Lorenzin neppure in Abruzzo nonostante la presenza della sottosegretaria Federica Chiavaroli.
Se questi dati venissero confermati, il Movimento cinquestelle in Abruzzo prenderebbe 5 seggi alla Camera e due al Senato per gli uninominali, mentre al Proporzionale della Camera altri 4 seggi, altri 3 andrebbero al centrodestra e due soli al Pd, probabilmente quelli di Camillo D’Alessandro e di Stefania Pezzopane.

Un flop su tutta la linea per la classe dirigente abruzzese ma anche per l’opposizione di centrodestra, e soprattutto per gli azzurri di Silvio Berlusconi che da poco si erano ridestati dopo una lunghissima ibernazione certi di una vittoria che non è arrivata. Forza Italia e il suo coordinatore Nazario Pagano adesso pagheranno le esclusioni illustri nella scelta delle candidature.
I musi lunghi si vedevano già ieri sera sugli schermi delle televisioni, mentre i rappresentanti del Pd si leccavano le ferite consolandosi col dato che almeno il partito di Renzi sarebbe stato comunque il secondo partito.

Se i dati venissero confermati anche alla Camera, il Pd perderebbe 12 punti rispetto al 2008, 5-6 punti rispetto al 2013 e 20 punti rispetto alle Europee del 2014, quando Renzi prese il famoso 40,8 per cento.
I grillini guadagnano invece 5 punti rispetto al 2013 e 9 punti rispetto al 2014.
Al Senato il Pd perderebbe 13-14 punti rispetto al 2008 e 7 punti rispetto al 2013, mentre Grillo guadagnerebbe circa 7 punti.


Alle 23 aveva votato il 74 per cento degli aventi diritto, alle 29 l’affluenza era stata del 58,42 per cento.
Per ora il quadro è questo. Solo in mattinata si potranno avere aggiornamenti. Ma se i dati saranno confermati, come d’altronde i sondaggi e gli umori lasciavano immaginare (basti pensare ai test importantissimi che i comunicatori fanno sui social: i commenti nei confronti del governatore Luciano D’Alfonso erano diventati velenosi e ferocissimi, tanto che lo staff è stato costretto in più occasioni a cancellarli), queste elezioni in Abruzzo saranno servite soltanto a garantire la fuga a Roma di Dalfy e del suo fedele scudiero Camillo D’Alessandro. Che lasciano un partito ridotto ai minimi termini, una Regione in ginocchio, una maggioranza inesistente. Senza neppure avere la certezza di quando si tornerà a votare alla Regione per voltare finalmente pagina.

ps: e a questo punto se l’Abruzzo andrà al governo, non sarà certo con D’Alfonso.

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