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Pescara, 24/11/2024
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Data: 06/03/2018
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Elezioni: Senatore a Roma o Presidente in Regione? D'Alfonso non risolve dilemma. Nell'entourage c'è chi assicura che resta; se va a Roma voto in Autunno altrimenti nel 2019; ma in consiglio c'è aria di resa dei conti.

PESCARA - "Resto in Regione o vado in Parlamento? Sarà una decisione che non prenderò da solo. Andrà definita con l'intera coalizione, nelle prossime ore e ne parlerò anche con i vertici del Pd nazionale".

Terminato il suo ritiro in convento, rompe il silenzio al microfono di Rete8 il presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, esponente del Pd, candidato al proporzionale al Senato e praticamente sicuro eletto in Parlamento, nonostante il crollo dei dem anche in Abruzzo, peggiore che altrove.

Non fuga però i dubbi sulle sue scelte, da cui dipende il futuro prossimo della Regione, visto che nella sua dichiarazione entrambe le ipotesi, ovvero restare a palazzo Silone o andare a palazzo Madama, restano in campo.

Da fonti vicinissime al presidente in realtà D'Alfonso sarebbe orientato a restare sulla poltrona da presidente, fino al prossimo mese di dicembre, e in questo modo si voterà a scadenza naturale, ovvero nella primavera del 2019.

Nel caso di dimisssioni e partenza per il Senato da parte di D'Alfonso, resterebbe invece al suo posto il vicepresidente della Giunta Giovani Lolli a traghettare la Regione fino alle elezioni che a quel punto di terranno in autunno.

Certo è che non potrà non avere conseguenze la mazzata presa dal centrosinistra in Abruzzo, con il Pd che crolla al 13,6 per cento alla Camera e al 14 per cento al Senato, mentre gli ex compagni di Liberi e Uguali addirittura al 2,6 alla Camera, e al 2,5 al Senato, sia per il Pd che per Leu dati al di sotto anche di quelli disastrosi a livello nazionale. Non pervenuti, sotto il 2 per cento, con risultati da gli alleati di + Europa, Civica Popolare e Italia Europa Insieme, sia alla Camera che al Senato.

motivo di amarezza per D'Alfonso è anche che il Movimento 5 stelle poi ha sbancato persino Lettomanoppello (Pescara), paese del presidente, dove è candidato eletto il pentastellato alla Camera dei deputati Daniele Del Grosso

Lo scenario a palazzo dell'Emiciclo è pertanto destinato a mutare profondamente, ed è opinabile che in realtà D'Alfonso possa contare ancora una maggioranza a cui affidarsi. Si affilano anzi già le armi per la resa dei conti.

La debacle ha spinto a urne ancora aperte, per dirne una, l'assessore Pd Donato Di Matteo, da tempo in rotta con la maggioranza e con il presidente, a chiedere le immediate dimissioni di D'alfonso, "l'unica strada è quella delle dimissioni - ha detto - per lanciare un segnale di serietà dopo la sconfitta, dando dimostrazione di umiltà e di coerenza di fronte a questi risultati". "Questo è il risultato figlio - rincara la dose Di Matteo - di chi ha governato con arroganza la Regione".

Segni di profondo nervosismo da anche Marinella Sclocco, assessore al sociale di Leu, mentre tace il sottosegretario con delega all'Ambiente Mario Mazzocca, ed è chiaro che nulla sarà come prima anche per loro due.

Volti scuri anche tra i consligieri regionali dem candidati, che hanno raccolto risultati deludenti nei collegi uninominali, uno su tutti il capogruppo dem Sandro Mariani.

Esponenti da sempre critici e recalcitranti della maggioranza come Mario Olivieri di Abruzzo civico, c'è da scommeterci che da ora più che mai, cercheranno di marcare la differenza con il Pd in discesa libera, chiedendo forti cambi di rotta nel programma, in primis sulla sanità, e sull'applicazione del decreto dell'ex ministro ala Salute Beatrice Lorenzin, che con la sua lista Civica popolare alleata del Pd anche in Abruzzo ha racimolato un pessimo risultato elettorale.

Va poi considerato che quando il consiglio regionale, dopo uno stop criticatissimo causa campagna elettorale di oltre un mese, tornerà a riunirsi, sia l'opposizione di centrodestra che quella del Movimento 5 stelle anche in Abruzzo trionfatrice di questa campagna elettorale, sono pronti a dare battaglia per tornare subito al voto, trovandosi di fronte una maggioranza mai come ora sflilacciata e alquanto demoralizzata.

Nazario Pagano, coordinatore di regionale di Forza Italia ha detto senza mezzi termini che "D'Alfonso si deve dimettere e non perché glielo chiedo io, ma perché deve avere rispetto degli elettori, lui ha avuto un mandato per governare la Regione, e poi ha deciso di fare altro".

Del resto il tormentone della campagna elettorale di D'Alfonso sono stati i risultati ottimi ottenuti in Abruzzo dal centrosinistra in Regione, cn tanto di lunghi promeroira dei finanzaimenti ottenuti, dei cantieri aperti un pò ovunque.

Messaggio che però, a torto o ragione, è stato respinto clamorosamente al mittente dalla stragrande maggioranza degli elettori abruzzesi.

Serpeggia poi tra i dem il sospetto che alla fine il Pd a tutti i livelli ha pagato caro il fatto che, a cominciare dal presidente, più di un esponete eletto in Regione abbia deciso di candidarsi.

"Un tradimento della volontà popolare", su cui il Movimentio 5 stelle, evidentemente primato dalle urne ha insistito a spron battuto, tenuto conto che i suoi consiglieri regionali sono rimasti tutti al loto posto in consiglio regionale regionale, come impone del resto il regolamento del Movimento.

Il dilemma per D'Alfonso è dunque quello di restare a guidare una nave che affonda, oppure lanciare la scialuppa di salvataggio, mettendo però da parte il sogno di fare il ministro o almeno il sottosegretario in un governo di centrosinistra, seppure dall'inizio improbabile, o almeno in un governo tecnico e delle larghe intese come si era fantasticato prima del durissimo responso delle urne.

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