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Pescara, 24/07/2024
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Data: 06/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il voto a Pescara - Il bis di Colletti e Vacca Pagano in lista d'attesa. Nel Pd processo alla sconfitta, rischio di contraccolpi in Comune e Provincia

PESCARA Hanno trascorso la notte al comitato di via Nicola Fabrizi e hanno vissuto una maratona elettorale diventata per loro una marcia trionfale. Primo Di Nicola al Senato, Andrea Colletti e Gianluca Vacca alla Camera, hanno festeggiato all'alba circondati da un'atmosfera gioiosa, con sostenitori e simpatizzanti che, oltre al sostegno morale, non hanno fatto mancare forniture di pizzette e cornetti. Uno tsunami che non ha risparmiato neppure il quartier generale dalfonsiano, trasformandolo in feudo cinquestelle. Numeri che hanno confermato le previsioni della vigilia, considerato l'entusiasmo che ha accompagnato le uscite del Movimento 5 Stelle in città, dalla convention per la piattaforma Rousseau con ospite Luigi Di Maio, curata dalla consigliera comunale Enrica Sabatini, fino alla visita di Alessandro Di Battista, accolto all'Aurum dalla folla entusiasta.

L'ESORDIENTE
Primo Di Nicola, giornalista all'esordio in politica candidato al collegio uninominale per il Senato, ha conquistato il seggio con 165.519 voti pari al 40,99%, riuscendo persino a migliorare il risultato di lista. Si è lasciato alle spalle Antonella Di Nino per il centrodestra e Federica Chiavaroli, sottosegretario uscente candidata nella lista civica popolare Lorenzin: per quest'ultima un 17,97% pari a 72.586 voti da cui ripartire: «La passione per la politica non è solo l'aspirazione a una carica, amare la politica è innanzitutto coltivare la speranza del bene comune, con la voglia di rimboccarsi le maniche» ha commentato la Chiavaroli, ringraziando gli elettori e rinnovando l'impegno «per la nostra terra e per un futuro migliore».
Esulta come e con Di Nicola il riconfermato deputato cinquestelle Andrea Colletti, avvocato premiato con 67.001 preferenze pari al 41,28%. Colletti ha superato un Guerino Testa capace di raccogliere 55.323 voti, pari al 34,08%, risultato al di sotto delle aspettative di Fratelli d'Italia che molto aveva puntato su di lui, arruolato poco prima del voto, considerato pure che l'ex presidente della Provincia giocava in casa. Magra consolazione per lui quella di aver superato un'altra volta Antonella Allegrino, candidata Pd che aveva battuto nel 2009 alle provinciali: quest'ultima si è fermata a 27.796 preferenze che valgono un 17,12%. Poco più di una testimonianza il risultato di Liberi e uguali con Ivano Martelli al 2,73 (4.437 voti), risultato che Gianni Melilla, escluso dalla competizione, non ha esitato a definire «la più grave sconfitta elettorale e politica del centrosinistra, una Caporetto!» per non aver scommesso su candidati del territorio.

VACCA: RISULTATO STORICO
Sempre a Pescara i cinquestelle brindano anche alla rielezione del deputato Gianluca Vacca nel collegio proporzionale Chieti-Pescara, che parla di risultato storico commentando il 39,29 del M5S con 274.185 preferenze: «Siamo la prima forza politica, anche rispetto alle coalizioni di centrodestra e centrosinistra, un risultato storico, frutto di anni di lavoro sul territorio e a contatto con i cittadini: sfioriamo il 40%, pronti quindi a governare. Saremo noi a portare l'Abruzzo al Governo». Una stoccata, questa, al governatore Luciano D'Alfonso che, a dispetto delle attese e dell'impegno profuso in campagna elettorale da presidente della Regione, ha conquistato solo per una manciata di voti il seggio al Senato da capolista al proporzionale, poltrona che ha rischiato di vedersi soffiare all'ultima curva dalla Lega protagonista di un exploit: il suo Pd ha raccolto 97.531 voti pari al 13,97% contro i 97.196 dei salviniani, pari al 13,93%. In merito all'ipotesi di scegliere di restare in Abruzzo, D'Alfonso ha chiarito: «Devo definire con la mia coalizione, con il mio partito, cosa è più giusto fare. Non posso non tenere conto che adesso sono senatore e voglio provare ad aiutare da Roma questa regione». E ha aggiunto: «Chi ha responsabilità di governo paga pegno». Quanto allo scenario che l'attende a Roma, D'Alfonso si è detto preoccupato: «Spero che chi ha avuto mandato dai cittadini possa trovare le condizioni per fare un governo».

FORZA ITALIA RESISTE
E al Senato approda, salvo contrordine, anche il pescarese Nazario Pagano, leader di Forza Italia eletto da capolista al proporzionale con 110.665 preferenze pari al 15,86%. «In Abruzzo Forza Italia è il secondo partito, è sopra alla Lega di tre punti, in controtendenza nazionale al Senato, un po' meno alla Camera, ma comunque superiore. Lo ritengo un risultato lusinghiero» il suo commento in attesa che l'elezione diventi ufficiale.


PESCARA L'ammissione della debacle «senza se e senza ma» arriva a metà pomeriggio dal segretario regionale del Pd Marco Rapino: «La sconfitta del Pd in Abruzzo è chiarissima e non ci sono scusanti» dice lui, offrendo «la mia piena disponibilità per ogni percorso di riflessione che il Pd affronterà sia a livello nazionale che regionale». Ma la prima pietra era stata già scagliata, giusto in tempo per rendere indigesto il pranzo, da Donato Di Matteo, assessore regionale che ha rotto con il Pd ma questo non gli ha impedito di invocare a gran voce le dimissioni di D'Alfonso e della dirigenza del partito, accusata di «assenza di condivisione e di collegialità delle scelte politiche, una condizione per cui la discussione è considerata un inciampo e non un arricchimento. Tutto ciò - ha scritto Di Matteo su Facebook - ha tramutato a vari livelli il partito in un'organizzazione leaderistica personale in cui il potere di vita e di morte appartiene al capo ed è assoluto...». Ha fatto rumore il botta e risposta in tivù tra Marinella Sclocco, assessora regionale passata con Leu, e il segretario cittadino Pd Moreno Di Pietrantonio, protagonisti di un siparietto con rimpallo di responsabilità per gli strappi del Pd a sinistra. «Non rinnego neanche un secondo il percorso fatto - ha spiegato poi la Sclocco -, le antenne tese ci avevano fato capire un anno fa che le politiche di quel centrosinistra non davano alcuna risposta alle persone, che cera un vento diverso e una voglia forte di stravolgere tutto...». Di fatto, e il segretario nazionale del Pd Matteo Renzi lo ha fatto capire chiaramente, la vera resa dei conti si avrà dopo la formazione del governo - fase che Renzi vuole seguire di persona - quando si aprirà la fase congressuale e a cascata il confronto locale.
FIBRILLAZIONI
Ma le fibrillazioni in casa Pd scuotono già adesso Palazzo di città e Provincia. Nella giornata della sconfitta elettorale in Comune si è parlato solo delle iniziative per l'8 marzo. Il sindaco Alessandrini teme scivoloni e fughe in avanti verso un rompete le righe e ieri mattina ha contattato per telefono diversi consiglieri per annusare l'aria. Sa bene che la stiracchiata elezione rimediata da Luciano D'Alfonso indebolirà non poco l'appoggio sin qui robusto di cui il sindaco e la sua maggioranza hanno goduto dal governatore. Voci non confermate dicono che qualcuno dei consiglieri abbia abbandonato la chat della maggioranza su Whatsapp, strappo che andrà ricucito subito. Vero che il partito in città ha perso meno, attestandosi qualche punto sopra il pessimo 14% o giù di lì raccolto alle urne nei collegi al Senato e alla Camera. Da qui si dovrà ripartire, questo dev'essere perciò il momento della riflessione in attesa del tempo della ricostruzione, le cui basi vanno gettate senza produrre ulteriori macerie. Questa è la sfida che attende il Pd ed è anche l'unica via possibile per una rinascita. Sapendo peraltro che il centrodestra non ride, scottato com'è dalla performance negativa di Guerino Testa all'uninominale alla Camera, battuto a domicilio dal pentastellato onorevole riconfermato Andrea Colletti.
Tante le domande in cerca di risposta. Come si muoveranno gli alleati di oggi in Comune? Lista Teodoro e Mdp Articolo 1 si metteranno per traverso? E come reagiranno consiglieri singoli quali Bruno e Pignoli e altri che in passato hanno mostrato grande abilità nel trovare intese con chi ha poi vinto le elezioni?
Il timore di Alessandrini è di una grande fuga progressiva di alleati e quindi di ritrovarsi con un'azione amministrativa a scartamento ridotto fino alla scadenza del mandato, a maggio 2019. Sul tavolo ci sono area di risulta, trasporti e altri temi di rilievo che sarà più difficile affrontare e da far digerire alla città a fronte di un risultato che, sia pure in una diversa competizione elettorale, ha visto il centrosinistra uscire con le ossa rotte. Come pure sono tutte da verificare le possibili ripercussioni che la sconfitta avrà in Provincia per un presidente Antonio Di Marco che a Palazzo dei marmi è ostaggio di una maggioranza ballerina e che in questa campagna elettorale ha seguito come un'ombra D'Alfonso, nell'ottica di una candidatura alle regionali: domenica ha visto svanire la potenza di quel traino e sulle candidature è prevedibile un grande rimescolamento di carte tra i vari aspiranti - a cominciare dai parlamentari uscenti Antonio Castricone, Gianluca Fusilli e Federica Chiavaroli -. Senza un robusto colpo di timone i numeri del Pd basteranno a far eleggere un solo candidato consigliere all'Emiciclo. Elezioni che dovranno tenersi entro la fine dell'anno, escludendo tentativi di trascinamento fino alla primavera. «Ne ho sentito parlare ma sono convinto che questo non succederà» è il commento di Domenico Pettinari, consigliere regionale M5S.

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