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Pescara, 24/07/2024
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Data: 06/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il voto a L'Aquila - Quagliariello: «Noi macchia blu in un mare giallo». Il senatore batte Fedele e Cialente «Prenderò una casa per stare qui». La delusione del sindaco del sisma «I leader hanno guardato l’ombelico». Avezzano, subito scossone in Municipio Valle Peligna, la senatrice non è la Di Nino

L’AQUILA Che sia stato voto di pancia o voto di testa gli abruzzesi e gli aquilani hanno scelto. Hanno optato per la rottura con il passato seguendo una nuova rotta in linea con il resto dell’Europa. Gaetano Quagliariello entra al Senato con un bagaglio di 115.630 voti (nel collegio); la candidata uninominale pentastellata, Emanuela Papola, ha accarezzato l’idea della vittoria, ma dopo il testa a testa si è fermata a poco più di 108 mila voti. Massimo Cialente, si è stoppato a circa 50 mila (sempre collegio), deluso dal risultato ottenuto nella sua città (7.928 voti contro i 16 mila di Quagliariello e i 19.247 della Papola). In bilico alla Camera l’ingresso di Stefania Pezzopane, mentre sembra molto probabile il seggio per Luigi D’Eramo, “bocciolo” dei salviniani. L’elezione di entrambi è affidata alla ripartizione dei resti a livello nazionale. E così il neo senatore Quagliariello, catapultato in Abruzzo si appresta a diventare stanziale: «Ho fatto un patto esplicito, ci ho messo la faccia, sono un candidato del territorio, non del partito - spiega il neo senatore - Ho preso l’impegno di essere sul territorio quando non c’è attività parlamentare. E sarò in contatto con i cittadini. Al di là di questo so bene che questa fiducia va guadagnata perché questo collegio è una macchiolina blu in un mare giallo. Nei confronti degli aquilani la responsabilità è quella di legare i fili della ricostruzione; abbiamo ricostruito la verità sull’emergenza, maora dobbiamo guardare al futuro e dobbiamo condurre in porto la ricostruzione. Per questo obiettivo io lavorerò con l’amministrazione dell’Aquila. Del resto dal capoluogo ho avuto una prova di fiducia incredibile visto che il collegio è stato vinto lì». Una vittoria quella del senatore che forse denota per contro una diffusa ingratitudine nei confronti del sindaco del terremoto, Massimo Cialente. «Vorrei spezzare una lancia in favore degli aquilani e del sindaco Cialente: In questa legge elettorale il candidato era trainato dalla coalizione e non viceversa. Cialente è stato danneggiato dal fatto che non aveva una coalizione, dunque non è stata una partita ad armi pari. Se ci fossimo trovati nella condizione contraria io avrei avuto la sorte di Cialente». Il neo senatore ha garantito il proprio impegno anche per i cittadini della Marsica. «So quali sono le loro problematiche affinché le risolvano e so bene la situazione del teramano: lì la ricostruzione bisogna farla partire, non ultimare ». Amareggiato, invece, il sindaco del terremoto, nonostante sapesse fin dall’inizio che la sua sarebbe stata una candidatura di servizio, probabilmente l’ultima. Avrebbe magari preferito chiudere con l’onore delle armi, un buon risultato all’Aquila, ma non è andata così. «Mi sono messo a disposizione per il partito e per il centrosinistra sebbene io faccia parte della minoranza del Pd. Purtroppo non ho visto in maniera diffusa questa consapevolezza ». Cialente inquadra la sua sconfitta in ambito internazionale: «I partiti di sinistra e legati al socialismo stanno scomparendo in tutta Europa. L’Abruzzo e L’Aquila sono andate nella direzione di questo vento. Ho preso comunque 1.300 voti in più rispetto alla mia coalizione. Ciò che non perdono ai leader nazionali, escluso Cuperlo, è che anziché indicare dei percorsi per risolvere i grandi problemi, si è guardato il proprio ombelico. Renzi è partito con la rottamazione. Siamo arrivati a fare un congresso burletta perché non è stato fatto in base a tesi congressuali». E il Pd? «Si dovrà andare a reggenza con Ganni Cuperlo e poi auspico un congresso vero eliminando le primarie. Dobbiamo stare all’opposizione ». Delusa anche Stefania Pezzopane: «Il Partito Democratico – dice la senatrice uscente all’Ansa – subisce un arresto storico, un colpo storico: è un risultato drammatico a livello nazionale. A livello regionale avvertivo un forte distacco, una rabbia nei confronti del Partito Democratico di Renzi, una rabbia a volte talmente profonda da non riuscire a risolverla. E questa rabbia non ha trovato soluzione, è diventata voto di protesta e voto di rifiuto contro il Partito Democratico e contro Renzi». Intanto il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, in una nota ha fatto gli auguri agli eletti: «Quando gli scenari saranno delineati in maniera chiara e incontrovertibile, d’intesa con i sindaci del cratere inviteremo tutti i parlamentari ». Soddisfatto anche l’altro eletto, Antonio Martino, Forza Italia: «Abbiamo dimostrato che se si lavora con umiltà, passione, abnegazione, disponibilità e professionalità si può contrastare con successo l’avanzata grillina che si è fatta molto pericolosa ».

Avezzano, subito scossone in Municipio Valle Peligna, la senatrice non è la Di Nino

Lo tsunami politico che ha investito la Marsica è anche amministrativo: Avezzano, tradizionalmente di centrodestra, affida la leadership ai Cinque Stelle che sono il primo partito con il 37,93% e 9.577 voti non solo, ma quasi contemporaneamente arriva anche la comunicazione del sindaco di Avezzano Gabriele De Angelis che ha azzerato la Giunta e che mercoledì a mezzogiorno comunicherà la sue dimissioni. I due avvenimenti sono legati dal momento che il primo cittadino osanna la vittoria del centrodestra in città (ma come coalizione però, la stessa che gli servirebbe per mantenere in piedi il suo Esecutivo). E infatti essa va al 40,6% con 9577 voti ma il primo partito è la Lega di Salvini ad Avezzano con il 18,3 e batte Forza Italia al 16,7. L'Udc perde rispetto alle amministrative dove era il primo partito con il 10% (come del resto su tutto il territorio nazionale). Quest'ultima circostanza reca con se ben tre conseguenze pesanti: ove si ricostituisse l'esecutivo De Angelis, Lino Cipolloni non potrebbe aspirare più alla poltrona di vicesindaco che certamente sarà rivendicata da Leonardo Casciere il quale non mancherà di sbandierare il vessillo del Carroccio. Ma il panorama marsicano offre un'altra osservazione: Lorenzo Cesa in Campania non è stato eletto (almeno fino a ieri) e dunque resterà parlamentare europeo. L'opzione dell'on. Filippo Piccone di transitare in Europa al posto di Cesa svanisce lasciando però il passo a Massimo Verrecchia che termina così la sua breve esperienza da deputato proprio al posto del dimessosi Piccone ma avanza la sua candidatura verso più interessanti lidi visto che aveva coram populo affidato in busta chiusa i risultati elettorali ad un gruppo di amici indovinando fino all'ultimo voto. Intanto il Pd crolla al 10,54 con 2.900 voti.
SULMONA
La piazza piena alle 21 nonostante il freddo per il comizio di Diba era stata un segnale e la cartina al tornasole è arrivata dalle urne. Il Movimento 5 Stelle vola a Sulmona e nella Valle Peligna e poco riesce ad arginare la candidatura della sindaca di Pratola nelle fila di Forza Italia. I Pentastellati toccano e superano il 40% sul territorio, lasciando poco spazio al centrodestra e le briciole, quasi niente in realtà, al Pd che, anche per l'effetto D'Alfonso come ha detto il segretario locale Sergio Dante, nel capoluogo peligno si ferma al 12%. Sulmona ha una nuova senatrice, un'attivista della prima ora, Gabriella Di Girolamo, uno dei due candidati Cinquestelle che grazie al proporzionale raggiungeranno palazzo Madama. «Soddisfatta per il risultato ottenuto- commenta la neo senatrice- specie in questa Valle dove c'è da fronteggiare nell'imminenza la minaccia della Snam. Io ci sono». Non cerca scuse, invece, la sindaca di Pratola, Antonella Di Nino, che si aspettava qualcosa in più nella sua battaglia all'uninominale per il Senato: «Ho perso- commenta- il popolo ha scelto altri candidati per rappresentare l'Abruzzo, c'è solo una grande amarezza che mi porterò dentro per sempre, quella di aver provato tanta sofferenza quando sono stata colpita nella dignità da una parte politica che non avrà mai la mia stima».
Non tirano a Sulmona neanche le altre tre liste con candidati locali: Insieme di Massimo Carugno (2,36%), Leu con Renata Donatelli (3,27%) e CasaPound con Giovanni Bartolomucci (1,34%). Significativo poi a fini della tenuta della giunta Casini il risultato ottenuto a Sulmona dalla Lega, che sorpassa alla Camera con il suo 15% Forza Italia.

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