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Data: 07/03/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Il dopo voto in Abruzzo - Ora le grandi manovre per conquistare la Regione. M5S da oggi all'attacco: subito al voto. Anche Forza Italia scende in campo. Pressing su D'Alfonso che però non si dimette. Il governatore: «Anche se volessi non posso farlo». E scoppia la polemica con Colletti (M5S) sugli appalti regionali

PESCARA I 5 Stelle cavalcano l'onda della vittoria in parlamento e puntano subito a conquistare la Regione. Sara Marcozzi e gli altri consiglieri sferrano già da oggi l'attacco al governatore-senatore, Luciano D'Alfonso, per spingerlo alle dimissioni che fanno andare l'Abruzzo al voto anticipato in autunno, otto mesi prima della scadenza naturale. Il ferro va battuto caldo. L'Abruzzo può restare nel limbo solo 120 giorni. D'Alfonso deve infatti esercitare l'opzione tra Senato e Regione entro un mese dalla sua proclamazione. Dal giorno delle dimissioni scattano tre mesi entro i quali si rivoterà per la Regione. Calendario alla mano, prima dell'autunno si torna alle urne. A dirlo è un parere del servizio legislativo del consiglio regionale chiesto a febbraio dai 5 Stelle. Un parere che oggi torna di assoluta attualità, secondo il quale la causa d'incompatibilità di D'Alfonso scatta dal momento in cui è proclamato eletto al Senato. I primi 30 giorni. Dalla sua proclamazione si apre un percorso duplice: da un lato il presidente ha 30 giorni di tempo per comunicare alla Giunta per le elezioni la sua sopravvenuta incompatibilità. È obbligato a farlo. Dall'altro lato parte comunque un procedimento d'ufficio. La giunta per le elezioni infatti contesta a D'Alfonso l'incompatibilità. La notifica della contestazione deve avvenire entro 5 giorni. Nel termine di 10 giorni dal ricevimento, D'Alfonso può presentare le controdeduzioni. Entro i 10 giorni successivi il Consiglio regionale deve deliberare sulla relazione presentata dalla Giunta per le elezioni. E nell'arco dei 5 giorni successivi il presidente del consiglio, Giuseppe Di Pangrazio, invita D'Alfonso a dimettersi. I due iter portano allo stesso numero di giorni: trenta.Gli altri tre mesi. Da questo momento scatta il termine degli ulteriori tre mesi che, per la Corte Costituzionale, sono da intendersi nel senso che le elezioni abbiano luogo e non che siano semplicemente indette. Ma i 5 Stelle non sono i soli a mettere D'Alfonso di fronte all'opzione resto o non resto.Pagano e gli altri. Forza Italia è scesa in campo, due giorni fa, quando il coordinatore regionale, Nazario Pagano, ha incalzato il governatore: «Giusto che si dimetta subito senza soluzioni levantine per tentare di salvare una giunta che si tiene in piedi con lo scotch». E ieri lo ha ribadito anche il gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale: «Ufficializzati i risultati elettorali è opportuno che in Abruzzo non si perda ulteriormente tempo con le caramelle e si torni subito al voto per restituire piena operatività alla Regione. Ma soprattutto tornare al voto», rincarano i forzisti, «significa mostrare rispetto per le migliaia di elettori che nella nostra regione non hanno semplicemente votato contro il centrosinistra, ma hanno espressamente bocciato l'era di D'Alfonso». A Forza Italia, D'Alfonso non risponde in prima persona. Delega Alberto Balducci, vice capogruppo del Pd in Consiglio regionale, a farlo: «È singolare», dice, «che a parlare sia proprio chi ha prolungato la legislatura di sei mesi con la scusa di voler fare un election day di cui pochi sentivano la necessità».Gli eletti ufficiali. E mentre scoppia il caso dimissioni del governatore-senatore, il Ministero dell'Interno ufficializza i nomi dei 21 parlamentari abruzzesi premiando i 5 Stelle con l'11esimo seggio al teramano Fabio Berardini e sostituendo la leghista Simona Bordonai, eletta anche in Lombardia, con l'aquilano Luigi D'Eramo. Ecco gli eletti. Collegio Plurinominale Abruzzo 1 Camera: Gianluca Vacca e Daniela Torto (M5S), Gianfranco Rotondi (Forza Italia), Giuseppe Ercole Bellachioma (Lega) e Camillo D'Alessandro (Pd). Plurinominale Abruzzo 2 Camera: Luigi D'Eramo (Lega), Valentina Corneli e Fabio Berardini (M5S), Stefania Pezzopane (Pd). Plurinominale Abruzzo 1 Senato: Gianluca Castaldi e Gabriella Di Girolamo (M5S), Nazario Pagano (Fi), Alberto Bagnai (Lega) e Luciano D'Alfonso (Pd). Nei collegi uninominali alla Camera: Andrea Colletti, Daniele Del Grosso, Carmela Grippa e Antonio Zennaro (M5S), Antonio Martino (Fi). Negli uninominali al Senato: Primo Di Nicola (M5S) e Gaetano Quagliariello (Noi con l'Italia-Udc).


Pressing su D'Alfonso che però non si dimette. Il governatore: «Anche se volessi non posso farlo». E scoppia la polemica con Colletti (M5S) sugli appalti regionali

PESCARA «Lo stesso giorno in cui viene convalidato il senatore D'Alfonso si attiva il dies a quo». Usa un'espressione latina, che indica il giorno in cui scade un determinato termine, il presidente-senatore Luciano D'Alfonso per tagliare corto con le polemiche di coloro che vorrebbero si dimettesse subito dalla presidenza della Regione, ora che è stato eletto in Senato, per dare agli abruzzesi la possibilità di scegliere un nuovo governatore. «Anche se volessi non posso farlo. Io diventerò senatore solo dopo la proclamazione da parte della Giunta delle elezioni del Senato», spiega, «organismo che si deve costituire prima di esaminarmi. E la Giunta ha un regime, che è quello dell'autodichìa», una prerogativa tipica di alcuni organi costituzionali, che attribuisce a essi la titolarità a risolvere controversie interne all'istituzione. D'Alfonso intende seguire tutti i passaggi previsti, quindi, e la convocazione della Giunta per le elezioni (che potrebbe riunirsi a luglio) prima di prendere una decisione. Soltanto dopo che la convalida sarà andata a buon fine scatterà il termine dei 30 giorni entro i quali scegliere se restare alla Regione o andare al Senato. E quindi i 120 giorni per le elezioni. «Io rispetterò l'ordinamento», assicura, «e quindi solo dopo la convalida scatteranno eventuali incompatibilità a ricoprire i due ruoli». Nel frattempo si apre un altro fronte di scontro con i 5 stelle. Andrea Colletti, appena rieletto alla Camera rilascia un'intervista a Rai 3 nella quale afferma che «D'Alfonso ha commesso tantissimi errori. Era così concentrato sugli appalti di alcune ditte», afferma. Secondo il pentastellato quella di D'Alfonso è stata «una gestione davvero padronale dell'Abruzzo, per cui secondo lui poteva fare ciò che voleva dei suoi consiglieri e dei suoi assessori». A rispondere non è D'Alfonso, ma il neo deputato Pd Camillo D'Alessandro. «Ho ascoltato ciò che ha detto al Tgr Abruzzo il deputato Colletti sul concetto di gestione padronale riferita a Luciano D'Alfonso. Lo dica, ed eventualmente rinunci allo scudo parlamentare e si faccia giudicare», paventando una querela in tribunale. «Se non ha il coraggio», conclude, «almeno ora che le elezioni sono finite, accetti l'idea - per i grillini anomala - di un pubblico confronto su questo e su altri temi».

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