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Pescara, 24/07/2024
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Data: 07/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
D'Alfonso sceglie il Senato: darò corso alla procedura di legge. Nella giornata di ieri è venuta fuori anche una possibile data per le elezioni regionali, quella del 14 ottobre, ma frutto di un conteggio a spanne

L'AQUILA «Rispetterò alla lettera l'ordinamento regionale e nazionale. Le posizioni estemporanee dei relitti le considero come tali». Replica in questo modo il neo eletto senatore Luciano D'Alfonso a chi, già nelle primissime ore post voto, ha invocato le sue dimissioni da presidente della Regione: tanta opposizione, centrodestra e Cinque Stelle, ma anche fuoco amico, come quello che arriva dall'assessore ai Lavori pubblici Donato Di Matteo. Ma D'Alfonso si trincera dietro le procedure legali che dovrà affrontare a giorni. Ovvero rispettare l'ordinamento, che significa essenzialmente due cose: che, come previsto dal decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 («la carica di parlamentare è incompatibile con qualsiasi altra carica pubblica elettiva») il caso D'Alfonso approderà necessariamente alla giunta delle elezioni di palazzo Madama entro trenta giorni dalla proclamazione degli eletti; lì, come recita il regolamento, i casi vengono esaminati regione per regione, estraendo a sorte; il senatore viene avvisato ed entro trenta giorni deve produrre documentazione degli incarichi ricoperti; la eventuale opzione per il mandato parlamentare sarà poi valida «se accompagnata da una dichiarazione di dimissioni dalla carica riconosciuta incompatibile».
Quindi, a rigor di logica, il governatore, qualora decidesse di optare per il Senato, si dovrà presentare con le dimissioni in mano. Non è detto, poi, che il procedimento di valutazione da parte della giunta delle elezioni sia repentino: potrebbe concludersi anche in estate. In Regione, a quel punto, si aprirebbe un breve interim a guida Giovanni Lolli, vice presidente, fino al voto. Nella giornata di ieri è venuta fuori anche una possibile data per le elezioni regionali, quella del 14 ottobre, ma frutto di un conteggio a spanne.
LA DECISIONE
Il secondo aspetto riguarda le reali volontà di D'Alfonso. A sentire le sue dichiarazioni al Messaggero pare di capire che questa nuova sfida, pur all'opposizione e quindi distante dal «governo del fare» spesso evocato, possa intrigarlo. Anche per motivazioni squisitamente politiche: «Prendo atto che in Italia hanno vinto Cinque Stelle e leghisti. Una regola aurea che resiste a tutte le Repubbliche è che chi vince governa. Poi ho preso atto di un'altra lezione: chi fino ad oggi ha governato ha pagato pegno. Io che ho cercato per tutta la vita le amministrazioni attive e il potere per fare, comincio a desiderare l'attività dell'opposizione, anche per recuperare i cosiddetti esclusi, con un pensiero radicale. Il Pd, con la sua offerta politica, non è arrivato ad accendere luci e attenzioni su quanto ha fatto a livello nazionale e nei territori. C'è bisogno di ritrovare un pensiero radicale che metta dentro anche gli istinti. Errori? La rappresentazione plastica italiana descrive che va cambiato completamente il banco di lavoro. L'amministrazione non porta risultato elettorale, al contrario lo porta l'immaginazione al potere, propria dell'opposizione. L'opposizione è una medicina formidabile per ritrovare campo sociale e retroterra culturale». Dunque D'Alfonso parrebbe più che motivato a bere questa medicina, ancorché amara. «Mi metterò a fare quello che so fare dice -, cioè curare i dossier aperti. Poi il partito deve sottoporsi a un sinodo vero e proprio, chiamando a raccolta le migliori energie che ci sono e quelle che magari sono nella società e non nel partito. La richiesta di dimissioni? Non mi pare sia pervenuta, dopo di che non farò nulla di meno e nulla di più di ciò che contempla l'ordinamento».
GLI ATTACCHI
Come detto il pressing su D'Alfonso è già molto intenso. Il gruppo regionale di Forza Italia ieri ha diffuso una nota dura: «Ufficializzati i risultati elettorali, fatte le scelte, è opportuno che in Abruzzo non si perda ulteriormente tempo con le camarelle e si torni subito al voto per restituire piena operatività alla Regione al fine di trovare soluzione alle mille problematiche che il senatore-governatore D'Alfonso ci ha lasciato in eredità. Ma soprattutto tornare al voto significa mostrare rispetto per le migliaia di elettori che nella nostra regione non hanno semplicemente votato contro il centrosinistra, ma che piuttosto hanno espressamente e specificatamente bocciato l'era dalfonsiana e l'operato fantasma del Presidente che ora deve restituire libertà alla regione levando le tende con la sua giunta».
«Il Pd abruzzese è uscito con le ossa rotte dalle elezioni del 4 marzo scorso, registrando un risultato peggiore che nel resto d'Italia ha osservato il gruppo consiliare con l'elettorato di sinistra che è quasi interamente confluito nella macchina del Movimento 5 Stelle. Ma quello abruzzese è stato soprattutto un voto contro il personaggio D'Alfonso per due ordini di motivi: innanzitutto perché proprio il governatore era candidato in prima persona e, nonostante l'impegno profuso nelle ultime settimane a promettere fondi a destra e manca, la gente ha voluto esprimere la bocciatura sonora proprio nei suoi confronti, tanto che il Pd ha racimolato appena un risicato 13 per cento di preferenze e, conti alla mano, sembra che il Governatore se la sia cavata per il rotto della cuffia, salvato da appena 300 voti. In secondo luogo la concomitanza delle elezioni regionali in luoghi come la Lombardia o il Lazio smentisce la tesi dello stesso Governatore, secondo cui il governo di un territorio mal si concilia con il consenso elettorale. A questo punto ha concluso il gruppo riteniamo sia giunto il momento di voltare pagina».
«E' tempo di cambiare» è anche il tema della conferenza stampa annunciata per oggi dal Movimento Cinque Stelle. Un chiaro riferimento alla richiesta che arriverà dai grillini, strabordanti in Regione nel risultato delle urne, di tornare alle urne per palazzo dell'Emiciclo. Quando e con quali proposte sarà chiaro questa mattina dopo gli stati maggiori M5S in consiglio regionale.

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