TERAMO «Impressionante per numeri e dimensioni». Il sindaco di Castellalto e renziano della prima ora Vincenzo Di Marco non esita a definire così la batosta elettorale subita dal Pd su tutti i fronti. In lungo documento l'esponente Dem parte dagli errori commessi dal livello nazionale per soffermarsi su quelli abruzzesi invitando a farsi da parte il segretario Marco Rapino e il governatore Luciano D'Alfonso. «Troppo incomprensibile l'azione del governo regionale che ha puntato quasi esclusivamente su opere pubbliche che sono importanti ma a cui non bisognava riservare la priorità», osserva, «troppi "risultati" sbandierati e anche questi non prioritari per la gente che vive la difficile quotidianità». Bisognava puntare di più, secondo lui, sulle questioni sociali. «Anche le candidature regionali hanno giocato un ruolo determinante nella sconfitta a partire da come sono state concepite e da chi le ha determinate», spiega, «oggi abbiamo un Pd in Abruzzo ridotto a poco più del 10%, al di sotto della percentuale molto negativa del partito nazionale». Rapino, dunque, è accusato di essere stato «completamente appiattito sulla figura del governatore D'Alfonso che sulle candidature ha fatto il bello e cattivo tempo, ottenendo questi pessimi risultati». Forse la colpa non è tutta loro, tiene a precisare Di Marco, «sta di fatto che chi decide è bene che si prenda le sue responsabilità e di fronte a risultati negativi agisca di conseguenza». L'invito alle dimissioni è diretto. «La riflessione è necessaria, il cambio della guida del partito a livello regionale è irrimandabile», insiste il sindaco, «una gestione più collettiva e meno personalistica è quello a cui bisogna procedere subito». Gli eletti, in sostanza, si tolgano dai piedi. «Vadano a Roma a rappresentarci, liberino il partito dalla gestione ristretta», scandisce Di Marco, «si faccia un congresso di costruzione di un partito di sinistra che torni tra la gente, nelle piazze, nelle fabbriche, sui luoghi di lavoro, nelle periferie che gridano rivendicando ascolto e vicinanza». Questo di fatto ha dimostrato il voto di domenica che ha premiato Cinquestelle e Lega, sottraendo consenso proprio ai Dem. Il sindaco di Castellato dice di credere ancora nel Pd purché cambi contenuti di analisi e proposta politica. «Voglio impegnarmi ancora di più, otre che da sindaco e persona delle istituzioni, soprattutto da uomo politico», conclude, «nella costruzione di un partito che sia tra le persone e non pensi alle poltrone o alle carriere personali».Questo secondo lui è «l'unico percorso vero, autentico e popolare affinché tanti cittadini si ricredano e tornino a votare per la proposta e non per la protesta». Il risultato delle politiche induce alla riflessione anche "Ricostruire Teramo" che si prepara alle comunali con una propria lista civica. Per il presidente Demetrio Rosati emergono due dati a livello locale. «ll ridimensionamento delle forze politiche che hanno gestito il potere in città per lunghi anni», afferma, «e l'esistenza di spazi elettorali che possono essere riempiti». Questo vuoto dovrebbe essere riempito, dunque, dalle liste civiche tra cui quella di "Ricostruire Teramo", che annovera tra i suoi fondatori anche l'ex vicesindaco ed ex consigliere regionale di An Berardo Rabbuffo. A questo punta l'alleanza già costituita con altri gruppi svincolati da «tutori politici, capaci di dettare comportamenti e programmi» che puntino sulla trasparenza, sull'onestà e sull'efficienza per mettere in campo proposte concrete di rilancio della città.