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Pescara, 24/11/2024
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Data: 07/03/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Qui Pescara - La Chiavaroli si sfila: «Non correrò da sindaco». In arrivo Regionali e Comunali di Pescara, i non eletti studiano come riscattarsi

PESCARA Archiviate le elezioni politiche, senatori e deputati mancati tornano nei ranghi e guardano al futuro, ai prossimi appuntamenti elettorali. Nel 2019 si tornerà alle urne al Comune di Pescara, quando la giunta del sindaco Marco Alessandrini concluderà il mandato. Alla Regione si tornerà al voto ancora prima, si ipotizza ottobre, se il presidente Luciano D'Alfonso s non rinuncerà allo scranno romano da senatore. La politica pescarese riscalda i motori, dopo l'ondata pentastellata e leghista che ha ricoperto l'Italia da nord a sud.C'è cautela nelle dichiarazioni di chi non ha passato il turno nei due rami del Parlamento, da Antonella Allegrino, candidata alla Camera con le liste del centrosinistra, a Federica Chiavaroli, in corsa per il Senato con la lista civica popolare che fa capo a Lorenzin dopo anni di militanza nel centrodestra; da Carlo Masci, candidato al Senato con Forza Italia, a Guerino Testa, in campo con Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. Cautela e ottimismo, ma nessuno di loro si sbilancia su eventuali, future, candidature. L'unica posizione netta è quella di Chiavaroli, sottosegretario alla Giustizia nel governo Gentiloni, che alla domanda se pensa di candidarsi a sindaco della città, sgombra il campo da ogni dubbio: «Assolutamente no, per una serie di motivi anche personali. E' un mestiere troppo assorbente, mi sentirei continuamente tirata per la giacchetta. Una candidatura alla Regione? Neppure ci penso, troppo presto, aspettiamo, dipenderà dalle decisioni di D'Alfonso». «In questo momento», definisce Chiavaroli, che alleggerisce i toni sul compito che attende Sergio Mattarella con una battuta: "Come scrive El Pais, gli servirà la discesa dello Spirito Santo", «sono ancora al governo e svolgerò il mio lavoro fino in fondo. Attendo di capire la direzione del nuovo governo, le prime indicazioni si avranno dal 23 marzo quando si nomineranno i vertici di Camera e Senato e si comprenderanno meglio gli accordi, poi ci toccherà fare opposizione». Testa, che dice di essere «sereno» e di aver ricevuto «i complimenti di Meloni» per la campagna elettorale fatta in Abruzzo, anticipa la data delle elezioni regionali: «Dopo il tracollo verticale del Pd, si andrà al voto a ottobre: che D'Alfonso si dimetta è scontato». E lancia un appello affinché subito dopo l'insediamento delle Camere ci sia riunione immediata dei partiti del centrodestra per riprendersi Regione e Comune, dove ci presenteremo ma non prima di aver analizzato i dati di un voto che si presenta come un segnale di cambiamento, di rottura da parte dei cittadini. Fare il sindaco? Non ho deciso nulla: né per Comune né per Regione. Alle prossime elezioni pescaresi di sicuro si andrà al ballottaggio con i Cinque Stelle e per quanto riguarda il governo nazionale vorrei che il centrodestra non facesse apparentamenti con i grillini né col centrosinistra».Alla Regione urne aperte in autunno anche per Carlo Masci, che si dichiara «soddisfatto» di aver partecipato a una campagna elettorale «a cui bisognava essere presenti con lo scopo di combattere per il territorio, metterci la faccia a prescindere dal ruolo e dalla possibilità di cogliere il risultato a breve».Una risposta «convinta alla chiamata del partito e di Nazario Pagano», quella di Masci che analizza il futuro prossimo: «Il presidente D'Alfonso andrà via dopo 4 anni di governo disastroso, ma lo avrebbe fatto in ogni caso. L'ondata grillina e leghista si è ripercossa sul governo regionale, è stata punita la gestione improvvisata. I prossimi avversari del centrodestra saranno i pentastellati e il Pd sarà punito. La Regione la vinceremo noi, perché il partito ha aumentato i consensi e l'elettorato guarderà in faccia le persone e non i simboli». Comune o Regione, per Allegrino «è troppo presto per fare valutazioni», commenta l'assessore comunale, «per ora sono concentrata a portare avanti le politiche sociali. O si vince o si perde, il faro deve essere sempre il bene comune. Nel frattempo, bisognerà sedimentare il voto e confrontarsi con i compagni di viaggio. La sconfitta? Serve a vedere le idee in movimento. Aspetto che si creino gli eventi anche alla Regione, sulla base di quella direzione mi regolerò».

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