La conferma dal rapporto della Fondazione di Vittorio: impieghi poco qualificati, sottoccupazione e gap salariale. In media il reddito è inferiore del 24 per cento a quello maschile. Scacchetti (Cgil): dobbiamo continuare a batterci
“Il lavoro delle donne in Italia continua ad essere caratterizzato da segregazione occupazionale, impieghi poco qualificati, employment gap, sottoccupazione. Record negativi che allontanano ulteriormente il nostro mercato del lavoro dai livelli degli altri Paesi europei”. Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti alla vigilia dell’8 marzo.
Quanto sostenuto dalla dirigente sindacale si evince dai dati contenuti nel rapporto della Fondazione di Vittorio elaborato in occasione della giornata internazionale della donna, che evidenzia quanto “molto resta ancora da fare”. In particolare, la segretaria confederale lancia lancia l’allarme su alcuni aspetti messi in rilievo nello studio: “Nonostante la crescita della percentuale delle donne occupate, il gap tra il tasso di occupazione maschile (67,1%) e femminile (48,9%) resta di oltre 18 punti (dati provvisori Istat 2017), maglia nera tra gli stati dell’Unione europea insieme alla Grecia e inferiore solo a Malta. La forbice si allarga tra Centro-Nord e Sud del Paese: nel Mezzogiorno sfiora il 25% contro circa il 15% del resto della penisola (dati Istat primi tre trimestri 2017)”.
Inoltre, Scacchetti sottolinea che “le donne italiane risultano svantaggiate anche sul fronte della qualità e delle tipologie di occupazione”. Per quanto riguarda la prima “vi è un’incidenza maggiore del lavoro a termine e del ricorso al part-time (nel 2016 34% contro l’8,6% per gli uomini), specie involontario”. Per la seconda “in particolare colpisce lo sbilanciamento tra i lavoratori e le lavoratrici indipendenti con la quota femminile ferma al 31%, e il livello da un lato di segregazione di genere e dall’altro di prevalenza di genere raggiunto in determinati gruppi socio-professionali: se tra gli operai dell’industria e nella fascia alta di imprenditori e dirigenti le donne si attestano al 13,5% e al 26,7%, nell’assistenza alle persone e nei lavori non qualificati dei servizi , la quota raggiunta è pari all’88,2% e al 77,6% (elaborazioni su dati Eurostat 2016)”.
Infine, il differenziale di genere si traduce anche in termini di reddito da lavoro: "nel 2014, ultimi dati disponibili, il reddito guadagnato dalle donne è in media del 24% inferiore agli uomini (14.482 rispetto a 19.110 euro)". Il quadro delineato dalla FdV rende urgente per Scacchetti “favorire lo sviluppo e la crescita professionale delle donne in tutti i settori e in tutte le professioni perché decisivi per la crescita, in termini di Pil e di benessere complessivo della società. Il lavoro inoltre è la principale ‘arma’ di contrasto alla violenza delle donne". "Per questo - conclude - come ieri e per domani, la Cgil continuerà a battersi”.