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Pescara, 24/11/2024
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08/03/2018
Il Centro
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M5S: l'Abruzzo vuole tornare a votare. Marcozzi a D'Alfonso: hai meno del 14%, devi dimetterti subito. D'Alfonso: «No, io resto fino all'ultimo giorno». Così il governatore-senatore ribatte agli avversari che lo hanno battuto alle urne. E cita norme e giuristi che gli permettono di restare ancora sulla scena regionale |
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PESCARA Non è un fatto di norme o cavilli ma di volontà popolare. Luciano D'Alfonso deve dimettersi subito. L'Abruzzo vuole a tornare a votare. I 5 Stelle racchiudono in tre frasi, semplici e immediate, la loro strategia per conquistare anche la Regione. Ma guai a chiamarlo assalto a Palazzo Silone. «E' un salvataggio», ribatte Sara Marcozzi che subito dopo prende la mira e afferma: «D'Alfonso ha già fatto la sua carriera politica ma vuole tenere in ostaggio l'Abruzzo. È arrivato il momento di liberarci del suo ricatto». PAROLA D'ORDINE. Usa parole sprezzanti la leader abruzzese del M5S e non concede onore ai vinti. La parola d'ordine è dare il via anticipato ad una nuova e lunga, lunghissima campagna elettorale. «D'Alfonso dovrebbe dimettersi perché quasi un cittadino su due ha votato 5 Stelle, anzi dovrebbe abbandonare la politica per manifesta incapacità a governare», incalza la Marcozzi che, con il risultato ancora caldo che sfiora quota 40%, non perde tempo per passare al secondo grosso obiettivo politico del Movimento. PER ORA GLISSA. Ma a chi le chiede se sarà lei la candidata alla poltrona da governatore, dribbla la domanda e risponde con un enigmatico e indefinito «vedremo», anche se nella conferenza stampa di ieri mattina, nella stanzetta dei 5 Stelle nel palazzo regionale di piazza Unione zeppa di telecamere e giornalisti, la leader monopolizza la parola e non fa pronunciare sillaba a chi le sta accanto, Riccardo Mercante, Domenico Pettinari, Gianluca Ranieri e Pietro Smargiassi. PROVOCANTE. «Buongiorno presidente D'Alfonso», dice all'inizio Marcozzi guardando l'obiettivo del tablet che la riprende in diretta Facebook. Sono le 11 e un'ora dopo il governatore terrà la sua conferenza, mandata in diretta e seguita dai 5 Stelle. È una sfida a distanza reale, non virtuale. RIPETIZIONI. «La sanità in Abruzzo è stata lasciata completamente allo sbando», comincia a elencare Marcozzi, «sono stati chiusi ospedali in luoghi fondamentali per garantire l'accesso alle cure in ogni zona d'Abruzzo. Tagli effettuati in virtù di un fantomatico risparmio ma che di fatto hanno colpito solo i servizi e mai gli sprechi». E ancora: «Non è mai stato operato in ambito sanitario un piano di riduzione dei costi, tanto che si continua ancora a parlare di costruire ospedali in project financing». Chissà se D'Alfonso sta seguendo la diretta. Marcozzi va avanti e rincara: «Dopo 3 anni e mezzo di legislatura si riscontra un disastro nella gestione dei fondi europei. La Regione di D'Alfonso è riuscita a certificare solo l'1% dei fondi UE mettendo a serio rischio gli investimenti destinati al territorio abruzzese. E i conti non tornano neanche con i bilanci dell'Ente». Anche questo tema è già stato motivo di scontro appena qualche giorno fa. Ma questa, per i 5 Stelle, è una campagna elettorale nuova dove nulla è più inedito dell'edito. CONTI E BARONI. «I conti della Regione non sono in regola, lo diciamo da tre anni e più, e oggi arriva l'ennesima minaccia di commissariamento della Regione da parte della Corte dei Conti», sostiene la consigliera pentastellata che passa a parlare della crisi.«Il nostro è un tessuto economico basato sulle piccole e medie imprese», dice, «ma i numeri sono allarmanti: in Abruzzo negli ultimi tre anni hanno chiuso 2.500 imprese, si sono persi 11mila posti di lavoro e gli abruzzesi sono costretti ad emigrare altrove per cercare fortuna». Quindi un po' di propaganda diventata uno slogan fisso: «Una grande difficoltà è riscontrata anche per l'accesso al credito tanto da spingerci a creare, grazie al fondo che abbiamo accumulato con il taglio dei nostri stipendi, il microcredito Abruzzo, cercando di colmare anche dai banchi dell'opposizione una lacuna imperdonabile da parte di Regione Abruzzo».Ma secondo Marcozzi «imperdonabile è anche la negligenza della giunta regionale che non ha mai emanato la delibera per consentire agli abruzzesi la rottamazione delle cartelle Equitalia. Sarebbe bastato un atto degli "esperti" per permettere a migliaia di cittadini di diradare i debiti con l'ente di riscossione. Ma la giunta non lo ha fatto». IGNORO. D'Alfonso sta vedendo la diretta? E se lo sta facendo, perché nella conferenza stampa partita poco dopo, non ha replicato? Forse la risposta è semplice: non l'ha seguita, neppure quando la Marcozzi gli lancia l'ultima provocazione sui rifiuti di Roma: «Questa Regione è riuscita ad approvare un Piano che non solo non scongiura un inceneritore ma che permette alle altre regioni di venire a portare i rifiuti nel nostro territorio. Vedi il caso del Lazio in cui una regione a guida Pd come quella di Zingaretti ha accordato con la regione a guida Pd di D'Alfonso lo smaltimento dei rifiuti del Lazio, per manifesta incapacità del governo laziale di gestire i propri impianti». Sì, Marcozzi accusa anche il centrodestra. Ma sono frasi al rosolio che non fanno notizia. E a chi le ricorda che c'è un iter da seguire prima di tornare al voto, lei taglia corto: «D'Alfonso ha raccolto solo il 14%, gli abruzzesi non lo vogliono più». Che sarà il cavallo di battaglia dei 5 Stelle di questa nuova campagna elettorale.
D'Alfonso: «No, io resto fino all'ultimo giorno». Così il governatore-senatore ribatte agli avversari che lo hanno battuto alle urne. E cita norme e giuristi che gli permettono di restare ancora sulla scena regionale
PESCARA «Svolgerò pienamente le funzioni di presidente della Giunta regionale, e poi mi adeguerò a quello che prevede l'ordinamento». Taglia corto, il presidente-senatore Luciano D'Alfonso, incalzato dai Cinque stelle che ne chiedono a gran voce le dimissioni: «La Marcozzi», commenta, «ha i problemi suoi». E poi tira in ballo Costantino Mortati, «che non è un mio vicino di casa di Lettomanoppello, ma il più grande giurista di questa materia», per ribadire perché non se ne va dalla Regione, visto che è in attesa della convalida da parte della Giunta delle elezioni del Senato. Solo da quel momento in poi scatterà il conto alla rovescia per rimuovere la causa di incompatibilità col nuovo incarico. Tutto, naturalmente, «secondo i tempi richiesti dall'ordinamento giuridico». Tempi che potrebbero essere molto lunghi. «Sono interessato a portare l'azione di Governo di questa Regione fino all'ultimo giorno utile. Nelle prossime settimane», aggiunge, «definiremo la mappa della Zes, la questione dell'aeroporto, della ferrovia. Sto preparando un atto di 365 pagine per chi subentrerà, e se mi dovessero convocare al Senato», specifica, «non andrò con la macchina della Regione. Ho aspettato qualche giorno», dice nella sala della Regione intitolata a Filomena Delli Castelli, «per avere tutti gli elementi a disposizione prima di precisare cosa accadrà». VINCITORI E VINTI. Innanzitutto D'Alfonso riconosce che ci sono due vincitori, in queste elezioni: «Sono i 5 stelle e i leghisti. Poi ci sono gli sconfitti, e io parlo in ragione di questi ultimi, cui partecipo personalmente». Se da un lato il presidente ribadisce che la questione delle dimissioni da presidente della Regione si risolverà solo quando la giunta delle elezioni ne avrà certificato l'elezione a senatore, dall'altro non nega la debacle di cui il centrosinistra si è reso protagonista: «Abbiamo perso 70mila voti rispetto alle elezioni del 2013. Un dato che impegna molto, e io mi sento pienamente coinvolto da questa perdita di voti. C'è un problema in Abruzzo, nel Centro Sud e in Italia: in Abruzzo si chiama 70mila persone che non ci hanno rivotato dopo il 2013. Su questo fronte noi dobbiamo costruire una proposta e un'offerta politica che li recuperi. Aiuterò la ripresa dell'iniziativa politica del campo del centrosinistra, mettendo a disposizione esperienza, capacita di pacificazione, conoscenza di contenuti e tutto quello che servirà per una fase nuova caratterizzata da un'iniziativa politica e culturale che posa recuperare l'immaginazione e anche i tanti che si sentono esclusi. Farò il senatore d'Abruzzo, anzi, mi piacerebbe degli Abruzzi». NIENTE INCIUCIO. «Accordo tra Pd e cinque stelle? Io penso che devono governare quelli che hanno vinto. I 5 stelle hanno i numeri e la vittoria. Le proposte emerse sono anche capaci e di successo, e la campagna elettorale è stata molto efficace. Io mi sento collocato all'opposizione dal giudizio dei cittadini. Quello, (l'accordo, ndr) sarebbe un tradimento che scuoterebbe anche la saliva della Marcozzi. Su una misura, però dichiaro che voterò a favore, quella del reddito di cittadinanza, che costerà 75 miliardi l'anno. Mentre non posso votare il governo dei Cinque Stelle e dei Leghisti, voterò a favore di tutte le misure che aumenteranno i diritti dei cittadini, a cominciare dalla prima riguardante appunto il reddito di cittadinanza. La voterò tutte le volte che servirà». NUOVE ELEZIONI. Quando sarà il momento, assicura D'Alfonso, di chiamare gli abruzzesi a scegliere una nuova compagine di governo regionale, «il centrosinistra si presenterà più largo possibile, con idee che tengano conto anche di una certa radicalità di recuperare, perché dentro quella radicalità c'è la possibilità di recuperare 70mila persone che hanno detto sì a leghisti e 5 stelle e no al centrosinistra. Non appena si porranno le condizioni per pensare alla prossima campagna elettorale di sicuro investiremo energie, idee e uomini, però ci sono anche dei tempi per fare questo».
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