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Data: 08/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
D'Alfonso: «360 pagine di consegne a chi mi subentrerà»

PESCARA Non chiamatelo ancora senatore, perché Luciano D'Alfonso rimanda tutti al dettato scritto nel 66 da Costantino Mortati, uno dei più autorevoli giuristi del Novecento, in relazione alla doppia veste di parlamentare e presidente della Giunta regionale: «La convalida - spiega - è un atto della giunta delle elezioni del Senato. Attenderò questo passaggio e da quel momento scatterà il dies quo (il giorno di inizio della decorrenza). Sino ad allora svolgerò il mio ruolo di presidente della Regione». Una risposta a chi chiede le dimissioni immediate del governatore. Ma non c'è dubbio sul futuro ruolo di parlamentare: «Sto preparando un atto di 360 pagine per il passaggio delle consegne». Sul tavolo del vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, sta per piombare un faldone dove c'è un po' di tutto: dalla Zes (la Zona economica speciale), alla partita delle reti ferroviarie, dei porti, della viabilità...«Farò il senatore d'Abruzzo - conferma D'Alfonso - cercando di legare l'agenda nazionale a quella regionale. Mi ispirerò ai parlamentari migliori, aiuterò la politica dal campo del centrosinistra per avviare una nuova iniziativa culturale». D'Alfonso ha anche qualche suggerimento da dare dalle parti del Nazzareno sulla formula del nuovo governo della Nazione: «Ho aspettato qualche giorno per avere tutti i dati. Deve governare chi ha vinto: il M5S e la Lega di Salvini. C'è un risultato chiaro che colloca vincitori e sconfitti. In Abruzzo il Pd ha perso 70.000 voti rispetto al dato del 2013. Naturalmente - precisa il governatore - io mi sento pienamente coinvolto in questa sconfitta». La linea è dunque quella di Matteo Renzi e di gran parte del Partito democratico: nessuna alleanza possibile con il M5S, posizione che D'Alfonso è pronto a sostenere nelle sedi nazionali. Poi una risposta indiretta all'ultimo attacco subito dai pentastellati: «Posso anticiparvi che in Parlamento voterò a favore del reddito di cittadinanza, che costa 75 miliardi l'anno. Lo farò con tutti i provvedimenti che saranno proposti per aumentare i diritti dei cittadini». Come dire: poi, quando salteranno i conti dello Stato, dovranno richiamare noi per salvare il Paese dalla bancarotta. D'Alfonso fa le prove da statista, sapendo che in politica l'abilità più grande è quella di sapere cavalcare le pause tra una vittoria e una sconfitta. Un occhio a Roma, l'altro in Abruzzo: altro che dimissioni. Virtualmente, al di là di cosa ne pensasse Costantino Mortati, è come se stesse per cominciare adesso il suo doppio mandato tra un casello e l'altro dell'autostrada dei parchi.

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