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Pescara, 24/11/2024
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Data: 08/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Intervista a Giuseppe Santoro Passarelli - «Il nuovo Parlamento approvi norme più rigide sugli scioperi»

«Lo sciopero ha una motivazione nobile. E' stato proclamato contro la violenza sulle donne e il femminicidio. Detto questo causerà, come tante altre agitazioni, gravi disagi alla popolazione, ai cittadini, a chi c'entra davvero poco con questo tema. E poi, come spesso accade, è stato indetto da organizzazioni minori, poco rappresentative». Va dritto al punto Giuseppe Santoro Passarelli, Garante degli scioperi nei servizi pubblici e tra i massimi esperti di diritto del lavoro, alle prese con un nuovo blocco, previsto per oggi, dei trasporti pubblici locali e di altri settori nevralgici, come la scuola o la sanità. E anche nel comparto dei controllori di volo.
«Purtroppo - dice il Grante in questa intervista al Messaggero - questi sindacati minori, che hanno una manciata di iscritti, non si rendono conto che a pagare il prezzo più alto saranno proprio i più deboli che non hanno mezzi alternativi per arrivare al lavoro, gli studenti, gli operai».
Uno sciopero politico che cade in un momento politico particolare. Il nuovo esecutivo deve ovviamente ancora insediarsi e la ricerca di una maggioranza che lo sostenga è appena iniziato.
«Non sta a me entrare nel merito. Di certo lo sciopero provocherà gravi problemi nelle grandi città come Roma o Napoli».
Quanti aderiranno alle agitazioni?
«L'adesione allo sciopero è difficilmente pronosticabile. Probabilmente saranno pochi, ma riusciranno ugualmente a provocare tanti problemi e disservizi».
Forse è arrivato il momento di regolamentare in maniera diversa il diritto di sciopero: il Parlamento uscito di scena il 4 marzo non è riuscito a farlo e spetterà a quello entrante cambiare le regole.
«Il nuovo Parlamento dovrà affrontare il problema e noi siamo pronti a dare il nostro supporto, ma spetta a deputati e sanatori trovare la soluzione che contemperi il diritto di sciopero con quello, altrettanto legittimo degli utenti».
Una strada da seguire potrebbe essere quella già scelta da Confindustria e Cgil, Cisl e Uil per raffreddare i conflitti ed evitare disagi alla cittadinanza.
«Quell'accordo è una buona soluzione perchè certifica la rappresentatività dei sindacati tra i lavoratori. Da cui discende la possibilità di indire uno sciopero. Il nodo da sciogliere è semplice: estendere questo concetto. Per proclamare uno sciopero bisogna essere rappresentativi. Come detto serve una legge».
Il governo precedente ci ha provato ma poi si è arreso, non volendo scontrarsi con le sigle minori.
«Ci deve pensare il Parlamento. Credo sia opportuno fissare una soglia di rappresentatività. Fare manutenzione alle leggi vigenti che sono buone ma che sono ferme a 17 anni fa. Prevedono il preavviso, la durata, le motivazioni. Vanno integrate con la rappresentatività certificata».
L'anno scorso si sono registrati 17 agitazioni nel settore dei trasporti, un vero record. Cosa ci dobbiamo aspettare?
«Ripeto. Mi auguro che il Parlamento, nella sua autonomia, metta mano alla normativa».
Ma non sarebbe stato più opportuno precettare?
«Non spetta alla Commissione. Prefetto e governo devono valutare se esistono i requisiti per farlo. Se ci sono gravi motivi. Risconto solo che mentre i sindacati confederali e la Confindustria hanno trovato una modalità per dirimire alcune questioni, le sigle piccole e piccolissime continuano a proclamare agitazioni a raffica. Certamente non si può andare avanti a colpi di precettazioni, noi non siamo gli sceriffi».
Oggi la legge consente ai sindacati di indire le proteste ad intervalli di 10 giorni, non si può cambiare le regole?
«Ci stiamo lavorando. Il rispetto dei diritti degli utenti è un tema che deve riguardare tutto il sistema non solo il Garante. Di certo, e concludo, è singolare che un sindacato che non il diritto di bacheca, ovvero che non può esporre i propri comunicati in azienda, possa proclamare scioperi. E' un problema che va risolto dal legislatore».

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