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Data: 10/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il dopo voto in Abruzzo - D'Alfonso, è scontro sul doppio incarico

PESCARA Apparenti sfumature, diverse interpretazioni della norma, che diventano sostanza adesso che in gioco c'è la data per il ritorno al voto in Regione. La questione posta da Forza Italia riguarda la durata del doppio incarico di Luciano D'Alfonso, chiamato ad optare dall'ordinamento giuridico tra lo scranno di Palazzo Madama e la guida dell'esecutivo regionale. La scelta è già stata fatta, perché D'Alfonso ha chiarito che farà il senatore per portare l'Abruzzo a Roma. Ma ha anche precisato che questo avverrà soltanto dopo che la giunta del Senato, chiamata a pronunciarsi sulle eventuali incompatibilità degli eletti, si sarà espressa. Sino a quel momento continuerà a fare il presidente di Regione con pieni poteri. Interpretazione che ha messo in allarme prima l'ex ministro per le Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello (rieletto in Abruzzo con il centrodestra) e ieri i due consiglieri regionali di Forza Italia, Febbo e Sospiri, a detta dei quali D'Alfonso non può rinviare alle calende greche le sue dimissioni da presidente, visto che le norme fissano nella proclamazione degli eletti, e non nel pronunciamento della giunta del Senato, il momento in cui il governatore è chiamato ad esercitare l'opzione. Di mezzo c'è appunto la data del voto delle regionali: il 14 ottobre, come chiede con insistenza Forza Italia, o il prolungamento della legislatura che potrebbe addirittura arrivare a scadenza naturale secondo alcune interpretazioni.
«D'Alfonso gioca con le parole e scherza col fuoco - incalza Sospiri -. Dice che resta presidente quando tutti i principi costituzionali, compresi quelli enunciati da Costantino Mortati, da lui citato, fissano nella convalida degli eletti il termini da cui parte il dies quo (la decorrenza dei termini). Questo - precisa Sospiri - avverrà entro fine mese. E qui subentra l'ordinamento regionale, perché se entro il 30 aprile D'Alfonso non comunicherà la sua incompatibilità, nel primo consiglio regionale utile si procederà alla sua decadenza». A quel punto, osservano ancora Febbo e Sospiri, il vice presidente Giovanni Lolli è chiamato ad assumere la guida della Regione, con il mandato di portarla al voto entro 60 giorni. Dunque in ottobre.
«Non possiamo permetterci otto mesi di vuoto - incalzano i due esponenti di Fi -. E' vero, anche noi abbiamo allungato di sei mesi la legislatura, ma fu un errore. Se D'Alfonso non dovesse dimettersi dopo la convalida in Parlamento, ogni atto successivo rischierebbe di essere impugnato alla Corte dei conti». Argomentazioni contestate ieri da alcuni rappresentanti della maggioranza: il neo deputato Camillo D'Alessandro, l'assessore Silvio Paolucci, il capogruppo del Pd in Regione, Sandro Mariani e il consigliere regionale Luciano Monticelli, che hanno sostanzialmente ribadito la posizione di D'Alfonso: «Una cosa sono le regole e le istituzioni - ha esordito D'Alessandro -, un'altra la politica. I tempi sulle opzioni tra i doppi incarichi non le stabilisce né D'Alfonso, né la maggioranza, ma la legge». L'esponente del Pd ha invitato a tenere a mente i prossimi passaggi procedurali: «La proclamazione degli eletti con tutto ciò che ne deriva: insediamento delle Camere, elezione dei due presidenti, composizione dei gruppi parlamentari, insediamento della giunta che definisce i casi di incompatibilità. Quanto dura questa procedura? Nessuno lo sa - osserva D'Alessandro -, anche in considerazione dello stallo per la formazione del nuovo governo. Un istante dopo D'Alfonso, come ha già detto, lascerà l'incarico di presidente e scatteranno i regolamenti regionali che porteranno a nuove elezioni».
Paolucci ricorda che con Gianni Chiodi: «La destra ha chiesto di allungare la consiliatura, mentre ora chiede di accorciarla». Mariani prova a mandare un messaggio tranquillizzante: «Le attività regionali andranno avanti». Monticelli torna alla politica: «Da domani saremo nuovamente sul territorio a parlare con i cittadini». Una campagna elettorale mai finita. Forse, appena iniziata.

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