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Pescara, 24/11/2024
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Data: 10/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Salvini, offerta ai dem: esecutivo vero o si vota Ma incassa subito un no. La carica di sudisti, cervelloni, neri e rumeni «Io riciclato? E chi non lo è dopo i 20 anni...»

MILANO Naturalmente, l'apertura di Matteo Salvini al Pd perché appoggi alcune leggi del suo eventuale governo - «Spero che siano disponibili a collaborare per trovare una via d'uscita per il Paese» - è di natura tattica. Serve a farsi dire di no, e subito Ettore Rosato a nome del Nazareno ha detto «no», e a mostrare che quel senso di responsabilità richiesto dal presidente Mattarella la Lega non lo ignora.
Ma il vero obiettivo di Salvini è un altro: «Fare il governo del centrodestra, con qualche convergenza con altri su singoli punti, e se non si riesce ad arrivare a questo, nessun pastrocchio e subito al voto». L'idea di elezioni a breve, magari con una legge elettorale maggioritaria o comunque con un premio di maggioranza, stuzzica molto il capo del Carroccio. Il quale ha anche il problema di evitare che Berlusconi desalvinizzi la coalizione, e l'idea berlusconiana di Maroni o di Giorgetti o di Zaia premier (quest'ultimo ha detto subito di no e ieri era anche tutto contento alla presentazione degli eletti leghisti con Matteo a Milano) proprio come un tentativo di sgambetto lo vive Salvini. Il leader leghista, comunque, ai suoi a porte chiuse, ieri, ha assicurato: «Vedrete che da 183 che siamo ora arriveremo a un numero di parlamentari più alto». Immagina un graduale sgretolamento di Forza Italia e la possibilità di avvicinamento di qualche grillino da quel mare magnum incontrollabile dai vertici che è il popolo larghissimo dei parlamentari 5 stelle.
LINEARITÀ
Salvini ostenta sicurezza e calma. Non fa che sorridere, e mostrarsi padrone della situazione. Si sente nella condizione win win: se riesce a fare il governo ha vinto, se non ci riesce e gli altri pasticciano lui gonfia i suoi consensi. «Meglio di così si muore», si lascia sfuggire. E ancora: «Io non ho alcun tipo di ansia, c'è tempo per vedere come si sistemano le cose». La sua vera mossa non è quella dell'apertura a sinistra, ma quella rivolta verso i 5Stelle. Non in chiave governo ma in prospettiva di una legge elettorale - nuovo sistema bipolare e vinciamo noi o vincete voi, cannibalizzando Forza Italia e Pd - e da subito per un accordo sulle presidenze delle Camere. Giorgetti a Montecitorio e la Taverna a Palazzo Madama? O Calderoli (in ribasso e infatti ieri ah detto: «Ho mal di denti e non parlo», e non è da lui) al Senato e Fico alla Camera? L'idea di gruppi parlamentari uniti con Forza Italia e Meloni non lo esalta. Ma lui, lei e Berlusconi insieme andranno sul Colle per le consultazioni con Mattarella. Nuovo governo o voto è insomma la direttrice che non prevede varianti. E Salvini infatti ci tiene a ribadire: «Io ho un solo metodo politico che è quello della linearità».
I GIOCHETTI
Non vuole lasciare a nessuno, neanche eventualmente a qualcuno del suo partito, la possibilità di giochetti. «Se gli altri li fanno», spiega il leader ai suoi più stretti collaboratori, «li facciano. Noi andiamo per la nostra strada». Che è quella molto attenta a non stare solo nel Palazzo e a mantenere con l'Europa una dialettica critica ma senza esagerare. E ha scelto un tema molto popolare - le tasse: noi le vogliamo abbassare, mentre Bruxelles dice di alzarle - per cominciare a muoversi come se fosse già al governo.

La carica di sudisti, cervelloni, neri e rumeni «Io riciclato? E chi non lo è dopo i 20 anni...»

MILANO «Chi sono io?», sorride Maura Tomasi. E tutta fiera: «Sono quella che ha fatto fuori Franceschini a Ferrara. E che onore!». E lei chi è? «Io sono quello che ha detto a Matteo: capitano mio capitano, sventola il rosario in piazza perché gli italiani sono tutti cristiani. E lui lo ha fatto», narra il neo-senatore Simone Pillon, integralista del Family Day e poco amante dei gay. «Chi sono io? Un leghista da sei mesi. Un po' di Ivrea e un po' brasiliano». Luis Roberto Lorenzato è il suo nome. E parla come Falcao o Cerezo. Continuano ad uscire i 183 neo-eletti leghisti dalla sala del complesso monumentale delle Stelline - l'opposto del Pratone di Pontida, e dentro il cuore più prezioso della Milano più bella, di fronte c'è il Cenacolo leonardesco - in cui Salvini, senatore calabrese in quanto ha scelto di essere eletto in terra di nduja l'ex castigamatti dei meridionali, ha presentato tutti i suoi gioielli e ha detto loro: «Non fatevi ammaliare dalle sirene romane, mi raccomando. Restate voi stessi». Anche se Toni Iwobi, il nigeriano leghista accusato da Balotelli, è già un pezzo grosso del firmamento salviniano e solca la truppa dei cronisti scansando le telecamere e dicendo loro come fosse un sottosegretario d'antan: «Oggi vi dico una sola cosa, buona giornata». E fila via. Lei chi è? «Il più giovane parlamentare delle nuove Camere». Cioè Alberto Stefani, 25 anni. Prima chiede scherzando: «Alla buvette di Montecitorio lo danno il biberon?». Poi si fa serio e ripete, lui come tutti, ad ogni domanda politica «E' Salvini che decide». «Io sono quello che ha svelato lo scandalo degli arabi che non pagano al Museo Egizio», così si presenta un altro ragazzo, entrato alla Camera sbaragliando quei «palloni gonfiati del Pd»: Andrea Crippa, coordinatore dei Giovani Padani.
I SUDISTI
Ma ecco alcuni dei 23 eletti al Sud. Odorano un po' tutti di riciclo. Roberto Marti, eletto in Puglia dove la Lega ha preso il 6 per cento, ha un cravattone modello sudista stile Ccd-Udc-Cicì-Cocò. Lei viene dalla Dc o dal Msi? «Se uno non ha vent'anni è per forza ex di qualcosa». Infatti il leghista siculo Carmelo «Carmeluzzo» Lo Monaco ha cambiato dieci partiti tra quello di D'Antoni, quello di Buttiglione, quello di Pizza e via dicendo (sempre democristianeria anche cuffariana) più varie a date e ritorni con il movimento autonomista di Raffaele Lombardo ma assicura: «Mi offendo quando mi danno del cambiacasacca. Sono stato sempre coerente io». E i tre eletti nel Lazio, eccoli: Claudio Dunigon, William De Vecchis, Francesco Zicchieri. Vengono tutti dalla destra, per lo più sociale. Zicchieri è un ragazzo di Terracina, segretario del Carroccio nel Lazio, eletto a Frosinone: «Ovunque andassimo in campagna elettorale, appena facevamo il nome di Salvini ci spalancavano le porte delle case». Gente così. Nessuno di loro ha il fazzoletto verde. Anzi il verde lumbard è proprio sparito. E anche il Va pensiero. Hanno cantato «Tanti auguri a te», ieri, i nuovi parlamentari rivolti a Salvini che ha compiuto 45 anni.
I CERVELLONI
Ne ha 39 il suo principale collaboratore, ora onorevole, Giulio Centemero. Per metà italo romeno e anche po' libanese, tesoriere della Lega, esperto di yoga ma soprattutto di finanza agevolata, e carico di lauree e di master in Italia e all'estero. Sfoggia un inglese perfetto. Di cui si capiscono, a stento, parole come venture capital e private equity. Mentre Giulio sdottoreggia, e altri vantano i loro curricula accademici e professionali, passa il prof neo eletto Bagnai - economista anti-euro con zainetto sinistrese in spalla e golfone post-sessantottino addosso - e sorride: «Vedete che non siamo tutti trogloditi?». In effetti un po' è vero.

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