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Data: 10/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Di Maio aspetta la resa pd. Grillo ironizza sulle alleanze

ROMA «Ma siete proprio sicuri che la Lega stia aprendo le sue porte al Pd? Salvini sta spingendo i dem tra le nostre braccia», nel ghigno di questo parlamentare pentastellato c'è tutta l'attesa, e un velato pronostico che verrà verificato solo lunedì, al termine della direzione del Pd. In tuttoquesto, Beppe Grillo in un video di satira su Fb parla di «maggioranza con il 32 del M5S più il 10 diciamo del Pd». Lo fa, in costume, disegnando serio numeri sulla sabbia su cui poi salta sopra. Operazione perfetta per convincere gli attivisti più riottosi all'ipotesi. Il M5S, con la benedizione di Grillo, spera che Matteo Renzi si faccia da parte, che posi davvero la racchetta da tennis comparsa sul suo profilo social «o al massimo che si faccia un partito tutto suo, ma non tenga in ostaggio il Nazareno», fuma con fare finto annoiato lo stesso parlamentare. La strategia è ancora quella di inviare sherpa a destra e a sinistra respingendo con forza l'ipotesi di un governo di unità nazionale.
RESTARE UNITI
«È un momento delicato, bisogna restare uniti», è l'appello di Luigi Di Maio ai neoeletti e se ci fosse un governo Pd-Lega-FI, «vedremmo lo spettacolo con dei popcorn e il nostro consenso aumenterebbe». E allora sguardo puntato sul Def. Quello sarà un ottimo banco di prova per cominciare il dialogo con il Pd su un tema strategico: l'impostazione delle politiche economiche. Proprio dal mondo produttivo i pentastellati hanno ricevuto i feedback migliori: «Come candidato premier tra Di Maio e Salvini scelgono Di Maio». Infatti oltre ai canonici messaggi in bottiglia e telefonate riservate il M5S sta parlando con le associazioni di categoria, le confederazioni, il terzo settore. E le parti sociali incontrate dal M5S in questi giorni propendono per un governo M5SPd. I pentastellati non si sbilanciano ma facendo la tara sulle reciproche diffidenze ed empatie respirate nei salotti si stanno convincendo che il riformismo Pd, «con dei buoni sarti», dicono, possa adattarsi meglio al vestito elettorale disegnato dai Cinquestelle. Ma prendiamo la lettera che ieri Chiara Appendino e Sergio Chiamparino hanno scritto a quattro mani a Sergio Marchionne per chiedere un incontro e lumi sul futuro degli stabilimenti e dei centri di ricerca del gruppo FCA. Senso istituzionale si dirà ma questo Chiappendino (la crasi dei due cognomi di sindaca M5S A e governatore Pd) insieme per il futuro dell'industria automotoristica, qualcosa dice.
Saranno giorni molto interlocutori, lo sanno al comitato elettorale di Di Maio dove ieri c'è stato un vertice ristretto con il capo politico, Davide Casaleggio, Pietro Dettori, Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede, Emilio Carelli, Vincenzo Spadafora e Stefano Buffagni. Il candidato premier sta procedendo, come da statuto, alle nomine. Dopo aver designato i due capigruppo, Giulia Grillo alla Camera e Danilo Toninelli al Senato, «molto graditi al Colle», precisano dal M5S, Di Maio conferma piena fiducia allo staff comunicazione, a Rocco Casalino, ex responsabile dell'ufficio stampa del Senato che ora passerà alla Camera al posto di Ilaria Loquenzi che invece andrà a Palazzo Madama. «Il 32% ottenuto alle politiche è anche merito loro», dice Di Maio alla platea di neoeletti che ieri si sono presentati a Roma dopo aver ricevuto un invito via mail. Invito mandato e ricevuto anche da tutti i sospesi per la vicenda bonifici. Ieri infatti c'era Giulia Sarti che è stata perdonata. D'ora in poi i parlamentari dovranno restituire una cifra fissa. Intanto Enrica Sabatini dell'associazione Rousseau promette novità: una scuola di formazione tutta online, una Frattocchie 2.0. Davide Casaleggio alle new entry ha spiegato il senso della piattaforma: «Non vi chiederò mai di presentare o cambiare una legge ma vi chiederò sempre di partecipare su Rousseau».

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