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Data: 11/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Democrat, Rapino rimette il mandato «Gli altri segretari facciano lo stesso»

PESCARA Nel Pd il primo passo indietro lo fa il segretario regionale Marco Rapino, che dopo la riunione di venerdì ha rimesso l'incarico nelle mani del suo partito invitando i quattro segretari provinciali a fare altrettanto. Non si tratta ancora di dimissioni vere. Occorrerà aspettare la direzione regionale di mercoledì prima di capire la portata e le conseguenze del gesto. Poi seguirà l'assemblea. Ma a una settimana dal voto è questo il primo segnale forte che arriva dal Partito democratico dopo la batosta delle urne.
«La sconfitta è stata netta e chiara - commenta Rapino -, il dato che abbiamo di fronte deve indurci a una forte riflessione e non farci entrare in discussioni tattiche che le persone continuerebbero a non capire». A cosa si riferisce il segretario dimissionario? Prima di comporre le liste di Camera e Senato, Rapino aveva invitato i segretari provinciali (chiamati ad offrire la rosa dei nomi) a gettare lo sguardo sulla società civile. Insomma, a non fermarsi agli apparati. Più facile a dirsi che a farsi, visto che nel partito di D'Alfonso era già complicato tenere a bada gli uscenti. Figuriamoci gettare uno sguardo oltre il perimetro dell'establishment regionale. Oggi il segretario del Pd accompagna la nota con cui rimette il mandato con la stessa raccomandazione: «Serve un partito in grado di tornare tra la gente, di riaprirsi al confronto vero con la società civile. E' questo che i cittadini si aspettano da noi, ed è questo ciò che dobbiamo fare». Messaggio un po' tardivo, forse. Perché il pieno dei voti dei cittadini lo hanno fatto quelli del Movimento 5 Stelle. L'altra raccomandazione è di «rinvigorire l'alleanza civica per ridefinire l'agenda del governo regionale e un programma di fine mandato che non venga dall'alto - insiste il segretario - ma dal basso, dalla politica, dai partiti, dai cittadini». Sempre loro. Già, perché è come se la campagna elettorale non fosse mai finita visto che le regionali sono alle porte dopo l'elezione di D'Alfonso a Palazzo Madama. E mentre si litiga sulle procedure e sui tempi che dovrebbero riportare gli abruzzesi alle urne, nel centrodestra si apre un altro derby che vede in campo Lega e Forza Italia per la scelta del candidato presidente della coalizione. Il coordinatore del partito di Matteo Salvini, Bellachioma, ha detto chiaramente che tocca a loro, considerata la crescita esponenziale di una forza politica passata dal 2,5% delle precedenti elezioni al 14. Ma in Abruzzo il risultato degli alleati è avanti di qualche punto percentuale e ieri il coordinatore regionale di Forza Italia, Nazario Pagano, ha fatto capire che la partita a due nel centrodestra è aperta: «Il nostro risultato è stato uno dei migliori d'Italia, a fronte di un centrosinistra che crolla ovunque nonostante la campagna personalistica di D'Alfonso». La pretesa della Lega di guidare l'assalto alla Regione? «Ognuno - sottolinea Pagano - proporrà i propri candidati da portare sul tavolo nazionale. Ricordo, però, che è stata Forza Italia ad arrivare prima in Abruzzo. E, come avvenuto in campo nazionale con il riconoscimento della leadership a Salvini, direi che, adottando lo stesso criterio, adesso tocchi a noi. Poi se dovessero presentarci il Maradona della politica...».
Ma di Maradona al momento non se ne vedono, neanche in un centrosinistra mortificato dal voto del 4 marzo e disorientato dalla scelta del governatore di optare per il seggio del Senato, dopo il mandato ricevuto sette giorni fa dagli elettori. Uno scenario piuttosto complicato per il Pd, che apre un vuoto nella leadership regionale, aggravato dalle ricadute che il risultato drammatico delle politiche potrebbe avere sul territorio. Un vuoto che non sarà facile colmare nel giro di qualche settimana in un quadro apparso già complicato prima del 4 marzo, per le difficoltà nel gestire le fibrillazioni interne alla giunta D'Alfonso.

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