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Pescara, 24/07/2024
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Data: 11/03/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Via libera alle estrazioni in Adriatico. Bocciati i ricorsi di Abruzzo e Puglia: si potranno usare le "cannonate" di aria compressa per trovare l'oro nero in mare. La Sentenza del Consiglio di Stato

PESCARA Possono ripartire le ricerche con l'Air gun, la tecnica utilizzata dalle società petrolifere per scoprire idrocarburi nei fondali del Mare Adriatico.La quarta sezione del Consiglio di Stato, infatti, ha respinto i ricorsi presentati dalle Regioni Abruzzo e Puglia contro il Ministero dell'Ambiente e la società Spectrum Geo Ltd. Entrambe le regioni chiedevano l'annullamento del parere di compatibilità ambientale rilasciato dal Ministero dell'Ambiente che aveva autorizzato i "permessi di prospezione" lungo le coste di Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia. Già il Tar Lazio, nel 2016, aveva detto no al ricorso di primo grado della Regione Puglia, che si era rivolta al Consiglio di Stato sperando in un ribaltamento della sentenza. Stesso copione per il ricorso di primo grado dell'Abruzzo, finito prima di nascere e rigettato nel 2015 per un errore nella notifica dell'atto, inviato a un vecchio indirizzo della società. Errore, che i giudici avevano definito non scusabile, prima di dichiarare inammissibile il ricorso abruzzese.Ma la Regione Abruzzo, decisa a riprovarci, si era agganciata alle iniziative giudiziarie intraprese dalla Puglia. Anche in questo caso i giudici del Tar avevano stoppato sul nascere l'iniziativa abruzzese per il principio del ne bis in idem, in base al quale il giudice non può pronunciarsi due volte sullo stesso argomento in presenza di un giudicato. In primo grado, quindi, i giudici si erano pronunciati nel merito solo in relazione al ricorso presentato dalla Puglia, guidata da Michele Emiliano, che aveva deciso di condividere le rimostranze dei Comuni costieri secondo i quali le ricerche petrolifere in mare avrebbero causato danni gravissimi alle attività della pesca. Tesi non condivisa dal Tar, che aveva stabilito come il programma proposto riguardasse solo valutazioni di natura sismica, anche se da correlare ad attività di ricerca del petrolio. L'area, inoltre, sempre secondo i giudici del Tar Lazio, si trovava oltre la fascia protetta compresa nelle 12 miglia. Contro le sentenze di primo grado sia l'Abruzzo, sia la Puglia, hanno presentato appello. Ma anche questo secondo tentativo si è rivelato inutile. L'Abruzzo, infatti, ha rimediato una nuova bocciatura, sempre con la medesima motivazione: «L'appello è infondato e deve essere respinto». Egual destino, con motivazioni diverse, per le tesi sostenute dalla Puglia, che aveva provato anche a tirare in ballo un progetto di ricerca sul monitoraggio e conservazione dei cetacei in Italia, e il principio di precauzione in base al quale non ci sono abbastanza elementi per dire se gli "air gun" sono rischiosi. «I motivi», scrivono i giudici, «sono in parte infondati e in parte inammissibili». Le spese sono state compensate e le trivelle sono pronte a riprendere le ricerche del petrolio in mare.

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