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Pescara, 24/11/2024
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12/03/2018
Il Centro
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Così le Regioni chiedono più autonomia. Intese tra governo, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna. Al lavoro Puglia e Campania. L'Abruzzo ci penserà (forse) dopo il voto |
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PESCARA Il 28 febbraio scorso i presidenti di tre Regioni, Roberto Maroni (Lombardia), Luca Zaia (Veneto), Stefano Bonaccini (Emilia Romagna) hanno incontrato a Palazzo Chigi il sottosegretario Gianclaudio Bressa per la firma di tre accordi preliminari ad altrettante intese per l'attribuzione di maggiori forme di autonomia alle rispettive Regioni. Sullo stesso tavolo sono al lavoro i governatori di Puglia, Campania, Liguria e Piemonte. In sostanza, un terzo delle regioni italiane, tra cui alcune tra le più ricche, sta lavorando per strappare fette di autonomia allo Stato centrale su materie importanti come lavoro, sanità, istruzione, ambiente, rapporti con l'Unione europea. Il tutto dentro la norma costituzionale, poiché l'articolo 116 della Costituzione prevede espressamente che le Regioni possano richiedere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia per le materie di competenza esclusiva dello Stato o per le materie concorrenti. Non è illogico pensare che siamo in presenza di un primo passo destinato a mutare profondamente i rapporti tra Regioni e Stato centrale. E che la platea delle Regioni sarà destinata ad ampliarsi. L'Abruzzo, al momento, non ha manifestato particolare interesse ad affrontare il tema (la nostra è una regione piccola con una forza fiscale impositiva modesta e dunque fortemente dipendente dai trasferimenti statali e il governatore Luciano D'Alfonso ha commentato le iniziative dei colleghi presidenti dicendo che vedrebbe meglio un impegno sulle macroregioni). Ma certamente non si potrà eludere il tema della competitività tra territori che la maggiore autonomia di alcune Regioni porrà all'intero sistema delle autonomie locali.Al centro di questo discorso c'è l'attribuzione di risorse e l'autonomia fiscale, evidenziata quest'ultima già in forma spettacolare, ma non vincolante, con le consultazioni referendarie di Veneto e Lombardia del 22 ottobre scorso. Come si ricorderà, in Veneto il 98 per cento dei votanti si espresse per il sì alla maggiore autonomia; in Lombardia il 95 per cento. Su una platea di elettori che in Veneto è stato del 57 per cento e in Lombardia del 38 per cento, con una adesione trasversale ai partiti e agli amministratori locali.Per ottenere la maggiore autonomia non basterà naturalmente firmare le intese. Occorrerà una legge dello Stato che il Parlamento sarà chiamato ad approvare a maggioranza assoluta dei componenti. Ma veniamo all'oggi. La firma preliminare alle intese (che avranno durata decennale) riguarda "i principi generali, la metodologia e le materie" per l'attribuzione dell'autonomia differenziata, le verifiche e il monitoraggio, le "modalità per l'attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali", gli investimenti. Al momento le intese verteranno su quattro materie: politiche del lavoro, istruzione, salute, tutela dell'ambiente. Concentriamoci sulla salute. Le intese daranno alle Regioni una maggiore autonomia rispetto ai vincoli di spesa per il personale; una maggiore autonomia in materia di accesso alle scuole di specializzazione di medicina, previo accordo con le università presenti sul territorio, compresa la programmazione delle borse di studio per i medici specializzandi. Sul lato degli assistiti, le Regioni avranno maggiore autonomia rispetto al sistema tariffario, ai rimborsi, alle remunerazioni e alle compartecipazioni; e anche le Asl avranno più autonomia di governance "al fine di garantire un assetto organizzativo efficiente della rete ospedaliera e dei servizi territoriali e di supporto" (non sfugge quanto potrebbe essere importante questa misura per l'Abruzzo, dove sono ancora forti le tensioni tra Regione e territori sull'applicazione del decreto Lorenzin per la riorganizzazione della rete ospedaliera). Importante anche la parte sull'istruzione dove si dà alla Regione, per esempio, più autonomia per la dotazione dell'organicoCerto, siamo solo ai primi passi, ma è evidente che, comunque vadano le cose a Roma, l'argomento della maggiore autonomia dei territori sarà centrale nella legislatura che si sta aprendo.
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