PESCARA Regione narcotizzata dal voto del 4 marzo. E' vero che domani, all'Emiciclo, riprenderà il lavoro delle commissioni. E' anche vero che il neo senatore Luciano D'Alfonso ha rimesso in piedi l'agenda di governo rinviando alla convalida della sua nomina a Palazzo Madama ogni iniziativa parlamentare. Ma nessuno sa ancora quando sarà convocato il prossimo consiglio regionale. Soprattutto non è chiaro cosa accadrà nella maggioranza di centrosinistra chiamata ad accompagnare la legislatura sino al voto anticipato. L'idea comune è che il consiglio regionale non sarà convocato prima della convalida degli eletti. Le due Camere si riuniranno il 23 marzo, dunque i lavori dell'aula non potranno riprendere prima di fine mese. Dove si porrà subito un'altra questione: la surroga del presidente D'Alfonso e del consigliere regionale Camillo D'Alessandro, eletto alla Camera dei deputati. Una volta che i due avranno esercitato l'opzione prevista dall'ordinamento giuridico, rispetto alla incompatibilità del doppio incarico (Regione o Parlamento), l'Emiciclo dovrà infatti provvedere alla ratifica dei due successori. Nel caso di D'Alessandro si tratta del primo dei non eletti del Pd nel collegio di Chieti: Antonio Innaurato (per tutti Tonino), l'ex sindaco di Gessopalena che dopo avere festeggiato l'elezione a consigliere regionale, la mattina del 15 maggio 2014, subì qualche giorno dopo la beffa del riconteggio dei voti da parte della Corte d'Appello dell'Aquila. Lo scranno del consiglio regionale fu infatti assegnato ad Alessio Monaco, eletto con Regione Facile, mentre Innaurato finì nel limbo: la lista di attesa riservata ai primi dei non eletti. Più complicata la surroga di D'Alfonso. Se il governatore opterà per il seggio del Senato, a prendere il suo posto in consiglio regionale sarà il primo dei non eletti tra la lista della coalizione che ha ottenuto il maggiore resto alle ultime elezioni regionali. E non è escluso che tocchi ancora una volta al Pd. Tante incognite che hanno spinto il consigliere del M5S, Domenico Pettinari, a insistere per le immediate dimissioni di D'Alfonso dalla carica di governatore: «L'Abruzzo non può permettersi di rimanere ulteriormente ostaggio del presidente-senatore».