ROMA Silvio Berlusconi prepara i piani di difesa. Nel primo pranzo di famiglia ad Arcore post-elezioni è stata ribadita la strada della responsabilità. Leali a Matteo Salvini, ma niente gioco allo sfascio. Tra il segretario del Carroccio e l'ex premier è braccio di ferro. L'incontro dei tre leader del centrodestra, inclusa la Meloni, è previsto per questa sera (ieri c'è stata una telefonata tra Silvio e Matteo): Berlusconi proverà a smontare il tavolo che il partito di via Bellerio si appresta ad apparecchiare con i Cinque Stelle per spartirsi le presidenze delle Camere.
Il Cavaliere è consapevole che l'accordo Lega e M5s prevede la coppia Giorgetti-Toninelli (il primo a Montecitorio, il secondo a palazzo Madama), per poi portare avanti il tentativo in Commissione Affari costituzionali di cambiare la legge elettorale introducendo un premio di maggioranza per nuove urne a ottobre. «Così distruggerebbe tutto e darebbe il Paese in mano ai Cinque Stelle», il refrain ad Arcore. L'unica strategia al momento è cercare di logorare la candidatura a premier del leader della Lega. Ci provi questo il ragionamento - a formare un governo, altrimenti rinunci alla corsa per palazzo Chigi. «Senza di noi la Lega non va da nessuna parte», il messaggio arrivato a Salvini. «Presenteremo un programma economico alternativo e chiederemo in Parlamento i voti per governare», afferma quest'ultimo.
STRADA STRETTA
La strada è stretta ma per il giovane Matteo i margini devono essere ampi, altrimenti meglio andare a votare. «Non andremo ha tuonato - mai al governo se non potremo realizzare quello che ci siamo proposti di fare: via la legge Fornero, riduzione delle tasse, blocco dell'immigrazione clandestina, revisione dei trattati europei». Tutti punti sui quali è improbabile che ci saranno convergenze. Il piano B del Carroccio prevede le elezioni per aumentare ancor di più i consensi a danno di FI e FdI. Resta il no, invece, ad eventuali esecutivi di scopo o con tutti dentro. «Si tradirebbero gli elettori», la tesi. Ma l'ex premier vuole mettere sul piatto altre variabili. Un governo Zaia, per esempio, oppure una guida moderata con il sostegno dei dem, magari all'ultimo giro di consultazioni dopo gli accorati appelli di Mattarella.
La prima partita che si giocherà è quella di palazzo Madama: in lizza c'è Paolo Romani, ma per FI non è una condizione esiziale. Renato Brunetta ha aperto a una presidenza al Pd «nella linea di un percorso da costruire, di un appoggio esterno ad un prossimo governo». «Gli italiani non ci hanno votato per riportare Renzi al governo, e neanche Gentiloni», lo stop di Salvini irritato per l'ennesimo appello del Cavaliere ai democrat. «In mancanza di una costruzione comune per formare un esecutivo per le presidenze delle Camere deve valere il criterio della rappresentanza dell'elettorato. Vadano a M5S e Lega», dice Siri, stretto consigliere di Salvini.
Venerdì ad Arcore è arrivato anche Verdini (in FI però qualcuno dice che non è stato ricevuto direttamente dall'ex presidente del Consiglio) per perorare la causa di un nuovo patto del Nazareno. Berlusconi resta alla finestra, si è appellato al Pd affinché «si faccia carico della responsabilità del governo» e continua a ripetere che occorre «guardare agli interessi del Paese». Un invito all'alleato ad ammorbidire le posizioni. «Noi sottolinea l'ex vicecapogruppo azzurro Occhiuto saremo leali a Salvini ma lui deve essere leale all'alleanza del centrodestra».
IL TAVOLO DEL FRIULI
FI punta a fare di tutto per evitare un nuovo voto. Il piano prevede di lasciare alla Lega il candidato in Friuli (dovrebbe essere Fedriga) e di strappare al Carroccio almeno un appoggio esterno ad un esecutivo di transizione qualora Salvini non trovasse un accordo politico in Parlamento («non bastano singoli parlamentari», ha affermato il Cavaliere in un'intervista alla Stampa). Senza un'intesa si rischia la rottura nel centrodestra. Berlusconi è pronto alle mani libere, tanto che qualche dirigente non esclude che possa addirittura partire un governo M5S con il meccanismo dell'astensione tecnica. Il Cavaliere ribadisce di non voler mai un'alleanza con i 5Stelle ma nel nome della stabilità «Berlusconi potrebbe fare accordi anche con il diavolo», ipotizza un esponente nel centrodestra. E se la Lega volesse andare subito alle urne in FI si pensa a stringere un asse con Fdi: «La Meloni è in difficoltà, potrebbe fare la destra di FI». Scenari prematuri ma che danno il segno della tensione nel centrodestra.