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Data: 13/03/2018
Testata giornalistica: Il Centro
«Mai con i Dem». Salvini fissa i paletti. Gelo con Forza Italia. La Lega vuole spartirsi le presidenze delle Camere con il M5s. Brunetta invece propone di concedere una Camera al Pd. Di Maio non si rassegna,vuole il Pd. Il programma punta a sinistra. Spaccatura a Torino sulle Olimpiadi

Base comune, partire dai voti a disposizione del centrodestra in Parlamento e cercare di costruire una maggioranza. Ma fra Lega e Forza Italia, che hanno in agenda un confronto al vertice fra pochi giorni, continuano a pesare frizioni e divergenze su come arrivare al risultato. La prima strada è quella caldeggiata da Matteo Salvini, che è disposto ad aprire un confronto diretto coi 5 Stelle sulle presidenze delle Camere, forte del primato nella coalizione, ma senza reclamare il governo a tutti i costi, anche per evitare che un fallimento depotenzi il risultato elettorale. La seconda, suggerita invece da Silvio Berlusconi, che pure rivendica al centrodestra e allo stesso Salvini di indicare la soluzione «più opportuna», guarda «anche al Pd» per scongiurare la prospettiva di un ritorno alle urne, considerato come un «pessimo segnale per la democrazia». Salvini è stato tranchant, di fronte alle parole che Berlusconi ha affidato a un'intervista al quotidiano la Stampa. «Gli italiani - ha detto il leader del Carroccio al termine della prima riunione del Consiglio federale post-voto - non ci han votato per riportare Renzi al governo, e neanche Gentiloni». Anche perché, è stato il suo ragionamento, «non andremo mai al governo se non potremo fare quello che vogliamo realizzare: cancellare la legge Fornero, controllare l'immigrazione clandestina, ridiscutere i trattati europei. Su questi punti, chiederemo in Parlamento i voti». Ma il primo passaggio istituzionale sarà appunto la scelta dei presidenti di Camera e Senato. Salvini ha negato problemi con Forza Italia («ci vediamo questa settimana»), ma ha già lanciato segnali al Movimento 5 Stelle per dividersi le due massime cariche del Parlamento. «È giusto che decida chi ha vinto le elezioni, cioè Lega e M5S», ha rimarcato il capogruppo leghista uscente al Senato, Gianmarco Centinaio. Diversa l'ipotesi lanciata da Renato Brunetta, capogruppo uscente di FI alla Camera, secondo il quale è il centrodestra nel suo insieme che ha vinto e che «potrebbe anche dire 'diamo una presidenza delle Camere al Pd, nella linea di un percorso da costruire, di un appoggio esterno al prossimo governo». Due linea agli antipodi, in pratica. Del resto era stato proprio Berlusconi a dire che «anche su questa materia il risultato elettorale non consente alcun automatismo» e che «le presidenze delle due Camere, soprattutto in una situazione complessa come questa, devono essere figure di alto profilo istituzionale e di garanzia per tutti». «Naturalmente - ha assicurato l'ex premier - Forza Italia è in grado di esprimere figure perfettamente adeguate a questi ruoli». Ma dietro il paravento delle parole, c’è la volontà degli azzurri di guardare al Pd. Quando Salvini e Berlusconi si vedranno avranno una bella gatta da pelare.

Di Maio non si rassegna,vuole il Pd. Il programma punta a sinistra. Spaccatura a Torino sulle Olimpiadi

Dopo gli «sberleffi» sulle code ai Caf per richiedere il reddito di cittadinanza e nel giorno in cui Bankitalia rinnova l'allarme per la crescita della povertà, il M5s torna all'attacco con la sua ricetta per far ridare slancio all'occupazione. Un piano che non parla solo di reddito di cittadinanza ma che rilancia una serie di azioni che sembrano ancora una volta strizzare l'occhio a sinistra. Dall'attesa direzione Pd, tuttavia, non sono uscite per Luigi Di Maio aperture al dialogo. «Gli italiani si aspettano responsabilità da chi ha fatto questa legge elettorale, ma assistiamo ai soliti giochi di potere sulla pelle dei cittadini» commenta deluso il candidato premier del M5s. Che continua a farsi ombra e strada seguendo lo stesso sentiero aperto dal Presidente della Repubblica: quello del richiamo alla responsabilità, entrando in pressing sui dem. Parallelamente, il leader 5s getta i suoi ami. E mentre deflagra la vicenda delle Olimpiadi invernali nella seconda più importante città governata dai 5 Stelle, sul blog compare un intervento del candidato ministro del Lavoro del M5s, Pasquale Tridico. Più che lo smantellamento della legge Fornero, su cui le vedute con la Lega di Salvini coincidono, le parole d'ordine sono altre. E strizzano l'occhio alle varie anime del centrosinistra. Si torna a sentir parlare della «riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario» ma anche di concertazione tra governo, imprese e lavoratori. E torna la proposta del programma sul salario minimo orario, uno dei punti clou anche del programma del Pd. Di Maio insomma semina in attesa di un raccolto per un governo del cambiamento mentre si stringono i tempi per una decisione sulle presidenze delle Camere. Né il M5s né la Lega intendono legare la partita alla questione del governo ma per il Carroccio, che avrebbe cercato di sondare le intenzioni dei 5 Stelle, la partita è più complicata perché si intreccia anche con quella delle ambizioni interne al centrodestra. «Siamo consapevoli di avere un compito difficile ma queste elezioni ci hanno dimostrato che nulla è impossibile» commenta con ottimismo la prossima capogruppo M5s a Montecitorio, Giulia Grillo. Intanto gli eletti, invitati a studiare i primi rudimenti dei regolamenti parlamentari sulla piattaforma Rousseau (anche se sul Senato non sono aggiornati sulla recente riforma), si preparano a seguire i corsi di formazione che verranno allestiti per loro in Parlamento.

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