ABRUZZO. Se da un lato il presidente-senatore, Luciano D’Alfonso ha fatto capire che è sua intenzione stiracchiare i tempi per allontanare lo spettro delle elezioni regionali, dall’altro lato c'è chi lancia messaggi più netti e diretti e sostiene che sia l'ora di tornare a votare.
No, non sono i grillini e nemmeno quelli del centrodestra ma gli (ormai ex) assessori regionali.
Donato Di Matteo e Andrea Gerosolimo, da tempo in rotta con D’Alfonso e la sua maggioranza, spesso assenti quando si trattava di votare delibere determinanti (come quelle sulla Sanità), quest'oggi hanno firmato una lettera di dimissioni.
Lasciano la squadra di governo e chiedono a D’Alfonso di farsi un esame di coscienza perché il risultato elettorale è stato disastroso.
I due sostengono che, sicuramente, sulla debacle avranno influito pure fattori esterni, nazionali ed internazionali, ma che il problema grosso risieda negli errori maturati all'interno della Regione.
E così dopo mesi di battaglie ‘in casa’, soprattutto da parte dell'assessore Di Matteo che ha sempre detto di non voler lasciare la giunta per combattere il virus dall'interno, i due hanno deciso di andar via.
Subito dopo il risultato elettorale Di Matteo, ritornando sulla «organizzazione leaderistica personale del Pd in cui il potere di vita e di morte appartiene al capo ed è assoluto», aveva chiesto a D’Alfonso e ai vertici del partito di dimettersi.
Per il momento nessuno si è mosso e quindi il primo ad alzarsi è stato lui, insieme a Gerosolimo.
«Abbiamo il dovere morale», scrivono i due, «di riconoscere lo scollamento che si è creato tra noi e la gran parte dei cittadini abruzzesi. Siamo passati dall’altissimo gradimento, ricevuto in occasione delle elezioni regionali del 2014, al deludente risultato delle ultime elezioni politiche».
Come detto, secondo i due assessori sarebbero tanti i fattori di questa consistente flessione, alcuni da ricercare nello scenario nazionale ed internazionale e altri ‘più locali’.
«Il dato della nostra regione è inequivocabile», si legge ancora nella lettera di dimissioni, «ed i suoi contorni ci appaiono per la loro disarmante crudezza. Bisogna prendere atto che abbiamo perso la fiducia di circa 180.000 abruzzesi e questi numeri
non possono che imporrei una seria e profonda riflessione su quella che è stata l'azione politica dell'attuale giunta regionale e dalla maggioranza che la sostiene. Siamo pronti ad assumerci per primi le nostre responsabilità rimettendo ciascuno nelle tue mani il ruolo di assessore ed invitandoti contestualmente a procedere con l'azzeramento della giunta e con il contestuale avvio di una fase che possa portarci a comprendere se ha ancora senso andare avanti».
«Certamente abbiamo fallito nell'affrontare i temi importanti e strategici per la nostra regione». I due citano l’azione intrapresa sulla sanità, sul riequilibrio dei territori, sull'utilizzo dei fondi strutturali, sulla riorganizzazione delle società partecipate e sulle tematiche ambientali: il tutto sarebbe apparso «poco coraggioso e poco rappresentativo delle istanze e dei sentimenti degli abruzzesi. Siamo certi che la tua profonda sensibilità di uomo e di politico ti farà prendere atto delle nostre ragioni e ti porterà a dare il via ad un'azione chiaramente caratterizzata da discontinuità».
«RICHIESTE DI AZZERAMENTO GIUNTA IRRICEVIBILE»
Il segretario regionale Pd Abruzzo, Marco Rapino, e Camillo D'Alessandro, coordinatore della maggioranza di centrosinistra in consiglio regionale, respingono ogni richiesta di di azzeramento della giunta.
«La discussione interna alla maggioranza è necessaria e nelle prossime ore incontreremo i nostri alleati. Se il passaggio di rimettere il mandato è un passo per discutere il rilancio dell'azione di governo siamo disponibili ad un confronto vero. Il Pd ritiene che, prima della politica, prevalga il dovere di governare rispettando il mandato dei nostri elettori» . «Trovo singolare la richiesta di azzeramento della giunta - dichiara D'Alessandro -. Mi chiedo cosa c'entra la giunta e il lavoro che c'è da fare con posizioni che hanno il sapore del mettere le mani avanti, come se il consenso o il dissenso nei confronti dell'esecutivo regionale non li riguardasse direttamente, non riguardasse due componenti della giunta. Al di là della singolarità, è straordinario il tempismo. Invito i due assessori ad essere all'altezza dei momenti che in politica si vivono, quando si vince, ma soprattutto quando ci sono le difficoltà. Che, in ogni caso, riguardano tutti, compresi loro».