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Data: 14/03/2018
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Parlamentari d'Abruzzo: D'Alessandro, «Pd all'opposizione, io difendo Renzi»

CHIETI - “Il Partito democratico deve stare dove i cittadini lo hanno convintamente collocato, cioè all’opposizione. Ed è profondamente ingiusto addossare la colpa della sconfitta a Matteo Renzi”.

Renziano fino alla fine, Camillo D’Alessandro, unico del Partito democratico assieme al presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso e a Stefania Pezzopane, ad essere eletto parlamentare in Abruzzo, capolista del collegio proporzionale Pescara-Chieti.

Per D’Alessandro, 42enne di Ortona (Chieti), consigliere coordinatore della maggioranza di centrosinistra in Consiglio regionale, dove è al terzo mandato, l’elezione è senz’altro una grande soddisfazione personale, seppure tra le macerie del suo partito.

Al suo posto in Consiglio regionale entrerà il primo dei non eletti Antonio Innaurato.

AbruzzoWeb lo ha intervistato poche ore dopo dall’insediamento del reggente Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura uscente, ai vertici del partito, per continuare a lavorare con i renziani e incarnare la linea del segretario, ovvero partito all’opposizione e un nuovo leader scelto dall’Assemblea tra un mese e non dalle primarie.

Dall’altra c’è Andrea Orlando, che invece chiede l’azzeramento di tutta la segreteria e che vuole aprire un dialogo con il Movimento 5 stelle.

D’Alessandro, dal canto suo, senza se e senza ma sposa la linea di Martina.

D'Alessandro, è soddisfatto della linea che il partito sta prendendo, almeno nella componente maggioritaria?

La direzione sta rispondendo all’esigenza che il Pd ha di rifondarsi, dopo questa grave sconfitta, ripartendo dagli errori, e non cedendo ad analisi della pancia.

Analisi della pancia: ovvero a chi ora lancia bordate contro Renzi e vorrebbe l’alleanza con il Movimento 5 stelle?

Sì, esatto: quella che vuole individuare con il doto puntato il responsabile unico della sconfitta, Matteo Renzi, che vuole lo scalpo da esibire, scambiando ciò per un analisi della sconfitta. Atteggiamento che io non condivido affatto.

Resta aperta a domanda: prescindere da Renzi, dove ha sbagliato il Pd?

Va fatta una premessa una riflessione più profonda: le forze politiche ascrivibili all’area del socialismo europeo perdono ovunque, si guardino in primis la Francia e la Germania. Cosa accaduta anche in Italia. Ciò non sminuisce il valore della sconfitta, ma essa va collocata dentro questo scenario, in una situazione nazionale che vede affermarsi forze terzo-poliste rispetto ai precedenti assetti che hanno generato la rottura del sistema, con proposte forti che alimentato la speranza di uscire dalle difficoltà, dal disagio e dalla solitudine.

Forse pesa anche il fatto che il Pd, come i socialisti in altri Paesi, sia stato additato come quello che ha portato avanti politiche di austerity e rigore imposte da Bruxelles?

Chiunque ha governato, in una situazione non facile dal punto di vista della congiuntura economica, ha subito uno stop. Ma va ricordato che Renzi è stato l’unico che aperto il fronte critico dicendo si all’Europa, ma ad un'altra Europa, su tema dell’austerity e dell’eccessivo rigore e anche sulle politiche dell’immigrazione.

Domanda forse superflua: lei è contro dunque ogni ipotesi di convergenza con i Movimento 5 stelle?

Sostengo che il Pd deve stare dove i cittadini lo hanno convintamente collocato, cioè all’opposizione.

Sta preparando le valigie per andare a Roma. Quali saranno per lei i primi appuntamenti?

Il 20 marzo ci sarà la prima convocazione dei neo eletti, per i vari adempimenti burocratici, da quel giorno avrò accesso al parlamento, il 23 marzo la prima seduta. Chiaramente ancor prima ci saranno numerose riunioni del nostro gruppo parlamentare. Per quel che riguarda l’elezione del presidente della Camera e del Senato, assumerò come ovvio la posizione decisa dal gruppo. Se i nomi saranno uno della Lega e uno del Movimento 5 stelle, significherà che sarà stata raggiunta un'intesa politica e non solo istituzionale. Del resto le due forze che hanno vinto le elezioni insieme hanno i numeri per governare in entrambi i rami del parlamento. Ed è giusto che si assumano le loro responsabilità”.

Da parlamentare d’opposizione pensa che questa eventuale alleanza reggerà?

Dico solo questo: la prima incombenza davanti a cui si troveranno avanti sarà quella di evitare l’aumento automatico dell’Iva e dell’Irpef. Noi ci siamo riusciti per due anni di seguito, facendo buon uso delle risorse pubbliche senza raccontare favole. Poi dovranno immagino trovare risorse aggiuntive e non poche per finanziare i loro cavalli di battaglia elettorali, come la flax tax per la Lega, e il e reddito di cittadinanza per M5s. Scopriranno che le risorse economiche a disposizione sono sempre quelle, non si sono magicamente moltiplicate dopo le elezioni.

Prenderà casa a Roma?

Farò il pendolare, perché mai come ora serve un rapporto strettissimo con il territorio.

Le sue priorità nelle battaglie parlamentari che l’attendono?

Il tema del lavoro su tutti. Porterò sui tavoli romani e del ministero le tante e drammatiche vertenze che interessano le aziende e i lavoratori abruzzesi. E poi la messa insicurezza del territorio dal punto di vista idrogeologico e sismico. Noi abbiamo stanziato molte risorse, mi batterò perché si continui a farlo.

Dovrà versare parte del suo stipendio al partito?

Certo, lo impone il regolamento del Pd: circa 2.500 euro al mese, per il funzionamento del partito regionale e nazionale. A conti fatti è più di quello che millantano di ridursi di stipendio i parlamentari del Movimento 5 stelle.

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