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Pescara, 24/11/2024
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15/03/2018
Il Messaggero
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D’Alfonso, eredità di 500 milioni alla “sua” regione. Intanto c’è da affrontare il caso scoppiato nella maggioranza regionale, con le dimissioni annunciate dagli assessori Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo |
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PESCARA Mentre il Consiglio di Stato riporta le trivelle di fronte alla Costa dei trabocchi, l’Abruzzo si candida per ospitare uno dei più importanti centri di ricerca sulla fusione nucleare che conduce al grande passo dell’uomoverso il futuro: lo sfruttamento dell’energia pulita. Una apparente contraddizione in termini di politiche ambientali, ma sembra che le cose stiano proprio così. Ieri Luciano D’Alfonso, alle prese con i temi sulla maggioranza, sui tempi di formazione del nuovo Governo e quelli per il ritorno alle urne in Regione, ha provato a buttarla lì: «Sabato presenterò la candidatura dell’Abruzzo a un grande evento che vale 500milioni. C’è da superare la concorrenza di nove regioni (tra cui L’Emilia e la Toscana) ma ho buoni motivi per credere che questa candidatura arriverà a successo». Il governatore-senatore non ha aggiunto di più. Per i dettagli bisognerà attendere la comunicazione di sabato. Quel che è certo è che di mezzo non ci sono le Olimpiadi invernali, oggetto di disputa politica nella città di Torino, ma qualcosa di molto più importante. Le prime indiscrezioni conducono appunto a un centro di eccellenza mondiale per la ricerca sull’energia pulita, mentre si torna a bucare i fondali dell’Adriatico per l’estrazione degli idrocarburi. D’Alfonso ha commentato così la sentenza del Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso della Regione contro le trivelle: «E’ un dossier che devo riprendere in mano. Ho già chiamato a raccolta il nostro massimo esperto, Mario Mazzocca, gli ambientalisti, le realtà civiche lancianesi. Con loro cercherò di ritrovare il bandolo della matassa». Quanto al ricorso perso dall’Abruzzo e dalle altre regioni adriatiche contro il Governo nazionale: «Non mi impressiona e non mi lascia sorpreso », ha sottolineato D’Alfonso. Intanto c’è da affrontare il caso scoppiato nella maggioranza regionale, con le dimissioni annunciate dagli assessori Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo. Vicenda che D’Alfonso liquida come una vicenda minore: «Non ho ancora letto la lettera dei due assessori. La pergamena originale è nelle mani di Giovanni Lolli. In realtà mi aspettavo una comunicazione non di dimissioni - puntualizza il governatore - ma di immissioni. Mi riferisco alla discrasia tra il ruolo e la funzione ». Come dire: chi non ha brillato per le sue presenze nell’esecutivo regionale, ha poco da rivendicare sul risultato delle politiche e il distacco del territorio verso chi ha responsabilità di governo. E i numeri ricavati dalle partecipazioni degli assessori ai lavori della Giunta sono questi: nel 2017, su 62 riunioni dell’esecutivo, il presidente D’Alfonso conta 57 presenze, l’assessore Pepe e l’assessore Paolucci 59, Sclocco 44, Lolli 27, Gersosolimo 23, Di Matteo 22. Nel 2018 la Giunta regionale si è riunita 9 volte. Ecco i numeri delle presenze: D’Alfonso e Pepe 9 su 9, Paolucci 8, Lolli 8, Di Matteo 2, Sclocco 1, Gerosolimo 0. Da qui la battuta del governatore sulle dimissioni- immissioni dei due assessori dissidenti: «Noi andiamo avanti - chiarisce il governatore -, la prossima settimana sarò impegnato con la mia agenda al Senato della Repubblica e da lì mi impegnerò per liberare nuove risorse per l’Abruzzo». Quanto alla durata della legislatura regionale: «Il semestre bianco può essere più lungo o durare soltanto tre mesi - precisa D’Alfonso -. A Lolli chiederò una maggiore presenza in Giunta ». Insomma, nonostante le parole dure di Gersolimo e Di Matteo, accompagnate dallo sfogo del consigliere regionale Mario Olivieri, si cerca di minimizzare sulle nuove fibrillazioni interne alla maggioranza, su cui intervengono anche il segretario regionale del Pd, Marco Rapino e il neo deputato Camillo D’Alessandro: «La richiesta di azzeramento della Giunta - dice Rapino - è irricevibile, sia sul piano istituzionale che su quello politico». Il segretario del Pd auspica piuttosto una discussione interna con tutti gli alleati della maggioranza. «Ma prima della politica - osserva - deve prevalere il dovere di governare, nel rispetto del mandato ricevuto dagli elettori». Anche D’Alessandro trova singolare la richiesta di azzeramento della Giunta formulata da Di Matteo e Gersolimo: «Mi chiedo cosa c’entri la giunta e il lavoro che c’è da fare con posizioni che hanno il sapore di mettere le mani avanti, comese il consenso o il dissenso nei confronti dell’esecutivo regionale non li riguardasse direttamente. Al di là della singolarità - aggiunge l’esponente del Pd - è straordinario il tempismo ».
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