ROMA Berlusconi e Salvini non consumano ancora la rottura ma al momento viaggiano su due strade diverse. Entrambi affermano che si troverà l'accordo prima nel centrodestra, ribadiscono l'intenzione di marciare uniti su un programma condiviso, anche quando cominceranno le consultazioni. Ma ieri il leader del Carroccio ha aperto al dialogo con i Cinque stelle: Di Maio? «Nessun pregiudizio sui ruoli. Sul governo, mai alleanza con il Pd, tutto il resto possibile», ha spiegato, «non stiamo rivendicando la presidenza del consiglio a prescindere, partiamo dai progetti». «Io avrei aperto a un governo con M5S? Sì, ho aperto la porta ma per cacciarli fuori!», il controcanto del Cavaliere che continua a sostenere la necessità di un esecutivo vero e di un sostegno dei dem su singoli provvedimenti, magari anche solo in Commissione.
L'altra sera è stato dato a Salvini il via libera per trattare sulle presidenze delle Camere e ieri subito ha sentito Di Maio («confronto franco e cordiale»), Martina e Grasso. Offrendo ai grillini il taglio dei vitalizi mentre Di Maio ha chiesto per M5S la presidenza di Montecitorio. Ma anche FI continua a giocare la sua partita. «Berlusconi mi ha assicurato che ha tenuto il punto», ha spiegato Gianni Letta ad alcuni esponenti azzurri riferendo che il Colle non ha alcuna intenzione di mandare il Paese a nuove urne senza una nuova legge elettorale.
Anche per questo motivo Salvini sta studiando una exit strategy. Intanto proverà ad allargare la maggioranza tramite una piattaforma programmatica. Non vuole accordi organici ma ribadisce serve «una solida maggioranza politica, non recuperando questo o quel transfuga. Non sono disponibile a partecipare a un governo a ogni costo che duri qualche mese». Cercherà una sponda con i pentastellati su alcuni punti concreti, appunto. Ma il giovane Matteo è consapevole che i numeri sono risicati e che non ci sono soldi a sufficienza nelle casse per fare la flat tax, l'abolizione della Fornero e il reddito di cittadinanza.
Ecco perché con i suoi ha aperto ad un governo a tempo. Un esecutivo guidato da una figura neutra, ancora da individuare, che abbia un perimetro chiaro, a partire dal no all'aumento dell'Iva e da una legge elettorale con un premio di maggioranza per poi andare alle elezioni il prossimo anno. Aveva pensato in un primo momento ad ottobre, ma considerato anche che gli «italiani sono stanchi» di nuove urne, si potrebbe ricorrere ai cittadini questo il nuovo limite anche in primavera. «Noi non abbiamo paura del voto, sono altri a temerlo», ha sostenuto. Nel frattempo Salvini farebbe partire l'operazione consolidamento: ovvero radicamento del partito al sud («Tenetevi pronti», ha detto ai suoi coordinatori del Mezzogiorno), congresso a settembre e progressivo svuotamento di FI.
GLI IMPEGNI
Berlusconi ha messo subito dei paletti («con Meloni e Salvini abbiamo fatto un accordo affinché non ci siano passaggi tra i partiti del centrodestra») e invitato i suoi a non ascoltare le sirene del Carroccio. «Salvini deve stare attento, rischia di bruciarsi come Renzi», ha spiegato ai suoi ribadendo di confidare molto nel Capo dello Stato. «Berlusconi non ha nessuna possibilità di smarcarsi», la tesi di Salvini. Sullo sfondo resta anche lo scontro sull'Europa (Berlusconi volutamente non ne ha fatto menzione all'assemblea dei gruppi) oltre che sulla regia delle trattative. Lo scoglio più duro è l'apertura di Salvini a Di Maio. Ieri c'è stata una telefonata tra i due: lo schema resta quello della divisione delle due Camere, Montecitorio al leghista Giorgetti (magari anche con qualche voto dem) e Toninelli al Senato. Ma nel pranzo con i vertici azzurri Berlusconi è stato categorico: «Se fanno un accordo anche di governo, con noi Salvini ha chiuso». Per cercare una soluzione l'ex premier continua a dire che ci potranno essere degli ingressi anche tra i grillini. «La verità è che Berlusconi non vuole fare il secondo», dice un big azzurro. Da qui la prospettiva di uno strappo a causa della guerra di logoramento all'interno del centrodestra con la Meloni che, riferiscono i suoi, si è stancata di mediare.
«Adottate un grillino, non si deve votare» La lezione di Silvio alle matricole azzurre
ROMA «Quanto siete belli. Ma soprattutto, belle». Silvio è sempre lui. Il Cavaliere è in piena letizia. Eccolo nella grande riunione alla Sala della Regina di Montecitorio, con i 170 eletti, molti per la prima volta, di Forza Italia. Presenta una per una le new-entry in rosa: «E non sono solo belle, ma anche intelligenti». Ovazione per Matilde Siracusano, una morona siciliana che partecipò a Miss Italia nel 2005. «Conobbi Berlusconi, gli mandai il curriculum ed eccomi qua». Sorrisone. Ma occhio a Annalesa Tartaglione. «Il Re è tornato», dice di Silvio. E lei è sbarcata in Parlamento. Mentre Micaela Biancofiore è una veterana che conosce i messaggi in codice. «Vedete? Mi sono - annuncia - vestita di azzurro». Colore che non è il verde leghista. Si teme il rischio della cannibalizzazione politica da parte di Salvini in questa folla di neo-onorevoli. E chissà se Berlusconi si riferisce al capo lumbard, quando dice ai nuovi arrivati: «Non fatevi tentare da nulla». Devono fungere invece da tentatori. «Adotta un grillino», è la linea di Silvio. Ovvero: «L'obiettivo è quello di non andare a votare. Perché M5S prenderebbe il 40 per cento. Quindi, ognuno di voi deve farsi amico un grillino e convincerlo a non staccare la spina a questa legislatura». Una ragazza chiede alla vicina, neo-eletta come lei: «Possiamo offrire le caramelle ai cinque stelle?». Naturalmente, sempre Berlusconi assicura alla folla dei presenti che in fondo Salvini «è buono». E parla del Pd: «Loro sono in una fase di sbandamento acuto, possiamo spingerli a collaborare con il nostro governo almeno su alcuni provvedimenti».
L'AMICIZIA
E dunque questo primo appuntamento parlamentare è un po' una seduta motivazionale («Dovete essere tutti amici, e siamo tanti e forti») e un po' un ballo delle debuttanti. Ma anche una gita scolastica. Accompagnate da una funzionaria della Camera, visitano le bellezze del Palazzo le neo-onorevoli Giusy Versace - campionessa paralimpica - e Patrizia Marrocco, ex fidanzata di Paolo Berlusconi, produttrice di fiction ed eletta nel Lazio. Graziosa. Le dicono: «Lo sai che somigli a Mara Carfagna?» (che sta pochi metri più in là) e lei, simpaticamente: «Magari». Marta Fascina, amica di Francesca Pascale e multi-candidata come i super-big e naturalmente eletta, si aggira in questo esercito rosa-azzurro. Nella componente maschia, spicca Galliani che dice: «Spero che lo scudetto lo vinca il Napoli e non la Juve». E due senatori campani si toccano. Elisabetta Ripani, eletta a Grosseto, simpatica trentaduenne, confida: «Io ho un fuoco azzurro sempre acceso nel cuore. Ma ogni volta che parla il Presidente mi si accende di più». Molti dei nuovi, sia maschi sia femmine, però hanno adesso il compito di dare la caccia ai grillini ma non sanno come sono fatti. E allora chiedono nei corridoi del primo piano di Montecitorio: «Sono disponibili degli album delle figurine in cui riconoscerli?». Ma a Berlusconi sta a cuore anche il rapporto con i democrat. E Ghedini, il plenipotenziario, è il primo - dopo meno di un'ora - a lasciare questo bel consesso. «Ho alcune telefonate e un paio di incontri da fare». Pare che stia tessendo con il Nazareno, anche se gli viene meglio - come ha fatto e come alcuni lo accusano di aver fatto troppo - con Salvini rispettato e temuto.