ROMA La guerra di posizione in atto nel centrodestra tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi riapre i giochi sugli accordi per le nomine alla presidenza delle Camera ma anche nuovi possibili scenari di governo, o per un ritorno pilotato alle urne dopo il via libera ad una nuova legge elettorale. Il leader della Lega assume l'iniziativa e rompe gli indugi per formalizzare il dialogo con i 5 Stelle. In serata chiama Di Maio per una prima presa di contatto, poi telefona anche ai leader del Pd e di Leu Martina e Grasso. «Ho il mandato della coalizione a sentire gli altri segretari sulle Presidenze delle Camere». Ma, spiega, «i ragionamenti sugli organismi di garanzia sono slegati da ragionamenti sul governo». Ragionamenti a cui, tuttavia, non si sottrae: il punto di partenza è un «no a qualsiasi governo che abbia al centro Gentiloni, Boschi, Minniti». Tutto il resto è possibile. È l'esatto contrario del film che vorrebbe vedere il Cavaliere: «un governo di centrodestra con il sostegno sui singoli temi da parte del Pd». Ma questa è un'ipotesi contro cui, è costretto a prendere atto il Cav, si schierano non solo il Pd, con Lorenzo Guerini che la giudica «fantapolitica», ma anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Berlusconi cercherà di convincere i suoi alleati fino alla fine ma sulle ipotesi di «apertura» ai 5 stelle invece taglia corto: «ho aperto la porta per cacciarli via»: Una posizione su cui concorda anche Antonio Tajani. Il linguaggio di Salvini, di ora in ora, sembra sottolineare soprattutto quelli che potrebbero essere i punti di convergenza con i pentastellati. Primo fra tutti quello di slegare la partita delle presidenze con quella del governo. «Di ministeri si parla con il Capo dello Stato, ma con le forze politiche in Parlamento parliamo di temi», mette in chiaro Luigi Di Maio che di prima mattina dà il via libera alla presa di contatti. «Da oggi, in accordo con Luigi Di Maio, inizieremo le interlocuzioni con gli altri gruppi politici per le presidenze di Camera e Senato», annunciano dal blog i capigruppo designati Giulia Grillo, e Danilo Toninelli. Salvini d'altra parte non fa problemi di poltrone: niente presidenza del Senato («sarei onorato, ma mi ci vedete?») e nemmeno rivendica la premiership nel caso di un dialogo con Di Maio:«Non stiamo rivendicando la presidenza del consiglio a prescindere, partiamo dai progetti: chiunque venga al governo con noi deve impegnarsi a cancellare la legge Fornero, a ridurre le tasse al 15%, a rendere l'Italia più federale e meno burocratica. Se ci sono altri suggerimenti a partire da questo presupposto siamo ben contenti di accoglierli». La Lega insomma apre ad un confronto sul programma con i 5 stelle che al momento non possono rifiutare avendo, da parte loro, sostenuto la stessa posizione. Anche se l'abbraccio con la Lega non era proprio in cima ai programmi del Movimento. Il quale, a questo punto, potrebbe pensare di sistemare la questione delle nomine parlamentari, stabilendo magari un accordo con la Lega anche per le presidenze delle Commissioni, facendo anche un ragionamento su nuove elezioni a breve. Salvini è più netto : «Farò di tutto perché gli italiani non siano costretti ad andare a votare nei prossimi mesi e non perché ho paura». Ma un'idea su quella che potrebbe essere la direzione ce l'ha: «L'unica riforma elettorale possibile è partire da questa, inserendo il premio di maggioranza» che per il Carroccio dovrebbe essere di coalizione, per i 5 Stelle di lista. Mentre Ettore Rosato, il padre del Rosatellum, cerca di convincere i cinque stelle che cambiando la legge elettorale perderebbero.