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Data: 16/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Salvini: subito un governo che cambi legge elettorale

ROMA «Devo essere io a trattare, così non ci sto». Berlusconi vuole evitare le urne, ma ancor di più non si fida di Di Maio. E soprattutto del dialogo in corso tra M5s e Lega. «La parola d'ordine chiarisce Brunetta è collegialità, la stessa che Berlusconi ha sempre assicurato al Carroccio. Ci deve essere pari dignità». E invece il segretario del partito di via Bellerio continua a presentarsi come il leader del centrodestra. «Non parlo solo per me ma per l'intera coalizione», ha spiegato, aggiungendo: «Non vedo l'ora di fare il premier». Parole che a palazzo Grazioli non sono state certamente apprezzate.
IL TENTATIVO
Il tentativo in atto da parte del giovane Matteo è quello di convincere il Cavaliere a dire sì ad un esecutivo targato centrodestra e Cinque stelle. «Un esecutivo dei vincitori», l'ha definito. Con una piattaforma basata soprattutto sull'economia. A cominciare da una convergenza con M5s sul Def, per poi arrivare, tra l'altro, alla sterilizzazione dell'Iva e ad una legge di stabilità improntata dalla crescita. «Sarebbe un governo di cinque anni e avrebbe numeri per governare» osserva con i suoi Salvini ma non dice chi potrebbe guidarlo (pensa eventualmente ad una figura neutra) e soprattutto non parla della difficoltà di far convivere flat tax e reddito di cittadinanza. «E' l'unica strada percorribile», il suo convincimento.
Ma per il Cavaliere si tratta dell'ennesimo tentativo di farsi respingere ogni piano. «Si parta dal centrodestra», la sua linea. L'ex premier vuole avere garanzie che al momento non può ottenere. Garanzie sui temi, garanzie sulle aziende, garanzie sull'Europa visto che il Ppe è già sul piede di guerra. «Continuo a pensare che è meglio la sponda del Pd», ripete anche se non chiude la porta. Se non si arriverà all'intesa all'interno della coalizione Salvini metterà sul tavolo il piano B: correggere il Rosatellum, «nell'arco di una settimana aggiungere un premio di maggioranza per la coalizione vincente» e poi andare al voto.
Mercoledì sera il segretario del Carroccio è andato in via del Plebiscito. «Per una visita privata», spiegano dai due staff. «Berlusconi fa parte della squadra quindi non c'è scelta. Continua a chiudere ai 5 Stelle? Non mi sembra. Stiamo ragionando sui programmi», ha sottolineato in conferenza stampa il leader del Carroccio. Ma a palazzo Grazioli il pressing affinché il Cavaliere apra ai Cinquestelle è durato non poco. «Devi stare ai patti», l'invito di Salvini.
Ieri Berlusconi ha aperto un confronto nel partito. «Bisogna fare una riflessione più ampia, ci può stare tutto ma sottolinea ancora Brunetta non esiste un governo a scadenza né si può introdurre il ballottaggio». Chi frena è Letta accorso dal Cavaliere in gran fretta. Ma anche Tajani e i moderati del centrodestra sono contrari. Per Giorgia Meloni «l'unico esecutivo è quello di centrodestra», ma in Fratelli d'Italia non si esclude affatto che possano arrivare i voti dei Cinquestelle.
LE TENSIONI
Lo scontro al momento è sulle presidenze delle Camere. Romani è in pista, sta tessendo la tela a palazzo Madama, dove FI ha un gruppo più consistente di quello del Carroccio. La Lega non ha ufficializzato le sue richieste, segnale che potrebbe anche concedere lo scranno del Senato a FI ma solo in cambio del sì ad un esecutivo con M5s. «Se la Lega si spartisce le presidenze con Di Maio sarebbe un golpe», l'ira del Cavaliere. FI potrebbe puntare anche su Calderoli proprio per cercare di creare divisioni nel Carroccio. «Salvini rischia di rompere l'alleanza», il refrain dell'ex premier che confida in Mattarella per trovare una soluzione di stampo moderato all'impasse. «Non dico di no a Salvini premier ma i voti li deve trovare lui», ripete. Il leader azzurro potrebbe sfruttare il secondo giro di consultazioni al Quirinale e calare poi le sue carte, con la convinzione che il segretario del Carroccio sia destinato al fallimento.

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