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Data: 17/03/2018
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Regione al bivio: summit per convincere Di Matteo e Gerosolimo, o sarà rimpasto. D'Ignanzio, «Io non ci penso nemmeno...». Domani D'Alfonso incontra i due ribelli. Se usciranno dalla giunta, ipotesi Berardinetti e Di Nicola

PESCARA - Parola d’ordine è resistere, e rimandare il più possibile, a tempi meno bui, il ritorno alle urne in Abruzzo. Ed è a tal fine che per domani è previsto un summit, tenuto riservato, tra il presidente della Regione e neo senatore Luciano D’Alfonso e i due assessori Donato Di Matteo, ex Partito democratico ora in Regione Facile, e Andrea Gerosolimo di Abruzzo civico, che dopo la disfatta elettorale del centrosinistra del 4 marzo hanno recapitato una lettera in si annunciano le loro dimissioni, senza però formalizzarle.

Obiettivo di D’Alfonso, dopo le frecciate al curaro dei giorni scorsi, è quello di convincerli a rientrare nei ranghi. Se ciò non accadrà inevitabile sarà un rimpasto di giunta, e i nomi più accreditati ad entrare nell’esecutivo sono quelli del presidente della terza commissione agricoltura Lorenzo Berardinetti, di Regione Facile, e del presidente della prima Commissione bilancio Maurizio Di Nicola, di Centro democratico. Meno probabile l’ipotesi Giorgio D’Ingazio del Nuovo centro destra, o del sottosegretario con delega all’ambiente Mario Mazzocca, di Art.1- Mdp

L’importante in primis per il Pd non far affondare la barca, il cui timone sarà affidato al vicepresidente Giovanni Lolli, in questo ultimo scampolo di legislatura orfana del presidente che è pronto, ipse dixit, "a dedicare cuore e cervello al suo nuovo ruolo di senatore", rimandando però le sue dimissioni da presidente, finchè la legge glielo consentirà.

Il presidente dovrà però usare tutta la sua proverbiale dialettica, nell'incontro di domani, perché forse questa volta i due "ribelli", che assieme al consigliere regionale Mario Olivieri di Abruzzo civico, hanno portato più di una volta sull’orlo della crisi la maggioranza, stavolta potrebbero fare sul serio.

Di Matteo è oramai un corpo estraneo in giunta e forse anche nel Pd, da tempo ai ferri corti con D’Alfonso, di cui è arrivato a chiedere le dimissioni da presidente, a poche ore dall’esito del voto.

Gerosolimo ha in fondo ben poco interesse a restare dentro una nave che affonda, al fianco di un Pd in crisi nera, e precipitato in Abruzzo al 14 per cento, e infatti lavora a tempo pieno alla creazione della lista civica Abruzzo insieme.

“Ritengo l’atto delle dimissioni il gesto più nobile che un politico posa compiere”, ha dichiarato ieri Gerosolimo, e per lui oltre che essere un atto nobile, le dimissioni possono essere la mossa obbligata per garantirsi un futuro politico.

L’ipotesi rimpasto, bollata come "fantasia da realtà aumentata" dall’assessore regionale alla Sanità Silvio Paolucci, resta dunque, volenti o nolenti, un’ipotesi concreta.

E se parlerà senz’atro nel vertice di maggioranza convocato per lunedì prossimo. Se Gerosolimo e Di Matteo, dovessero andare via, potrebbero essere sostituti dal presidente della terza commissione agricoltura Lorenzo Berardinetti, di Regione Facile, e da presidente della prima Commissione bilancio Maurizio Di Nicola, di Centro democratico, che si è candidato senza successo alle politiche con +Europa di Emma Bonino.

Ci sarebbe in realtà un terzo incomodo: Giorgio D’Ignazio del Nuovo centro destra. Lui è stato eletto con il centro destra del candidato presidente Gianni Chiodi. Ma poi in uno scenario politico mutato, D’Ignazio si è candidato anche lui, assieme al sottosegretario alla giustizia Federica Chiavaroli, con Civica Popolare, alleata del Pd, ma che non è riuscita nemmeno a superare la soglia di sbarramento del 3 per cento.

D’Ignazio però contattato da Abruzzoweb smentisce categoricamente il suo intessamento ad entrare in giunta. "Io in Regione sono stato eletto con il centrodestra e resto all’opposizione. Perché mai dovrei entrare in giunta, e per fare cosa, nei pochi mesi che ci separano dal voto?"

Anzi, D’Ignazio sospetta che "il mio nome come possibile assessore viene sbandierato a mia insaputa solo come spauracchio, per convincere magari Di Matteo e Gerosolimo a restare, facendoli apparire come non indispensabili. La verità è che cambiare gli assetti ora non conviene a nessuno, nemmeno a loro due".

Di Matteo e Gerosolimo non sono gli unici che puntano i piedi in maggioranza.

Ci sono anche Mario Mazzocca, il sottosegretario della Giunta regionale con delega all'Ambiente e da Marinella Sclocco, assessore regionale al Sociale. Entrambi di Art 1- Mdp, che è confluito dentro Liberi ed Uguali, ottenendo un risultato molto negativo alle politiche appena archiviate, in Abruzzo sotto la soglia di sbarramento del 3 per cento, altrove di poco sopra.

Anche loro Sclocco e Mazzocca hanno recapitato una misiva post elettorale a D’Alfonso, in cui si dice che " il nostro apporto nella maggioranza ci sarà solo a condizione di un programma di fine mandato di discontinuità, chiaro e soprattutto con collegialità nelle scelte".

Non è un caso però che nella loro lettera non si fa menzione di dimissioni, in particolare di quelle della Sclocco.

Del resto un suo passo indietro in giunta sarebbe devastante, essendo infatti l’unica donna nell’esecutivo, il minimo sindacale imposto dalla legge.E se esce lei unica altra donna in Consiglio regionale è Sara Marcozzi del Movimento 5 stelle, dunque un'ipotesi che non può essere presa nemmeno in considerazione.

Pertanto la Sclocco andrebbe sostituita con un assessore esterno, e a qual punto dovrebbe lasciare il posto proprio il timoniere Lolli, visto che non può esserci più di un assessore esterno.

Insomma, Sclocco o rimane dov’è, o manda tutto a quarte e quarantotto, e questo forse neanche ad Art. 1-Mdp conviene.

Tra i possibili nuovi assessori, in caso di rimpasto, si è fatto anche il nome di Mazzocca, ma l’ipotesi dai ben informati non è data come probabile, e anche il diretto interessato smentisce.

Una cosa è però certa, a prescindere dal rimpasto e dai suoi "ingredienti": la maggioranza in consiglio ha infatti numeri oramai risicatissimi: 18 voti, e non più 19, visto che il presidente D’Alfonso, una volta al Parlamento non potrà essere sostituito.

L’opposizione è invece a quota 12 voti: i 6 del centrodestra, i 5 del Movimento 5 stelle, più Leandro Bracco di Sinistra italiana. In tutto 12 voti. Questo significa che i tre ribelli Di Matteo, Gerosolimo e Olivieri diventeranno sempre più determinanti, e prescindere o meno dalla loro permanenza in giunta dei primi due, e c’è da scommettere che tireranno la corda al più non posso, per far passare i provvedimenti di loro interesse e in linea con le loro posizioni dissidenti, rispetto a quelle fin qui assunte dalla maggioranza.

Idem per Sclocco e Mazzocca, che dovranno pur dar seguito all’annunciata volontà di imprimere una svolta.

Certo è poi che l'opposizione non resterà a guardare. Sopratutto il Movimento 5 stelle, vero trionfatore della tornata elettorale anche in Abruzzo, dove sfiora il 40 per cento, ed è pronto a dare battaglia senza esclusione di colpi, per tornare il prima possibile al voto. M5s invoca infatti, un giorno si e l’altro pure, le dimissioni dalla carica di presidente di D'Alfonso, senza attendere la formalizzazione della sua elezione a senatore, da parte del nuovo governo nazionale, che potrebbe far slittare il voto regionale anche a primavera 2019, agganciato a quello delle elezioni europee.

Forza Italia, che si contende con l’alleato della Lega rigalluzzita dall'estito del voto, la scelta del candidato presidente della Regione, potrebbe non forzare più di tanto la mano, ma un suo eventuale appoggio esterno in determinate occasioni, non sarà fatto certo a costo zero e per spritito caritatevole.

Comunque la si metta non sarà facile per Lolli mandare avanti la baracca, e infatti il vicepresidente già invoca la necessità di "rafforzare nella maggioranza la condivisione delle scelte”, e condivide che “va cambiato anche il metodo", marcando insomma le distanze dallo stile di governo di D’Alfonso che tanti attriti ha generato.

Persino per Lolli, che buona parte di questi anni in regione li ha trascorsi a provare di risolvere le tante crisi industriali che funestano l’Abruzzo, sarà questa forse la sfida più ardua.

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