ROMA È stallo per la scelta dei presidenti di Camera e Senato: il M5s rivendica la guida di Montecitorio, mentre nel centrodestra la tensione tra Lega e Fi ha registrato un nuovo acme, dopo l'autoproclamazione di Matteo Salvini a leader della coalizione, respinta dagli «azzurri». Un contrasto che riguarda anche la scelta dei possibili interlocutori per formare il governo, con La Lega che guarda a M5s e Forza Italia propensa al dialogo col Pd. Insomma, la situazione si fa sempre più ingarbugliata, e l'impasse italiana comincia a preoccupare seriamente Emmanuele Macron e Angela Merkel. Luigi Di Maio ha spiegato ai simpatizzanti su Facebook che per la presidenza delle Camere «il dialogo non è semplice». Il Movimento, come ha detto anche Giulia Grillo, rivendica il più alto scranno della Camera in quanto partito più votato: i nomi più gettonati sono quelli di Riccardo Fraccaro ed Emilio Carelli, in concorrenza al leghista Giancarlo Giorgetti su cui punta invece Salvini. Entriamo qui nel vivo delle tensioni interne al centrodestra. Il capogruppo di Fi Renato Brunetta ha invitato la coalizione di centrodestra a coinvolgere il Pd nell'elezione dei presidenti, lasciando ai Dem la facoltà di scegliere il candidato più gradito. Un ragionamento che nasce dalla speranza che il Pd appoggi alla Camera Giorgetti e al Senato l'«azzurro» Paolo Romani, figure che Brunetta considera più di garanzia rispetto ai candidati grillini. Il coinvolgimento del Pd nella scelta dei due presidenti farebbe da volano alla nascita del governo, con i Dem, ha detto Brunetta, che potrebbe essere «un attore fondamentale» a scapito di M5s. Il reggente Maurizio Martina ha però ribadito che il Pd starà all'opposizione, anche se ha chiesto al M5s il «massimo coinvolgimento» nell'elezione dei presidenti delle Camere. La tensione tra Lega e Forza Italia ha raggiunto l'apice quando Salvini si è definito «leader del centrodestra» e come tale ha detto di «parlare a nome di tutti». Affermazione subito respinta da Brunetta, per il quale Salvini è solo «il leader della Lega». Insomma, un conto è essere il candidato premier di tutto il centrodestra, ha spiegato l'«azzurro» Simone Furlan, un conto è esserne il leader, che rimane Silvio Berlusconi. Altro motivo di conflittualità è il decreto legislativo varato dal governo Gentiloni con la riforma delle carceri , che dovrà avere il via libera delle nuove Camere. Salvini e Giorgia Meloni hanno definito «una follia» il decreto, promettendo di cancellarlo, mentre Fi è favorevole, e già nel parere alla bozza del decreto in Commissione gli azzurri avevano votato a favore. C'è infine la politica estera ad irrompere sulla scena postelettorale. La telefonata di solidarietà del premier Gentiloni a Theresa May sulla vicenda della ex spia russa avvelenata pone il problema del rapporto con Putin. Salvini mercoledì si è dichiarato contrario alle sanzioni alla Russia, su cui anche Fi è sempre stata critica; ma la nuova crisi potrebbe destare la sensibilità del Quirinale al momento della formazione di una maggioranza di governo, relativamente al programma di politica estera e alla collocazione internazionale. Intanto ad essere preoccupati sono i due partner storici dell'Italia, Francia e Germania. Macron e Merkel in una dichiarazione congiunta hanno detto che «il contesto europeo è profondamente scosso dalla Brexit e dalle elezioni italiane che hanno visto montare gli estremi». Ma i due leader di Francia e Germania hanno dovuto ammettere che il risultato elettorale è stato provocato dalle lunga crisi economica e «dalle sfide migratorie a cui non abbiamo saputo rispondere».