L’AQUILA L’atteso vertice non si è tenuto, ma nessuno se n’è scandalizzato più di tanto. Anche perché i colloqui, più o meno informali, si susseguono senza sosta e domani, fatta salva qualche incertezza che ancora ieri sera aleggiava, dovrebbe tenersi la riunione di maggioranza, su convocazione della segreteria Pd. Il “giallo” del vertice l’ha risolto ieri a mezza giornata il governatore Luciano D’Alfonso, intercettato da Abruzzoweb a Capestrano, a margine di un convegno sul pensiero giuridico di San Giovanni da Capestrano: «La relazione personale è di qualità, dopo di che c’è la valutazione sulla condotta politica e istituzionale e magari lì si possono scrivere saggi che possono superare quelle sulla vita e le opere di San Giovanni». Le «relazioni personali di qualità» evocate da D’Alfonso si riferiscono all’interlocuzione con gli assessori dimissionari Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo con i quali, appunto, ieri avrebbe dovuto tenersi un incontro, il secondo dopo quello di alcuni giorni fa. Sul tavolo resta il tema di un possibile rimpasto di giunta, anche se fonti vicine ai cosiddetti “dissidenti” assicurano che si partirà da un’analisi delle emergenza, dei temi che possono entrare in un patto di fine legislatura. E poi, eventualmente, si passerà ai nomi: se Gerosolimo e Di Matteo confermeranno la linea dura, ovvero quella delle dimissioni, i più pronti sembrano Maurizio Di Nicola e Lorenzo Berardinetti. Ma siamo ancora «ai prodromi della discussione », per dirla con il vice presidente della giunta Giovanni Lolli, e i tempi non sembrano ancora maturi per un aggiustamento di questo genere.
L’ALTRO FRONTE Gerosolimo, nell’attesa dell’invito di D’Alfonso, non pervenuto poi, non è stato con le mani in mano. Ieri mattina ha incontrato i numerosi amministratori locali di area, quelli con cui sta andando avanti il percorso di costituzione di “Abruzzo Insieme”. Non sono emerse novità sostanziali rispetto alla nota firmata dallo stesso Gerosolimo qualche giorno fa. L’incontro con D’Alfonso era considerato in programma. Il confronto, in ogni caso, si dovrà fare. «Sui temi e non sugli assessorati, questo non c’entra nulla» filtra dell’entourage. Le dimissioni, presentate sotto forma di deleghe rimesse nelle mani del governatore per una sorta di bon ton, vengono considerate “valide” a tutti gli effetti sotto il profilo politico. E se servirà saranno ulteriormente “rafforzate”. Intanto D’Alfonso verrà incalzato sulla sanità, sull’ambiente, sulle partecipate, sul riequilibrio territoriale. Il tutto con la «massima disponibilità a ragionare di tutto», ma con una posizione molto ferma. Non ci sarà spazio per tentennamenti: se un assessore regionale rimette il proprio mandato non lo fa per scherzo, né tantomeno per alzare la posta. Per il momento siamo ancora alle schermaglie, ma nelle prossime ore è attesa un’accelerazione nella logica di arrivare a una piattaforma programmatica di fine mandato, prima del rompete le righe che le elezioni politiche hanno inevitabilmente anticipato nonostante le liturgie formali degli ordinamenti. Il tavolo coordinato da Giovanni Lolli, su cui pesa l’onere, in questa fase delicata, di provare a inculcare la necessità di un nuovo metodo, quello delle scelte condivise. Si proverà a partire da lì per ritrovare compattezza dopo la disfatta elettorale del centrosinistra. E poi, magari, si assesterà la squadra per gestire la transizione da questa alla prossima legislatura regionale. Da domani saranno più chiare anche le posizioni di chi dal post 4 marzo è rimasto piuttosto coperto. Il confronto si annuncia piuttosto serrato, ma D’Alfonso ieri ci ha scherzato su: « Di pacificatori abbiamo un gran bisogno nella vita politica economica nella vita dei partiti e il pacificatore deve disporre di cultura, saggezza e serenità».