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Data: 19/03/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Lega, Salvini gela Maroni «Noi al governo con il M5s? Non c'è nulla di impossibile». Il leader leghista cerca convergenze, a partire dall'abolizione della legge Fornero L'ex governatore: «Così salta il centrodestra, è un ritorno alla Prima Repubblica»

ROMA «Nulla è impossibile o irrealizzabile: voglio vedere cosa vogliono fare, ci sono delle basi in comune». Matteo Salvini apre a un'intesa di governo con il Movimento Cinque Stelle a costo di allargare il solco che lo divide dal suo compagno di partito, Roberto Maroni che vede come «impossibile» un esecutivo tra centrodestra e M5S con il «rischio» di far saltare l'alleanza con Silvio Berlusconi. E di allontanarsi anche da Forza Italia, che fa quadrato a favore della candidatura di Paolo Romani alla presidenza del Senato, soluzione già bocciata dai pentastellati. Dal salotto di Barbara D'Urso, il segretario federale del Carroccio ammette che si deve partire «dalla squadra e dal programma del centrodestra che ha vinto» ma torna a guardare a Luigi Di Maio. «Sul M5s io voglio capire. In passato - osserva pacato - hanno detto tante cose anche sulla Lega. Ci sono, però, tanti punti in comune, c'è una base di partenza. Voglio abolire la legge Fornero e sulla carta M5S è d'accordo». Una tesi diametralmente opposta a quella espressa dall'ex ministro degli Interni, secondo cui un esecutivo Lega-M5S «sarebbe un ritorno dei governi balneari, una roba da Prima Repubblica». Una prospettiva simile, secondo Maroni, farebbe «mandare all'aria il patrimonio del centrodestra costruito negli ultimi vent'anni». Ma il suo ragionamento va oltre, prospettando conseguenze molto gravi sulla tenuta degli equilibri interni tra Lega e Forza Italia: un accordo con M5S, ammonisce, potrebbe provocare la crisi in Lombardia e Veneto. «Salvini - raccomanda Maroni in linea con il Cavaliere - è giovane e può aspettare, non trasformi la sua vittoria elettorale in una vittoria di Pirro. Ora è meglio un governo di larghe intese per un anno. E poi si torni al voto assieme alle europee». Ma Salvini di larghe intese, ovvero di dialogare con il Pd, non vuol nemmeno sentire parlare: «Come potrei governare con Renzi e Boschi, un pò di serietà...», esclama deciso. Chiusura totale anche circa l'ipotesi di un governo di scopo: «Dietro queste formule c'è sempre la fregatura. Io so come vanno a finire queste cose: si comincia per fare due o tre cose e poi si va avanti per cinque anni». Convinta sostenitrice di un governo di centrodestra è Giorgia Meloni. Tuttavia, la leader di FdI lancia un avvertimento a Salvini, sbarrando la strada all'intesa sulle presidenze con M5S: «Le Camere vanno sempre a chi ha vinto le elezioni. Il centrodestra ha i numeri per eleggere il presidente del Senato. Montecitorio a Di Maio non è un atto dovuto». Ma il primo banco di prova della reale tenuta del centrodestra sarà l'elezione del presidente di Palazzo Madama. Salvini non ha fatto nomi, tuttavia, tra gli azzurri, è netta la difesa e nessuno vuol mollare Paolo Romani, messo in difficoltà dalla condanna per peculato anche se, precisa lui, «la Cassazione ha chiesto alla Corte d'Appello di riconsiderare» la sentenza.

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