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Data: 19/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tra i dem torna la voglia di aprire a M5S Renzi lancia l'altolà: così il Pd si estingue

ROMA Renzi è sul pezzo. Presidia l'Aventino-non Aventino del Pd, rispetto alle ipotesi di governo in fieri. Ma non è affatto aventiniano, cioè distaccato, Matteo, nei riguardi del proprio partito. Da lontano, tiene la briglia corta. Solo così si spiega la reazione che i renziani, su input dell'ex premier, hanno scatenato addirittura contro il fondatore e padre nobile del Pd: Veltroni, quello che molti, ma non lo stesso Walter, vorrebbero ora come presidente del partito.
Alla vigilia della settimana cruciale per le trattative sulle presidenze parlamentari, antipasto ma anche no degli schemi di governo, la linea del fuori da tutto dettata da Renzi non ammette sbavature. Anche perché, notano insoddisfatti i renziani, qualche sia pur minimo cedimento alle strategie pentastellate aiuterebbe Di Maio che invece viene visto sempre più in difficoltà nel passaggio «dal sogno alla realtà». Insomma, la sia pur timida e circostanziata apertura di Veltroni a un dialogo «a certe condizioni e con la regia di Mattarella» del Pd con M5S viene subito bersagliata da raffiche renziane. Anche se Walter non è certo annoverato, agli occhi di Matteo, come un nemico giurato, anzi viene visto come un leale collega di partito che quando critica lo fa apertamente e senza acrimonia o pregiudizio di sorta. Eppure, è così delicato il momento che anche il semi-aperturismo veltroniano può creare un problema, tanto più che i fedelissimi di Franceschini lo hanno applaudito apertamente sui social. Cerca di rimuoverlo subito Andrea Marcucci, senatore, renzianissimo. «Chi continua a sostenere a qualsiasi titolo l'esigenza di apertura del Pd al governo M5S, non ha a cuore il futuro del Pd, ma la sua estinzione». «Il governo - incalza Marcucci, e parla a Walter per parlare a tutti quei tanti che l'Aventino non lo amano - tocca a chi ha vinto. Chi ha perso deve fare opposizione seria e responsabile. È quello che faremo».
Veltroni al Corriere della Sera ha indicato i possibili terreni d'incontro con il partito di Di Maio - «Adesione chiara all'Europa, politiche sociali, ius soli, qualità e indipendenza dell'esecutivo» - ma al di là delle questioni di merito è proprio l'idea stessa di una possibile discussione con M5S che non piace al leader di Rignano che, come ha sempre detto, non si considera certo pensionato ed è convinto che il fallimento degli altri riporterà in scena la sua figura. Anche Michele Anzaldi, altro renziano di stretta osservanza, chiude. Lo fa così: «Se qualcuno pensasse di mascherare, dietro un presunto esecutivo istituzionale, l'appoggio del Pd a un governo M5s, commetterebbe un inaccettabile tradimento degli elettori. All'opposizione, ma anche...? No grazie». Il punto è evitare che il pressing per il dialogo con i 5Stelle faccia vacillare Maurizio Martina, provenienza Ds e legatissimo a quella tradizione, il quale continua renzianamente a escludere ogni ipotesi di governo M5S-Pd ma è circondato da tutti quelli che vogliono scongelare il partito di cui è reggente e farlo partecipare al gioco.
L'ASSEDIO
Il primo a tentare i dem è proprio Di Maio. Il quale ieri ha telefonato a Martina e insiste nell'offerta, in cambio al via libera per la presidenza della Camera a Carelli o a Fraccaro, nessuno dei due un pasdaran, di una vicepresidenza a Montecitorio e di una a Palazzo Madama per il Pd (e Marcucci sarebbe uno dei nomi indicato, proprio per rendere più appetibile l'offerta).
I renziani si sentono assediati. E considerano l'uscita di Veltroni conseguente e magari concertata - il complottiamo impazza quando le cose non vanno bene - con tutte le analoghe prese di posizione che vanno da quella di Andrea Orlando a quella di Giannì Cuperlo, per non dire di tutte quelle, giudicate particolarmente fastidiose, di intellettuali mosche cocchiere (Scalfari, Pasquino, Cacciari, Settis, Carofiglio, perfino Pif e via dicendo) che affollano rumorosamente i media e mettono in qualche difficoltà i renziani. E non poteva mancare naturalmente la surfata di Michele Emiliano. «Condivido interamente Veltroni. E mi fa piacere lottare con lui per la rinascita dell'Italia e della sinistra. Anche sostenendo dall'esterno un governo minoritario 5 Stelle su punti programmatici specifici, rimanendo per il resto all'opposizione». La settimana che comincia ha già cominciato a fare scintille.

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