PESCARA Mario Mazzocca è su tutte le furie. E' non ce l'ha soltanto con il ministro dell'Ambiente, Luca Galletti per aver dato mandato all'Avvocatura dello Stato di impugnare il piano rifiuti della Regione. Il sottosegretario della Giunta D'Alfonso parla di fuoco amico per spiegare l'interferenza del Governo nazionale sul suo piano centrato unicamente sull'economia circolare: «Vi dirò tutto domani (oggi ndr.) in conferenza stampa», spiega. Intanto apre uno scontro politico durissimo all'interno della maggioranza, tra il suo partito (Sinistra italiana-Articolo1) e il Pd di Luciano D'Alfonso. Il fuoco amico avrebbe in realtà già un nome e un cognome: l'assessore all'ambiente del Comune di Pescara, Paola Marchegiani. Lo stop del ministero al piano rifiuti della Regione potrebbe essere partito proprio da qui: l'osservazione, firmata l'8 marzo scorso dall'assessore comunale, per contestare un emendamento rispetto alle distanze degli impianti dai centri antropizzati. Tra l'altro in un Comune, come quello di Pescara, che ha urgenza di mettersi al passo con il resto del territorio, vista la bassa percentuale di raccolta differenziata. Ma Paola Marchegiani non è un personaggio qualsiasi. Si tratta infatti di un esponente del Pd tra i più vicini a Luciano D'Alfonso. Il sindaco Marco Alessandrini minimizza rispetto all'iniziativa del suo assessore: «Solo una osservazione. L'impugnativa del governo riguarda l'intera legge». Mazzocca però annuncia battaglia e avverte D'Alfonso: «Quel che è certo è che non ci fermeremo. Ho già parlato con Giovanni Lolli. Finché conserverò le mie deleghe - incalza il sottosegretario - ci opporremo con tutte le nostre forze a questa impugnativa del nostro piano rifiuti». E insiste: «E' chiaro che tutto questo pone anche una grave questione politica all'interno della maggioranza».
L'altra bordata è indirizzata al Ministro dell'Ambiente, Galletti con cui il delegato della Regione fa capire di non avere mai avuto una grande sintonia: «Questo è l'ennesimo brutto regalo che fa all'Abruzzo». La partita è grossa. Di mezzo c'è il famoso decreto inceneritori del Governo che nel 2016, attraverso lo Sblocca Italia, aveva previsto un impianto di incenerimento dei rifiuti anche in Abruzzo. Il nuovo piano firmato da Mazzocca, e sorretto dagli ambientalisti, aveva di fatto allontanato il pericolo e con la pubblicazione sul Bura (avvenuta il 1. febbraio scorso) la battaglia contro l'inceneritore sembrava definitivamente vinta. Invece, tre settimane dopo arriva lo stop del ministero, con il contributo del ricorso inoltrato dal Comune di Pescara a guida centrosinistra: «Si sarà sentito toccato nell'orgoglio - dice ancora Mazzocca riferito a Galletti - visto che, cifre alla mano, eravamo riusciti a dimostrare che con il nostro piano il suo decreto inceneritori non aveva le gambe per camminare». Il sospetto è che in qualche modo la ragion di Stato abbia prevalso su quelle dell'Abruzzo: «Qui vogliono bruciare i rifiuti dell'Europa» si lascia scappare Mazzocca. O, per restare a confini nazionali, quelli del Lazio.
CONTESTAZIONI
Alla Regione il ministero avrebbe tra l'altro contestato anche il mancato accordo con il Molise per lo smaltimento dei rifiuti: «L'accordo c'è - smentisce Mazzocca -, ed è stato fatto direttamente con il gestore degli impianti. Semplicemente non lo hanno visto». L'altro aspetto politico riguarda lo scontro riaperto con le opposizioni. M5S e Forza Italia, per voce dei consiglieri regionali Sara Marcozzi e Mauro Febbo, sono tornati ad attaccare la maggioranza, accusandola di aver fatto un buco nell'acqua con il nuovo piano rifiuti impugnato dal ministero, che farebbe tra l'altro rientrare dalla finestra l'inceneritore appena uscito dalla porta. «Noi lo avevamo detto» è il commento di Sara Marcozzi, mentre Febbo parla di «fallimento clamoroso su tutte le politiche ambientali». Mazzocca ne ha anche per loro: «Alla Marcozzi non rispondiamo neanche, siamo fin troppo abituati alle sue esternazioni. A Febbo dico solo che ci vuole una bella faccia tosta, se pensiamo come ha gestito all'epoca del suo assessorato le vicende di Ombrina, della centrale a carbone di Sulmona, del piano rifiuti, atteso per dieci anni».