PESCARA Il Consiglio dei ministri impugna il piano rifiuti dell'Abruzzo, che esclude impianti di incenerimento sul proprio territorio. Il delegato all'Ambiente della Regione, Mario Mazzocca, minaccia azioni clamorose: «Potrei anche proporre la revoca della delibera con cui accogliamo i rifiuti di Roma Capitale». Una battaglia che il sottosegretario della Giunta D'Alfonso ha il sospetto di giocare in solitudine, almeno all'interno della maggioranza di centrosinistra. Mazzocca, che qualche anno fa lasciò il Pd proprio per contrasti sulle questioni ambientali per approdare nell'allora partito di Nichi Vendola (Sel), si sente accerchiato. Il fuoco amico di cui ha parlato nei giorni scorsi si riferiva infatti alla osservazione al piano rifiuti della Regione attribuita all'assessore all'ambiente del Comune di Pescara, Paola Marchegiani, esponente del Pd e fedelissima di Luciano D'Alfonso. Una osservazione relativa alle modifiche apportate al piano attraverso un emendamento che, portando da 500 a 1500 metri la distanza consentita tra gli impianti per il compostaggio e gli abitati, avrebbe penalizzato la raccolta differenziata su cui è impegnato il capoluogo adriatico.
Il sindaco Marco Alessandrini è tornato a spiegare che l'osservazione non è stata «né funzionale, né determinante» rispetto all'impugnativa del piano rifiuti regionale da parte del Governo. Mazzocca, però, non si fida: «Strano che in 9 tavoli di concertazione e 44 assemblee pubbliche, il Comune di Pescara non abbia mai dato neanche sentore di questa sua idea di realizzare un impianto per il trattamento dei rifiuti sul suo territorio, e che solo l'8 marzo sia partito questo ricorso al piano regionale di cui, per quel che mi riguarda, sono venuto a conoscenza solo nella giornata di sabato».
La questione in realtà è molto più complessa. Nella sua impugnativa, affidata all'Avvocatura generale dello Stato, il Consiglio dei ministri fa molte contestazioni al piano rifiuti della Regione. Soprattutto due: la non conformità del procedimento alle norme, visto che secondo l'interpretazione del Governo il piano doveva essere approvato con un semplice atto amministrativo e non con una legge. E la non conformità al Decreto del Consiglio dei ministri sugli inceneritori, che prevedeva un impianto di questo tipo anche in Abruzzo, tra l'altro contestando le previsioni dello stesso piano regionale rispetto alla possibilità di raggiungere il 75% di raccolta differenziata entro il 2025. Sia Mazzocca che il dirigente di settore della Regione, Gerardini, hanno provato a smontare le argomentazioni del Governo.
«Il ministro dell'Ambiente è cieco - ha detto Mazzocca -, non ha compreso il nostro piano. Abbiamo già dimostrato, numeri alla mano, che la produzione di rifiuti in Abruzzo è inferiore alle 100.000 tonnellate necessarie per ospitare un inceneritore, come stabilito dai parametri nazionali. Ci viene contestata la previsione sull'aumento dei rifiuti, parlando di un incremento di 7.000 tonnellate in 3 anni, praticamente quelli di un caseggiato, senza tenere conto del fatto che i nostri Comuni hanno implementato la differenziata». Quanto ai passaggi normativi: «I precedenti piani - osserva Gerardini - sono stati approvati tutti con legge». Il sospetto è sempre quello: «A meno che - incalza Mazzocca - l'inceneritore che si vorrebbe realizzare in Abruzzo non abbia lo scopo di accogliere i rifiuti del Lazio, o di altre regioni. Ma oggi, tutti i dati di cui disponiamo vanno contro l'installazione di un impianto di questo tipo sul nostro territorio». D'Alfonso avrebbe minimizzato in un colloquio telefonico con Mazzocca: Si aggiusta tutto.