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Pescara, 24/07/2024
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Data: 22/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tentata estorsione a D'Alfonso nei guai il teste di Mare-monti

PESCARA Tenta di estorcere 130 mila euro al Governatore d'Abruzzo, Luciano D'Alfonso, neo eletto senatore, e ora rischia di finire sotto processo. L'indagato è un tecnico, Giuseppe Cantagallo, superteste nel processo Mare-monti. Cantagallo è il principale accusatore di personaggi importanti, come appunto D'Alfonso (che al tempo era presidente della Provincia) e gli imprenditori Toto: tutti ormai fuori dal processo per prescrizione, mentre il procedimento resta ancora in piedi soltanto per le società coinvolte. La tentata estorsione al presidente D'Alfonso sarebbe arrivata proprio alla vigilia dell'udienza in cui avrebbe dovuto testimoniare proprio Cantagallo. Cinque giorni prima, il presidente riceve da Cantagallo una mail. Nell'oggetto si legge, «segnale di pace», poi il testo: «Buongiorno, credo che sia arrivato il momento di mettere da parte vecchi rancori. Ragion per cui, avendo ricevuto l'avviso di comparizione in tribunale per il giorno 21.11.17, se tu vuoi che non venga penso sia arrivato il momento che tu mi liquidi la somma di euro 130.000 (importo che è uguale a quello che tu hai liquidato all'ingegner Rossini) sul conto che ti indico nel rigo successivo». Segue un iban.
D'Alfonso gira immediatamente la mail al suo avvocato, Giuliano Milia: «Caro avvocato, ho ricevuto un'ora fa questa mail e immediatamente te la sottopongo con preghiera di supportarmi nel realizzare il biasimo più rigoroso che l'ordinamento mi consente». Ed è così che parte la denuncia che mette in moto l'inchiesta contro Cantagallo che si è appena conclusa con l'invio dell'avviso di garanzia e l'invito a comparire con l'accusa di tentata estorsione «per aver posto in essere atti idonei e in modo non equivoco a costringere il Presidente della giunta regionale Luciano D'Alfonso, già imputato nel procedimento, a versargli 130 mila euro al fine di non rendere la propria testimonianza in data 21/11/2017 davanti al Tribunale di Pescara, con la prospettazione di minaccia, che solo nel primo caso lo stesso avrebbe potuto evitare di rendere rappresentazione di fatti processuali pregiudizievoli alla posizione del detto D'Alfonso», come scrive nel capo di imputazione il procuratore aggiunto Anna Rita Mantini.
Per comprendere meglio la gravità della questione, occorre fare un passo indietro per risalire alle origini dell'inchiesta mare-monti che parte proprio dalle dichiarazioni di Cantagallo (che per due volte, nel settembre 2008, viene raccolto a verbale dalla forestale). La procura si convince dell'attendibilità del tecnico che era stato chiamato a suo tempo a partecipare, con altri, alla stesura del progetto e fa scattare arresti e sequestri (il gruppo Toto ha ancora sotto sequestro 2 milioni di euro di beni e il progettista Strassil 1 milione di euro). Adesso, però, quel castello di accuse, ormai ininfluente vista l'uscita di scena di tutti gli imputati per prescrizione, rischia di vacillare.

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