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Pescara, 24/07/2024
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Data: 23/03/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Il Pd rinuncia al suo candidato se il centrosinistra si ricompatta. Di Sabatino non è più in corsa come sindaco: «Sosteniamo D'Alberto o Cavallari se fanno sintesi». L'emissario Dem verificherà la possibilità di un accordo: «Altrimenti andiamo da soli»

TERAMO«Ancora 36 ore». Non è il titolo di un film d'azione ma il tempo che si dà Renzo Di Sabatino per ricompattare il centrosinistra in vista delle elezioni comunali di giugno. Il tentativo di «fare sintesi» sul suo nome, come candidato sindaco designato dal Pd, tra le diverse proposte che gravitano sulla stessa area politica non gli è riuscito. Per questo il presidente della Provincia, nella riunione notturna di mercoledì, ha rimesso il proprio mandato esplorativo nelle mani della direzione del partito. Quest'ultima avrebbe voluto che continuasse nella sua corsa, affrontando anche le eventuali primarie, ma lui non è mai stato per «candidature divisive» e la competizione con le altre due proposte in campo, quelle targate Gianguido D'Alberto e Giovanni Cavallari, preluderebbe alla certa sconfitta del centrosinistra che pure ha il vantaggio teorico di affrontare un avversario reduce «dalla caduta sul nulla dell'amministrazione comunale». La speranza di rimettere insieme tutto il centrosinistra, comunque, non è del tutto svanita e così Di Sabatino ha accettato la proposta del partito di prolungare fino a sabato il proprio incarico di pontiere, ma con un sostanziale cambiamento di rotta. «Sgombriamo il campo dalla mia candidatura», spiega l'esploratore, «e vediamo se troviamo la sintesi su una delle altre due». In caso di esito positivo il Pd «è pronto ad appoggiare con la propria lista la proposta che risulterà unitaria». Il partito, insomma, rinuncerà a schierare un candidato sindaco e sosterrà D'Alberto o Cavallari. «Se non si arriverà a una sintesi», avverte Di Sabatino, «il Pd andrà da solo, con una lista giovane proiettata al futuro, ma nessuno potrà dire che non ha giocato la partita». L'eventuale rinuncia alla candidatura da parte dei Dem è sottolineato dall'esploratore come «un atto di generosità di cui non si potrà non tenere conto». Secondo lui, però, nel potenziale perimetro del centrosinistra resistono forti spinte «al settarismo e all'autosufficienza che non fanno bene a nessuno». Numeri alla mano il Pd da solo non ce la può fare «ma non si può dare per scontato che un nostro tesserato non possa essere candidato sindaco», avverte Di Sabatino. I Dem sono pronti a cimentarsi nelle primarie «purché servano a compattare e non a lasciare sul campo solo morti e feriti». Comunque vada il presidente della Provincia esclude la propria candidatura. «Non la considero una buona idea», spiega, «potrebbe essere un ulteriore elemento di fibrillazione». La scelta di correre alle primarie per il suo partito verrebbe interpretata «in una situazione così frastagliata come la ricerca di qualcosa di personale», per cui è meglio lasciare spazio ad altri. A Di Sabatino, però, non è andato giù il fatto che tra i componenti del comitato promotore per D'Alberto ci siano tesserati Pd. «Se qualcuno vuole prendere altre strade lo dica chiaramente», scandisce, «non serve che partecipi alle nostre riunioni e poi vada da altri». Il pontiere esprime pari stima per D'Alberto e Cavallari, ricordando i loro trascorsi nel Pd. «Non capisco perché non si possa trovare un accordo», conclude, «ci si chiede di uscire dalle logiche di partito e abbiamo avviato il percorso più trasparente che ci sia mai stato finora». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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