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Data: 23/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
La rabbia di Di Maio: «No a un Nazareno bis» Scende Fico, c'è Fraccaro

ROMA Mettersi al tavolo a discutere con Silvio Berlusconi sarebbe sembrato al M5S una riedizione del patto del Nazareno. Orrore per i grillini che non immaginano nemmeno la scena di un contatto ravvicinato con il Cav: Luigi Di Maio raggiunto al telefono da Berlusconi tramite la batteria del Viminale ha detto all'operatore «No, grazie». E se devono immaginare una scena sarebbe «come stare a Ballarò». Che è la stessa divertita e allo stesso tempo eccitata, all'epoca considerata immatura, risposta che diede Roberta Lombardi in diretta streaming cinque anni fa a Pierluigi Bersani per motivare il no pentastellato a un governo Pd-M5s. Non ce la fa proprio il Movimento ad affrontare il Cav e il suo candidato alla presidenza di palazzo Madama Paolo Romani.
IL LIVELLO
Il massimo livello che ha raggiunto il leader M5S, e per alcuni si è spinto pure oltre, è dichiarare di voler realizzare la rivoluzione liberale promessa da Berlusconi. Incontrarlo per parlare delle presidenze delle Camere, come hanno caldeggiato quelli della delegazione forzista, Paolo Romani e Renato Brunetta, però non si può proprio. «Il leader del centrodestra è Salvini, siamo disposti a parlare con lui», hanno ripetuto ieri i capigruppo M5S Giulia Grillo e Danilo Toninelli incontrando i colleghi delle altre forze politiche. Parlare direttamente con Berlusconi è un'ipotesi dell'irrealtà perché sarebbe vissuta dai grillini come un'indelebile e imperdonabile macchia. Sono ancora freschi i ricordi dell'immagine del Cav che sale le scale del Nazareno per andare a parlare con Matteo Renzi. E qui psicologicamente il M5S si identifica con i dem feriti dal patto.
IL PATTO
«Ribadiamo nel modo più assoluto il nostro no a qualsiasi Nazareno-bis», dicono i vertici grillini ricordando il patto siglato da Renzi e Berlusconi sulle riforme. «Gli elettori hanno legittimato Di Maio e non Berlusconi, non siamo disposti noi a legittimarlo», hanno poi spiegato sempre i vertici del Movimento. Dunque Di Maio incontrerà Salvini, ma non Berlusconi. Il dialogo con il segretario del Carroccio infatti è apertissimo anche perché è l'unico che riconosce che al Movimento vada la presidenza di una delle due Camere. «Invitiamo tutti i gruppi presenti in Parlamento a essere responsabili», ha ribadito il leader della Lega. E le parole di Salvini sono state accolte, dai vertici del Movimento, come «un buon segnale».
«Berlusconi non ha avuto la legittimazione del popolo italiano», ha ripetuto sicuro Danilo Toninelli che ha svelato i particolari della trattativa: «Oggi eravamo disposti a rinunciare a due vicepresidenze che abbiamo offerto al Pd per dimostrare che vogliamo rispettare il voto popolare e la rappresentanza, stasera poteva trasformarsi in un grande successo ma purtroppo non è stato così». «Noi abbiamo dimostrato una totale disponibilità - ha continuato Toninelli- se oggi votassimo solo i nostri prenderemmo 2 vicepresidenti, 2 questori e 4 segretari: 7 alla Camera e 7 al Senato. Ci siamo spogliati di 2 vicepresidenti e li abbiamo dati al Pd».
Sono ore concitate. Questa mattina alle nove si svolgerà l'assemblea congiunta dei parlamentari M5S, quella che è saltata ieri. Verranno comunicate le strategie e le indicazioni di voto agli eletti. È possibile che per le prime due tornate si dia indicazione di votare scheda bianca. Il candidato di bandiera dei Cinquestelle rimane l'ortodosso Roberto Fico che segna anche plasticamente la distanza da Silvio Berlusconi. Poi però c'è un piano B, la riserva aurea: Riccardo Fraccaro. Non è chiaro che impatto avrà questa scelta perché i parlamentari al secondo mandato avrebbero di gran lunga preferito Fico e non una personalità troppo vicina a Di Maio. Oggi a Roma ci sarà anche Beppe Grillo per il suo show Insomnia. Anche lui ha dovuto correggere il tiro dell'ortodossia: dalle alleanze percepite come un panda che mangia carne a «il mio problema, anche prima del 4 marzo, è sempre stato non digerire». Il capo politico M5S, dopo aver incontrato l'ambasciatore Usa in Italia, si è chiuso tutto il pomeriggio al comitato proprio con Roberto Fico, Alessandro Di Battista, Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede e Stefano Buffagni. Un nuovo direttorio?

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